Corruzione, falso e frode nell'ex Provincia di Bari, prosciola l'assessora regionale Maurodinoia

Corruzione, falso e frode nell'ex Provincia di Bari, prosciola l'assessora regionale Maurodinoia
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Martedì 15 Marzo 2022, 19:49 - Ultimo aggiornamento: 21:25

La gup del Tribunale di Bari Valeria Isabella Valenzi ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di 10 dei 22 imputati, tra i quali l'assessora regionale pugliese ai Trasporti Anita Maurodinoia, al termine dell'udienza preliminare su presunti episodi di corruzione, falso, frode in pubbliche forniture, turbativa d'asta e truffa ai danni dell'ex Provincia di Bari.

I fatti

I fatti contestati risalgono agli anni 2006-2014. Sono quasi tutti prescritti gli altri reati contestati nel procedimento agli imputati, funzionari e dirigenti dell'ex ente provinciale e imprenditori, tra i quali i fratelli Erasmo e Alviero Antro (le cui dichiarazioni diedero avvio all'indagine). Per due soli imputati, l'ex dirigente provinciale Cataldo Lastella e l'imprenditore Marino Provvisionato, è stato disposto il rinvio a giudizio per i reati di corruzione e falso. Le due accuse fanno riferimento a una presunta tangente da 65mila pagata dall'imprenditore al dirigente per ottenere affidamenti di appalti per manutenzioni stradali e lavori in alcune scuole della provincia.

Il processo inizierà il 18 maggio. Nell'udienza preliminare nessuna delle parti offese - ex Provincia di Bari (oggi Città Metropolitana), Amtab, Asl Bari e Regione Puglia - si era costituita parte civile.

L'inchesta

Per l'assessora, che all'epoca dei fatti contestati era vicepresidente del Consiglio provinciale di Bari, la giudice ha ritenuto l'insussistenza dell'accusa di corruzione relativa alla esecuzione gratuita di lavori in casa e forniture di generi alimentari da parte di un imprenditore in cambio dell'affidamento di appalti. Da questa accusa è stato prosciolto «perché il fatto non sussiste» anche il marito dell'assessora, Alessandro Cataldo. Maurodinonia è stata, inoltre, prosciolta per prescrizione del reato dall'accusa di falso ideologico, relativa al rimborso di circa 700 euro ottenuto nell'ottobre 2011 per un viaggio a Roma, ufficialmente fatto per impegni istituzionali e invece - secondo l'accusa - per scopi privati. La gup ha ritenuto insussistente anche l'accusa di truffa contestata ad altri tre imputati, tutti dirigenti provinciali, per il buffet da 700 euro pagato con i soldi pubblici per festeggiare l'onomastico dell'allora presidente del Consiglio provinciale.

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