«In sette anni 900mila assunzioni nelle Pubbliche amministrazioni»: il piano del Pd nella “Carta di Taranto”

Enrico Letta
Enrico Letta
di Alessandra LUPO
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Domenica 11 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:36

Il tema del lavoro resta la priorità assoluta tra quelle individuate dal Partito Democratico per raggiungere il sospirato equilibrio tra Sud e Nord del Paese nei settori cruciali della vita dei cittadini. 
Nel “Manifesto per il Sud e per le Isole” che sarà presentato oggi a Taranto da Enrico Letta, appuntamento alle 11.30 al Teatro Orfeo, l’occupazione conquista più volte il podio tra gli obiettivi che il partito si prefigge di raggiungere, anzitutto attraverso l’attuazione di un grande piano di assunzioni per coprire il fabbisogno della Pubblica Amministrazione fino al 2030, col rispetto delle clausole Pnrr su giovani e donne. L’obiettivo duplice è quello di formare e occupare dando al contempo una risposta al buco nero creato dalla riduzioni di organico negli uffici pubblici, peggiorato incessantemente dal 2008 ad oggi.

Pubblica amministrazione e piccoli comuni

«Proponiamo che entro il 2024 si assumano, con procedure trasparenti, 300mila dipendenti nelle amministrazioni centrali e negli enti territoriali e che successivamente fino al 2029 si proceda con l’immissione di almeno 120mila nuovi dipendenti all’anno, per un totale di 900mila nuove assunzioni», si legge nel testo redatto dal partito che pone particolare attenzione anche all’ammodernamento, con uffici sovracomunali in grado di accompagnare le piccole realtà locali nella transizione digitale, con particolare attenzione anche alla sicurezza informatica e della gestione dei dati.

Lavoro e imprese

Ma accanto al pubblico, nel manifesto dei democratici si torna a parlare anche di “Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud” e rafforzamento e consolidamento delle Zes. Specularmente si intende rendere strutturale il taglio del 30% dei contributi previdenziali per le lavoratrici e i lavoratori del Mezzogiorno che era partita durante il governo Conte II prorogata nel 2022 in relazione alla guerra in Ucraina. «Intendiamo proseguire nell’azione intrapresa dal Governo Draghi presso le istituzioni europee per rendere questo provvedimento strutturale», si legge ancora nel testo che riserva particolare attenzione anche alle politica industriale regionale, prevedendo forme di riequilibrio territoriale negli strumenti di politica industriale nazionale.
I democratici si riappropriano dunque del cavallo di battaglia del Mezzogiorno: «L’Italia potrà avere una crescita sostenibile e durevole solo se saprà finalmente colmare i divari territoriali tra Nord e Sud del Paese -, recita il manifesto intitolato “Carta di Taranto” -, con un cambio di paradigma radicale anche nella percezione della questione presso le classi dirigenti nazionali».
La convinzione del Pd è infatti che «la destra abbia sempre voluto dividere l’Italia, disprezzando e sottraendo al Sud le risorse alle quali ha diritto e bisogno. Noi consideriamo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la più grande occasione di ricostruzione, speranza e modernizzazione del Paese dalla fine della seconda guerra mondiale». 
Ma l’asticella viene innalzata ancora, puntando ad affiancare al Pnrr interventi e politiche strutturali, che accompagnino e rafforzino quelle aggiuntive del Recovery Plan, con al centro la scuola, la sanità, la mobilità, l’istruzione.

Sanità, scuola  e servizi di cittadinanza 

Il piano ritiene infatti centrale continuare a investire nella sanità pubblica come fatto in questi anni (negli ultimi 3 anni è stato aumentato il Fondo Sanitario Nazionale di 10 miliardi di euro). «Il nostro obiettivo è portare entro il 2027 la spesa in sanità al 7% del Pil (nel 2023 si stima sarà del 6,4%), allineandoci progressivamente ai grandi Paesi europei. Punti chiave sono quelli che riguardano il personale sanitario, con maggiori assunzioni e professionisti disponibili, a partire dai medici di base e la ridefinizione dei i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). E qui torna con prepotenza il tema della cosiddetta “spesa storica”, che per anni ha privato di risorse i territori che avrebbero avuto maggior bisogno di investire in servizi di qualità. E che il manifesto si impegna a superare.

Transizione ecologica e gestione delle acque

L’ambiente rappresenta un altro punto focale della Carta di Taranto. Insediare nel Mezzogiorno, nell’ambito degli Ecosistemi dell’innovazione al Sud, una rete di grandi poli di formazione su rinnovabili e transizione verde, predisporre un Piano Nazionale per l’acqua e la siccità, (con cabina centrale dedicata a utilizzare i 4.3 miliardi del Pnrr per il settore idrico). Idem per quanto riguarda i rifiuti, per tagliare il traguardo del ciclo integrato.
Gli ultimi paragrafi riguardano sicurezza e legalità, anche attraverso veri e propri patti tra prefetti e sindaci per contrastare e prevenire fenomeni criminali e illegali.

L’impiego di più agenti sul territorio e infine un piano nazionale contro le mafie che definisca obiettivi condivisi per tutte le amministrazioni dello Stato, rilanciando i contenuti della “Carta di Milano”. 

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