Alle urne il 25 settembre Il Pd: finito il campo largo. Emiliano: pasticcio enorme

Alle urne il 25 settembre Il Pd: finito il campo largo. Emiliano: pasticcio enorme
di Antonio BUCCI
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Venerdì 22 Luglio 2022, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 08:58

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni, il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha sciolto le Camere, il 25 settembre si andrà alle urne. Ma nel day after della crisi, il governatore Michele Emiliano aspetta a parlare di intese e schemi: «Purtroppo, l'hanno fatta gigantesca tutti quanti. Hanno fatto un pasticcio enorme e hanno messo nelle condizioni il Governo e il presidente Draghi di doversi dimettere, in un momento in cui c'erano troppe partite aperte per poter interrompere l'attività di Governo», si limita a commentare.

È ancora presto per disegnare scenari.

O forse no, almeno a sentire le parole di Enrico Letta ai suoi: «C'è stato un cambio totale di paradigma, il quadro e lo scenario è totalmente modificato, aggiustare cosa è stato rotto sarà difficile», ha scandito il segretario nazionale dei dem, davanti ai gruppi parlamentari. Se sia la pietra tombale sul campo largo si vedrà. Intanto, nella Capitale, sono le ore del grande gelo con i pentastellati. E anche il capo della Giunta pugliese, stavolta, non va oltre lo sconcerto: «Da destra a sinistra, tutti hanno fatto un atto da campagna elettorale, non legato alle necessità del Paese, ma alla necessità di avere qualche deputato in più nel prossimo Parlamento, quindi li giudicherete sulla base delle loro finalità». Nessun accenno agli ex compagni di strada del Movimento, neppure al ponte lanciato nelle ore più buie della rottura: «Se l'Italia, nella formula dell'unità nazionale, fosse stata servita con maggiore generosità dalle forze politiche, anche facendo tra loro accordi forse difficili, complicati, innaturali, ma fatti nell'interesse dell'Italia, avrebbero fatto meglio. Hanno ancora tempo, speriamo che nella prossima legislatura non si giochi semplicemente come alle Olimpiadi a chi prende più medaglie ma a chi è in grado alla fine di portare l'Italia fuori dal guaio molto grosso nel quale si trova, essendo il Paese in maggiore difficoltà di tutta l'Unione europea», guarda avanti. Quello che verrà è tutto da costruire.

Le reazioni dei pugliesi

Lo sa bene Marco Lacarra - numero uno del Pd regionale che, a divorzio appena sancito, ha invitato a «non liquidare a cuor leggero» un progetto politico insieme. Lo sa pure il presidente della commissione Bilancio di via Gentile, Fabiano Amati, per nulla tenero con gli alleati di maggioranza a Bari. E, soprattutto, con i suoi: «Mi piacerebbe sentire parole più autocritiche tra i sostenitori di casa nostra dell'alleanza con i 5S, a partire dal presidente Emiliano e da tutti quelli impegnati nell'auto-celebrazione per un'intuizione che nei fatti si è rivelata una sciagura», attacca. Il casus belli è romano ma la riflessione non resta confinata ai Palazzi del Parlamento: «Non hanno nemmeno avuto il coraggio, infatti, di pugnalare Draghi, preferendo la politica del piede in due scarpe e se avessero potuto, per non perdersi nulla, anche alle mani si sarebbero messi qualche paia di scarpe». E adesso? «La responsabilità per la fine del Governo Draghi non è di tutti quanti, ma del M5s. Innanzitutto. Ed è per questo necessario cancellare tutto e costruire un'alleanza di riformisti per battere non tanto la destra, quanto l'inconcludenza, le illusioni e la povertà», suggerisce l'ex assessore ai Lavori Pubblici. Dai banchi dell'esecutivo, Rosa Barone tira dritto: «Mentre c'è chi racconta di risultati mancati a causa della caduta del Governo, risultati che non sono stati visti in 17 mesi, ricordo che comunque si sarebbe votato a brevissimo, perché in Italia ogni cinque anni si vota e che non è un dramma. Al contrario».
I primi cittadini chiedono garanzie. Lo ha fatto Antonio Decaro da presidente Anci per tutti: «Speriamo che ci sia un governo stabile, indipendentemente dal colore politico, che possa interloquire con i sindaci che devono dare attuazione a quelle risorse, anche attraverso ulteriori semplificazioni delle fasi autorizzative, altrimenti non riusciremo a rispettare l'impegno di spendere le risorse entro il 2026», resta istituzionale. Il centrodestra punta a dividere il bottinoNell'altra metà campo puntano a capitalizzare i dividendi politici. Specie da Fratelli d'Italia: «Siamo pronti», suona la carica Marcello Gemmato, da coordinatore nel Tacco. E vale doppio da queste parti: «Elmetto in testa, anche in Puglia, dove la sinistra ha sperimentato negli ultimi anni il sodalizio con i grillini, e nulla di buono ha prodotto per i pugliesi, diventando invece un poltronificio, un contenitore di demeriti a beneficio solo di pochi o della cerchia del presidente Michele Emiliano».
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