Stretta sugli affitti brevi: nelle città con più turisti almeno due notti in b&b

Stretta sugli affitti brevi: nelle città con più turisti almeno due notti in b&b
di Giuseppe ANDRIANI
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Mercoledì 31 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:45

Codice identificativo nazionale, sanzioni più severe e soprattutto tetto minimo di due notti nelle città ad alta densità turistica. Dal Ministero del Turismo arriva la bozza del Ddl per limitare gli affitti brevi. Al momento - dicono le parti in causa - è il far west. La questione è salita alla ribalta delle cronache quando gli studenti, allo stretto per il rincaro degli affitti e per i pochi posti a disposizione nelle grandi città universitarie (sempre più spesso negli ultimi anni le case destinate ai residenti son diventate b&b, anche per questioni di convenienza economica), avevano lanciato la proposta piazzando delle tende davanti agli atenei. Dal Ministero avevano garantito la possibilità di regolamentare la questione affitti brevi, per evitare che i centri storici delle città, anche di quelle pugliesi, vengano “divorati” da b&b e case vacanza. 
Sul punto si erano già espressi favorevolmente i sindaci di Lecce e Bari, Carlo Salvemini e Antonio Decaro, quest’ultimo in quanto presidente Anci convocato dal ministro Daniela Santanchè per un’interlocuzione. 

La bozza


La bozza è stata ultimata ieri. L’obiettivo del ddl è «fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento». Tre i punti essenziali: intanto un codice identificativo nazionale, quindi unico, in luogo di quelli regionali. In questo modo sarà il Ministero ad avere una banca dati nazionale. È un primo passo per riuscire a mettere delle regole certe alla gran confusione che si è creata, anche per via dei portali. Poi c’è la questione dell’irrigidimento delle sanzioni: da 500 a 5.000 euro per chi concedere l’immobile per finalità turistiche senza avere il Codice identificativo nazionale. Il Codice Cin serve per «assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità». E per altro dovrà essere esposto anche negli annunci online.

Tra Airbnb e simili in Puglia è boom per alcune città: oltre 3mila posti a disposizione per Ostuni in estate, circa 2mila per Lecce e Bari, la stessa cifra a cui si arriva a Gallipoli ad agosto. L’obiettivo è regolamentare anche questi annunci, spesso estemporanei.

Le regole


E poi c’è la stretta sul numero minimo di notti per un affitto breve. Nei Comuni che sono classificati da Istat ad alta o molto alta densità turistica, non sarà possibile concedere alloggi privati per una sola notte. Con delle piccole eccezioni: si potrà affittare per un solo giorno a famiglie che si presentino con almeno un genitore e tre figli. O a tutti gli altri ma solo nei piccoli centri di provincia e cioè nei Comuni che hanno meno di cinquemila residenti. 
I sindacati degli Inquilini si dicono già contrari. «La bozza di disegno di legge sugli affitti che sta circolando in queste ore, elaborata dal ministero del Turismo, sembra risolversi in un compitino commissionato da proprietari di alloggi e associazioni alberghiere», scrivono in una nota. Cauto ottimismo, invece, da Airbnb. 
«Abbiamo sempre auspicato una regolamentazione quadro sugli affitti brevi e apprezziamo il processo di consultazione intrapreso dal ministero del Turismo». «L’armonizzazione nazionale dei codici di registrazione - aggiunge - è benvenuta: garantisce un contesto più lineare a chi affitta l’immobile di famiglia per far quadrare i conti e permette alle autorità di accedere alle informazioni necessarie per contrastare gli abusi. Permangono dei dubbi su alcune limitazioni che potrebbero andare a colpire la piccola proprietà privata, anche alla luce della proposta di regolamento Ue in materia, sulle quali restiamo in attesa di poter fornire il nostro contributo al tavolo di lavoro».

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