Aumenti gas e luce, Sos aziende. Marina Mastromauro (Ad Granoro): «Aumenti del 300%. Così fare impresa è impossibile»

Abbiamo scritto alle istituzioni perché ci siamo ritrovati a gennaio con incrementi insostenibili

Marina Mastromauro (Ad Granoro)
Marina Mastromauro ​(Ad Granoro)
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 23 Gennaio 2022, 05:00

«È un problema che sta avendo un’eco internazionale. Ci sono tante materie prime che importiamo che stanno subendo rincari fortissimi. In questo contesto, la situazione italiana è ancora più complessa: non abbiamo un’autonomia energetica e ne risentiamo più di ogni altro paese. È uno dei motivi per cui nei prossimi mesi, per quanto riguarda la nostra azienda, saremo costretti fare delle riflessioni».

Se il grido d’allarme arriva da un’azienda con 11 linee di produzione, 4.500 quintali di pasta prodotta ogni giorno e 180 Paesi serviti nel mondo, certamente il peso specifico è notevole.

A parlare è Marina Mastromauro, amministratore delegato di Granoro, eccellenza pugliese nel settore alimentare da oltre un secolo.

E, particolare non trascurabile, azienda classificata ad alto consumo energetico. Le imprese energivore sono molto semplicemente quelle che presentano elevati consumi di energia elettrica che, a loro volta, incidono fortemente sul bilancio aziendale.

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In che modo e con quali impatti, dottoressa Mastromauro?

«Guardi, le cito qualche numero: registriamo un aumento del gas del 300% e quasi della stessa cifra sull’energia elettrica. Noi facciamo un prodotto di largo consumo che spesso è al centro dell’attenzione della grande distribuzione per richiamare i consumatori nei punti vendita. Ma abbiamo margini risicatissimi: ci troviamo in una tempesta perfetta».

Ci spieghi meglio.

«Abbiamo avuto un aumento della semola del grano duro a causa di alcune problematiche in altri luoghi del mondo dove i raccolti sono andati malissimo. Il mercato ha avuto un aumento del 100% in poco tempo. Vuol dire che stiamo pagando 78 centesimi al chilo la semola di grano duro: consideri che fino a qualche tempo fa un pacco di pasta già “ivato” sullo scaffale costava 50 centesimi. Se poi aggiungiamo questi costi insostenibili dell’energia diventa un’impresa fare impresa».

Un cigno nero impossibile da arrestare?

«Nel libero mercato funziona così. Gli aumenti si riflettono su trasporti, consegna merci, imballaggi. Perché anche il petrolio segue l’andamento energetico: quando si tocca un elemento, a cascata seguono tutti gli altri. La situazione è estremamente critica».

Avete chiesto interventi più sostanziosi al governo?

«Come azienda abbiamo scritto al governo, al ministero dello Sviluppo economico, alla Regione: è giusto lanciare un allarme. La gdo non ci vuole riconoscere nessuno di questi costi. A gennaio ci ritroviamo con questi aumenti trasferiti dall’esterno: come si fa con un prodotto povero come la pasta visto che non abbiamo altri margini? Non è un componente complesso su cui poter avere spazi di manovra».

Cosa significa che nei prossimi mesi farete delle riflessioni?

«Dovremo capire e valutare. Sulla materia occorre aspettare il nuovo raccolto: quello italiano avviene a giugno, il francese a luglio e in Canada e Stati Uniti entro settembre. In quel caso dipende dalla Natura, speriamo soddisfi il fabbisogno. Ma sull’energia non si può andare avanti così, occorre calmierare i prezzi con delle manovre efficaci».

Altrimenti?

«Altrimenti è sufficiente guardare alla attualità: ci sono aziende che stanno fermando gli impianti. Non parlo solo di imprese metalmeccaniche ma anche nel settore alimentare. Non si può continuare a indebitarsi con le banche per fare andare avanti impianti e cisterne».

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