Il costo dell'energia che sale e "l'equivoco" delle rinnovabili: in Regione fermi 410 progetti e 27mila Mw

Il costo dell'energia che sale e "l'equivoco" delle rinnovabili: in Regione fermi 410 progetti e 27mila Mw
di Francesco G. GIOFFREDI
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Giovedì 16 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 09:56

L’equivoco, prima o poi, dovrà essere risolto. Per evitare di incappare nell’ennesima sequenza di occasioni sprecate, obiettivi mancati, piani scolpiti nelle “sacre tavole” europee e nazionali e poi viceversa disattesi. I possibili rincari in bolletta rianimano un tema “carsico”, e sul quale la distanza tra teoria e pratica è spesso abissale: a che punto è lo sviluppo delle rinnovabili in Italia e in Puglia? Risposta (per ora sintetica): in ritardo. E quanto incidono sugli aumenti dei costi dell’energia i tentennamenti o gli inciampi delle politiche pubbliche? Risposta (anche qui sintetica): tanto. Soprattutto in prospettiva: se non si porta su l’asticella della produzione elettrica da rinnovabili, il sistema vacilla e la bolletta si appesantisce, tra crescita dei costi della CO2, offerta ancora bassa di gas rispetto al fabbisogno, e (appunto) produzione da rinnovabili insufficiente.

I numeri in Puglia


La materia è incandescente ed è di stretta attualità, anche perché c’è dell’altro che mette al centro della scena le rinnovabili: uno dei pilastri del Pnrr è proprio la transizione ecologica, cioè la virata verso l’energia green, l’idrogeno e il gas (la strategia “ponte”). È facile, facilissimo intestarsi la battaglia per la decarbonizzazione. Dopodiché è necessario lo step della concretezza. Il quadro, allora: in Puglia (dati Terna) ci sono oltre 56mila impianti fotovoltaici, per una potenza installata di oltre 2.900 Mw; l’eolico si attesta a 1.195 insediamenti per 2.673 Mw. Non poco, in entrambi i casi. E tuttavia, per intuibili ragioni morfologiche e climatiche, la Puglia rimane un eldorado di grande appetibilità. Tanto che si accumulano le richieste autorizzative, ai ministeri (per i progetti di maggior peso e dimensioni), negli enti locali o in Regione.


All’assessorato regionale all’Ambiente sono in attesa di giudizio 16 progetti, per un totale di 621 Mw. All’assessorato allo Sviluppo economico i numeri si impennano vertiginosamente: 394 progetti, pari a oltre 26.500 Mw. In tutto fa 410 proposte d’investimento e poco più di 27mila Mw. Le aree maggiormente gettonate sono sempre le stesse: Foggiano, Salento, il versante sud-orientale del Tarantino, la parte meridionale del Brindisino. Progetti di recente stesura, o che stazionano da più tempo. O progetti dirottati su Bari da Comuni e Province, sfruttando la via di fuga della Conferenza di servizi. La Regione non di rado dà comunicazioni di bocciature, è successo pure ieri: «giudizio negativo di compatibilità ambientale» al parco eolico da 19 aerogeneratori (79,80 Mw) a Ortanova, parere non vincolante nell’ambito della Via ministeriale.

Tutti in Commissione


Dei progetti in standby in Regione se ne parlerà proprio oggi, nella seduta congiunta di IV e V Commissione consiliare regionale. Le audizioni dei dirigenti regionali sono state chieste da Fabiano Amati (Pd): «Si predica di ambiente, decarbonizzazione, idrogeno, riduzione gas serra e Pnrr ma si razzola su inquinamento e bollette salate, ritardando l’autorizzazione dell’unica cosa che realizza quegli obiettivi: la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Le buone intenzioni ambientaliste rischiano di morire prima di nascere, soffocate nei cassetti della burocrazia. In Puglia sono in attesa di autorizzazione centinaia di impianti per rinnovabili e per una potenza di 27 miliardi di watt. Pur ammettendo che non tutti siano autorizzabili per contrasto con la normativa statale o regionale, c’è da dire che non ci potrà mai essere un mondo green e un abbandono della produzione energetica inquinante se non saremo in grado di dare il nostro grande contributo al raggiungimento degli obiettivi di produzione da fonti rinnovabili. A meno che l’intento politico di chi rallenta e ostacola il nuovo mondo non siano la decrescita e la povertà collettiva».

Gli obiettivi europei e il Pnrr


Il famoso “collo di bottiglia” dei livelli autorizzativi regionali e locali è problema noto. Anche a Roberto Cingolani, il ministro della Transizione ecologica, che l’ha più volte sottolineato. Questione che torna alla ribalta proprio per le due ragioni sopra accennate, rincari in bolletta e sfida del Pnrr. Di recente, la Corte costituzionale ha stabilito che sono illegittime le leggi che introducono vincoli o iter burocratici non previsti dalla normativa nazionale in fatto di rinnovabili. E proprio il Pnrr fissa un obiettivo chiaro: «Semplificazione delle procedure di autorizzazione», da rendere «omogenee su tutto il territorio». L’altra stella cometa è la Direttiva europea RedII, solo di recente recepita dall’Italia, ma che già ispira il Pniec (il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima): il contributo dell’Italia agli obiettivi Ue del 2030 dev’essere pari a «una quota di energia da rinnovabili pari al 30% del consumo finale lordo». Al momento l’Italia è ferma al 18%, il gap da colmare è evidente. E impantanare i progetti nelle secche autorizzative non aiuta, peraltro nel frattempo contribuendo pure a inspessire la bolletta per famiglie e imprese. Proprio l’altroieri Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, ha scandito: «Non dobbiamo essere paralizzati dall’aumento dei prezzi dell’energia e rallentare la transizione, ma anzi dobbiamo accelerare per far sì che l’energia da rinnovabili sia disponibile a tutti». Più o meno lo stesso messaggio rinnovato anche dai big player del settore. Terreno spinoso, comunque, perché tra costo delle materie prime per le rinnovabili, sistemi di accumulo insufficienti e peso degli incentivi i rebus non mancano nemmeno qui.

La partita del gas


In parallelo si gioca la partita del gas. Lo stock nazionale è insufficiente e infatti i costi stanno salendo. E poi c’è l’idrogeno, alla voce “futuro prossimo”: quello verde va prodotto proprio dalle rinnovabili, e si torna sempre alla casella del via. Nelle scorse ore Edison, Snam, Saipem e Alboran hanno ufficializzato il patto per il progetto “Puglia Green Hydrogen Valley”, tre impianti di produzione di idrogeno verde da parchi fotovoltaici. Nella Puglia delle tante contraddizioni stridenti, è un’altra partita aperta.

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