Facciamo così: dei costi parla Rfi, dell’utilità dell’opera parliamo noi. Per il resto, ci affidiamo ai decisori: politici, parlamentari, governatori e amministratori locali di estrazione varia (la democrazia conserva una sua bellezza a dispetto della realtà misera che spesso offre). L’alta velocità che non arriva a Lecce è una pessima notizia. Per mille e un motivo. Sin dalla spiegazione formale di Rete ferroviaria italiana: «Alti costi, pochi vantaggi». Sembra un gioco a somma zero. Non lo è.
Privare di un collegamento strategico l’estremo lembo d’Italia - con la giustificazione che il risparmio di pochi minuti non giustifica l’esborso richiesto - suona come una condanna alla marginalità e alla perifericità, dimensioni declinate secondo caratteri perentori e definitivi. Il risparmio di tempo è una sommatoria di sottrazioni. Già: si accelera di un tot a ogni tratta. Presi singolarmente, i lassi di tempo non giustificano la spesa, messi assieme sì. Bene: se così stanno le cose, e così stanno, perché sezionare in due la Puglia ed escludere tutto il Salento, da Brindisi in giù?
Questo territorio, per insipienza propria o per magheggi altrui, più probabilmente per entrambi i fattori, sconta ritardi su cui la storia ha inciso più della geografia.