Autonomia, Calderoli furioso cita Pasolini: «I Palazzi ostacolano il regionalismo»

Autonomia, Calderoli furioso cita Pasolini: «I Palazzi ostacolano il regionalismo»
di Marco ESPOSITO
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Giovedì 18 Maggio 2023, 05:00

Roberto Calderoli dopo lo smacco sull’autonomia differenziata reagisce con toni duri e cita, forse involontariamente, la metafora del Palazzo di Pier Paolo Pasolini: «Era ed è prevedibile - dice il ministro per le Autonomie - che i Palazzi e gli interessi del centralismo cercassero di intromettersi, utilizzando qualsiasi tipo di strumento». Il riferimento è al “dossier dal Sen fuggito” messo a punto dagli uffici tecnici del Senato la scorsa settimana ma rilanciato martedì con una nota social su Linkedin dal titolo “I costi dell’autonomia” e poi declassato a una bozza in attesa di verifica. «Nessuno - dice Calderoli - ha sottolineato come questo dossier che, se interpretato in chiave politica può apparire critico, risulta invece evidentemente carente sotto il profilo tecnico». 

Le critiche

Un’accusa che fa irritare l’ex ministro delle Autonomie ed esponente del Pd Francesco Boccia, che replica: «Le criticità evidenziate dal Servizio di Bilancio del Senato sull’autonomia differenziata non sono “ipotetiche”, ma oggettive. È proprio questa oggettività che evidentemente dà fastidio a Calderoli e alla Lega. È grave che un ministro della Repubblica sollevi dubbi sull’Ufficio di Bilancio del Senato, un organismo terzo che ha sempre dimostrato competenza».

Stessi toni da parte di Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera: «Forse il ministro Calderoli credeva di essere sul pratone di Pontida quando si è scagliato contro i “Palazzi e gli interessi del centralismo” e le loro ipotetiche intromissioni. Che un ministro provi a delegittimare un organismo imparziale come il Servizio di Bilancio del Senato perché fa il proprio dovere, allarma e preoccupa». Dal punto di vista formale hanno ragione Boccia e Richetti, perché gli uffici parlamentari fanno appunto un lavoro di supporto tecnico di proverbiale qualità; tuttavia la scelta di pubblicizzare il dossier sui social usando un titolo critico è indubbiamente una mossa politica, un segnale di Stop che non è sfuggito a Calderoli. 

Lo dimostra il fatto che martedì alle 13 a rilanciare il post partito dal Senato è stata una persona il cui ufficio si trova a pochi passi da quello di Giorgia Meloni: Renato Loiero, l’economista esperto di diritto tributario nato in Calabria, a Scalea, laureato alla Federico II e scelto a novembre dalla premier per il ruolo di Consigliere per le politiche di Bilancio, proveniente proprio dal servizio di Bilancio del Senato, l’ufficio che ha prodotto il dossier, dove la posizione di Loiero è coperta ad interim. Lo stop a Calderoli, insomma, è arrivato dai piani più alti di Fratelli d’Italia in risposta a un’intervista pubblicata lunedì nella quale il ministro leghista sottolineava che un conto è la riforma costituzionale - per la quale invadendo il campo della collega ministra Maria Elisabetta Casellati proponeva il “governatore d’Italia” sul modello delle Regioni - e altra cosa l’autonomia differenziata che è l’attuazione della Costituzione in vigore. Ma il punto politico sul quale la maggioranza si sta confrontando è che se cambi in profondità la Costituzione, si apre anche il capitolo dei rapporti tra Stato e Regioni e quindi non ha senso devolvere nel 2024 un potere, come l’energia, che potrebbe essere centralizzato nel 2025.


Da Fratelli d’Italia però, una volta mandato a destinazione il messaggio, ieri si è preferito non insistere. Al capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, che in una trasmissione radio ha affermato che «ci sono manine che ci vogliono fermare, una manina che non sappiamo se di centrodestra o di centrosinistra...» ha replicato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, intervenendo in tv: «Mai usato le manine, le nostre mani sono sempre ben in evidenza. Da parte nostra nessun pregiudizio sul processo federativo che deve andare avanti insieme al rafforzamento delle istituzioni centrali, con l’elezione diretta del Capo dello Stato o del premier».

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