Alta velocità fino al Salento, Rfi studia la fattibilità. Bellanova: «Presto capiremo costi-benefici»

Alta velocità fino al Salento, Rfi studia la fattibilità. Bellanova: «Presto capiremo costi-benefici»
Alta velocità fino al Salento, Rfi studia la fattibilità. Bellanova: «Presto capiremo costi-benefici»
di Alessio PIGNATELLI
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Sabato 29 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:27

Un primo ragionamento, uno studio e una valutazione di massima sulla fattibilità dell’alta velocità adriatica: è quello che la viceministra alle Infrastrutture e ai Trasporti, Teresa Bellanova, ha chiesto a Rfi (Reti ferroviarie italiane). Ricevendo, in cambio, l’impegno a svolgerli e consegnarli in tempi brevi. Un’interlocuzione necessaria e produttiva in una prospettiva che resta però molto critica. Perché l’allungamento dell’alta velocità ferroviaria fino al Salento, lo chiarisce direttamente Bellanova, non potrà essere realizzata entro il 2026. È quindi da escludere un inserimento del progetto all’interno Recovery plan del governo Draghi. Però, capire eventuali costi o pregiudizi diventa fondamentale per evitare perdite di tempo.

Bellanova: «Ho sottolineato le esigenze dei territori meridionali»

 

«Nel recente incontro con l’amministratrice delegata di Rfi Vera Fiorani relativo alle opere ferroviarie commissariate - sostiene la viceministra Bellanova - ho voluto portare l’attenzione anche sul tema alta velocità adriatica, sottolineando le esigenze più e più volte espresse dai territori meridionali. Non a caso ne ho voluto parlare mentre si discuteva delle opere ferroviarie commissariate che proprio per il Mezzogiorno rappresentano una sfida e una opportunità fortemente rilevanti, alla luce di un obiettivo che considero prioritario e non negoziabile: la qualità infrastrutturale nel Mezzogiorno e il potenziamento dei collegamenti tra le regioni meridionali e il resto d’Europa».

La diatriba è nota: alta velocità e alta capacità sono due assetti differenti. Per semplificare: al momento, l’alta velocità parte da Bari e si punta a collegamenti più rapidi per raggiungere il capoluogo pugliese. Portare però direttamente il sistema di alta velocità fino al Salento comporterebbe quindi uno sforzo notevole con lo spostamento della linea ferroviaria dalla costa verso l’interno: ecco, quindi, la necessità di documenti ufficiali per giustificare un’analisi costi-benefici.

«D’altra parte - continua Bellanova - già molti dei progetti in corso di realizzazione, dalla Napoli-Bari al potenziamento tecnologico dell’asse Napoli - Bari-Lecce/Taranto, da quello con caratteristiche di Alta velocità della direttrice Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia al raddoppio Pescara-Bari, alla velocizzazione adriatica con il potenziamento tecnologico Foggi-Bari-Brindisi, ridurranno i tempi di percorrenza verso il Mezzogiorno con una velocità di 200 e in alcuni casi 250 chilometri orari e permetteranno trasporti intermodali compatibili con i principali corridoi merci europei e i porti del Sud.

Si tratta dunque di poter contare su una prima valutazione, uno studio preliminare che alla luce di indicatori precisi ci aiuti a comprendere cosa comporti, quante risorse richieda e quali impatti produca, sia pure in linea di massima, la realizzazione di una infrastruttura che, evidentemente, non potrà essere realizzata entro il 2026 ma su cui già adesso, come nel caso del progetto di fattibilità sull’alta velocità Salerno Reggio Calabria, potremmo avere i primi elementi utili ad una valutazione di merito».

Ultimamente, il pressing sul governo per l’estensione dell’alta velocità fino al Salento si è alzato. Dall’ordine del giorno approvato all’unanimità in Consiglio regionale (su proposta di Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia domani) fino all’intervento in Senato di Dario Stefàno (Pd). Proprio Pagliaro era stato netto sgomberando «il campo da equivoci e giochi di parole: alta velocità e velocizzazione non sono la stessa cosa. Non si possono spacciare per alta velocità dei collegamenti ferroviari più rapidi con Bari».

Teresa Bellanova, quindi, chiede almeno di poter ragionare con cifre alla mano: «Ringrazio ovviamente la dottoressa Fiorani e Rfi per l’immediata disponibilità e la proficua collaborazione avviata, nel solo interesse dei territori coinvolti e delle comunità che chiedono qualità della mobilità, accessibilità, valorizzazione territoriale all’insegna della sostenibilità e della tutela. Tutti elementi per cui proprio la cosiddetta cura del ferro è uno degli snodi più rilevanti e strategici anche nel Pnrr».

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