Alloggi brevi, Federalberghi chiede regole e controlli: verifiche per 28mila case. Così si combatte l'abusivismo

Alloggi brevi, Federalberghi chiede regole e controlli: verifiche per 28mila case. Così si combatte l'abusivismo
di Rita DE BERNART
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Sabato 29 Aprile 2023, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 07:17

Fronte comune di Europa, governi nazionali e imprese contro l’abusivismo dilagante delle locazioni turistiche private. Per riformare il segmento degli alloggi brevi occorre innanzitutto rafforzare la responsabilità delle piattaforme, stringendo le maglie dei controlli: è quanto chiesto da Federalberghi nell’audizione presentata al Senato, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla raccolta e alla condivisione dei dati riguardanti i servizi di locazione di alloggi a breve termine.

Le strutture


Il comparto, che nell’Ue rappresenta circa un quarto del totale delle strutture ricettive, in Puglia è rappresentato ufficialmente da 27.856 locazioni brevi registrate sul portale regionale Dms. Proprio nell’area pugliese questa nuova tendenza ha visto negli ultimi anni una crescita esponenziale, in particolare nel Salento. Solo nella provincia di Lecce, stando all’ultimo aggiornamento del sistema, sono oltre 15mila gli alloggi brevi iscritti con Cis (codice identificativo di scrittura), 978 a Lecce città, 1691 a Gallipoli; ad Ostuni invece sono presenti circa 1600 alloggi su un totale di 3816 nel brindisino. Il banco di prova, da cui dovrebbero partire anche i controlli incrociati e le verifiche, sono i portali di vendita online. In Italia, gli annunci pubblicati sulla principale piattaforma di affitti sono oltre quattrocentomila. In base al report presentato in sede di quarta commissione da Federalberghi, il comune con più alloggi disponibili su Airbnb è Roma, con 23.899 annunci, seguito da Milano (18.416) e Firenze (10.576).

Nella top 20 tre pugliesi: Ostuni all’undicesimo posto con 2374 annunci pubblicati; Gallipoli al diciassettesimo con 2011 e Lecce al diciottesimo con 1972 alloggi brevi offerti. Il fatturato annuo nazionale stimato per l’intero segmento, secondo i dati del Ministero del turismo, è di almeno 11 miliardi di euro. Ma l’evasione è notevole. Il fenomeno, esploso in particolare proprio con l’avvento di Airbnb, necessita dunque di una riorganizzazione: un’istanza unanime di tutto il settore alberghiero, ed anche extra alberghiero, rappresentato da attività in forma imprenditoriale. 

La ricettività


Sotto accusa le criticità generate da questa nuova tipologia di ricettività: l’espansione senza regole e, spesso, senza controlli, di affitti ad uso turistico pubblicati online ha alimentato anche il lavoro sommerso, la concorrenza sleale e la trasformazione del tessuto economico e sociale delle città. “In Italia – secondo la principale associazione di categoria degli albergatori - a differenza di quanto accade in altri Paesi, non sono state adottate misure che consentano di porre un argine al dilagare dell’abusivismo che spesso si nasconde sotto le mentite spoglie delle locazioni brevi. Una situazione che arreca danno non solo dalle imprese turistiche tradizionali ma anche a coloro che gestiscono correttamente le nuove forme di accoglienza”. Non è una mera questione di competizione tra categorie: le problematiche condivise riguardano anche la grossa fetta di evasione fiscale, le mancate ricadute sui territori, abusi che a catena si trasformano in lavoro nero e altre situazioni al limite della legalità. C’è poi la questione sociale: nelle principali destinazioni turistiche interessate da questo mercato è praticamente impossibile trovare locazioni abitative annuali. “Elaborando i dati forniti nei giorni scorsi dal Ministero del Turismo - spiega il sindacato degli albergatori - si può stimare che il mercato delle abitazioni private generi un fatturato di circa undici miliardi di euro all’anno. Il Ministero delle Finanze ha chiarito che la base imponibile su cui i portali applicano la cedolare secca prevista dalla legge italiana è di soli trecentottanta milioni di euro. La distanza “siderale” tra queste due grandezze può essere spiegata da diverse ragioni, sarebbe certo ingeneroso attribuirla solo all’evasione fiscale, che pure sospettiamo essere “robusta”. Ma non v’è dubbio che sia necessario accendere un faro su questo buco nero”. 
Accolta dunque con favore la proposta di regolamento, finalizzata a mettere a fuoco la portata del fenomeno, quale primo passo per la definizione di un quadro normativo adeguato ai tempi sono state fatte alcune proposte di miglioramento. In particolare è stata espressa la necessità di rafforzare i controlli e di chiamare le piattaforme a svolgere verifiche più incisive rispetto a quelle attualmente previste, stabilendo un numero specifico di controlli annui che sono tenute ad effettuare e sanzioni adeguate in caso di inadempimenti.

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