Le proteste degli artigiani: «Così è una falsa ripresa»

Le proteste degli artigiani: «Così è una falsa ripresa»
di Massimiliano IAIA
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Giovedì 7 Maggio 2020, 08:05
A dirlo non sono gli addetti ai lavori, basta guardare il mercato, particolarmente ricco di incognite a seguito della pandemia: sono soprattutto le piccole imprese a soffrire in questa fase 2 che, stando a quanto dichiarando i titolari delle aziende, non è mai cominciata. Con la crisi di questi ultimi due mesi l'assenza di liquidità, i costi onerosi per riprendere l'attività, una ripartenza vera e propria non è possibile. E anche chi ha riaperto i battenti non ha riavviato la produzione a pieno regime. «E come potrebbe essere altrimenti?», spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Puglia, che cita l'esempio di bar e pizzerie, riaperte da lunedì con il solo servizio di asporto. «Ovviamente gli esercenti fanno notare che i consumi non possono essere gli stessi di prima. È una falsa ripresa, dobbiamo dirlo chiaramente». Il commercio non è ancora partito. «A chi si vendono i prodotti realizzati? Lo stesso vale per l'export se si pensa che in Europa la crisi è la stessa, se non ad uno stadio peggiore. Ne consegue una carenza di liquidità: le banche non hanno ancora erogato le 25mila euro tanto annunciate». Domani ci sarà un incontro in videoconferenza tra le associazioni di categoria, il governatore Michele Emiliano e il numero uno della task force per l'emergenza sanitaria Pierluigi Lopalco per discutere della reale possibilità di anticipare alcune aperture, così come confermato ieri dallo stesso premier Giuseppe Conte.



Sgherza mostra preoccupazione anche per le disposizioni per gli stabilimenti balneari: «Assistiamo a contrapposizioni tra chi deve stabilire e chi deve attuarle circa le distanze tra gli ombrelloni in spiaggia. Mancano regole certe e, al tempo stesso, poi come si fa a verificare? Ma in ogni caso quel che voglio dire è che un conto è redigere norme che ovviamente devono essere rispettate. Però poi bisogna individuare una modalità di effettiva messa in pratica, perché se il risultato dovrà essere quello di desertificare le spiagge, allora è ovvio che i lidi non riapriranno. Ma così certamente non si fa il bene dell'economia locale».
Stesso discorso, conferma Sgherza, anche per chi gestisce un locale nel centro storico. «I nostri associati protestano perché, soprattutto sul fronte della ristorazione, è impossibile rispettare certe distanze. E non sempre si può ottenere un ampliamento di concessione di suolo pubblico, perché spesso si parla di spazi limitati».

Identico allarme è lanciato da Roberto Marti, presidente Piccola industria Confindustria Lecce: «Fondamentalmente le piccole imprese stanno pagando il prezzo più alto, perché in proporzione il calo della domanda colpisce prima le realtà meno forti».
Anche Marti segnala il problema della mancanza di liquidità: «Per ora le misure hanno riguardato soprattutto la cassa integrazione, c'è bisogno del sostegno anche per le tante imprese del territorio perché con la domanda interna siamo al collo di bottiglia». Piccola industria ha lanciato nei giorni scorsi una piccola indagine statistica per capire come uscire dalla crisi nell'immediato futuro: «Oltre ai dati generali che probabilmente in alcuni casi sono addirittura ottimistici, emerge una differenziazione di settori, oltre alla grande incognita del mercato estero».

Intanto, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha illustrato lo schema che il governo ha studiato, in attesa del via libera europeo alle nuove regole sugli aiuti di Stato: e conferma tre diversi interventi legati alla dimensione e al fatturato delle imprese. Per le più piccole sono in arrivo ristori a fondo perduto - lo stesso anche per le aziende del turismo, ha assicurato il ministro Dario Franceschini - in base alle perdite causate dall'epidemia. Per le medie, tra 5 e 50 milioni di fatturato, dovrebbe esserci un intervento a sostegno della patrimonializzazione, pari passu tra imprenditore e Stato (probabilmente attraverso Invitalia) mentre per le grandi scenderebbe in campo Cdp. Negli incontri con le sigle datoriali il governo avrebbe anche confermato l'intenzione di rinviare ancora le scadenze fiscali da giugno a settembre e illustrato l'idea di proporre anche degli incentivi per le aggregazioni (anche per gli studi professionali).
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