L'allarme dei sindacati: «Tra un anno e mezzo 69mila posti in meno»

L'allarme dei sindacati: «Tra un anno e mezzo 69mila posti in meno»
di Massimiliano IAIA
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Domenica 7 Giugno 2020, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 11:39
Sono allarmanti i numeri complessivi diffusi dalla Cgil Puglia, che ha delineato il quadro economico locale all'inizio della fase 3. La crisi non risparmia nessuno, dai lavoratori dipendenti alle imprese, passando per gli autonomi. Uno dei dati più preoccupanti riguarda le stime per la fine del 2021, quando - secondo il report - ci saranno 20mila imprese in meno, con 69mila lavoratori che avranno perso l'occupazione. Non solo: il report del sindacato denuncia anche l'arretratezza regionale dal punto di vista digitale, proprio all'indomani di una fase in cui si è notata, a tutti i livelli e per tutti i settori produttivi, l'importanza della rete.

Il primo dato riguarda il tasso di occupazione, che si attesta sul 46,8% (60,7% per il tasso di occupazione maschile, 33,2% per quello femminile). Per il cosiddetto gender gap, la differenza tra occupazione maschile e femminile, la Puglia (27,5) vede tre province tra le prime nove. Primo posto assoluto in Italia per Taranto (33,1), sesto posto per la Bat (29,1), Foggia nono posto (26,8).

Il tasso di disoccupazione in Puglia è invece del 14,3% (12,5% quello maschile, 17,4% quello femminile), mentre la disoccupazione giovanile, che comprende cioè la fascia tra i 15 e i 24 anni è del 45,3%. Lecce è la prima provincia in Puglia con il 49,1%, seguita da Bari il 48,7%.
Il tasso inattivi - cioè che non fanno parte della forza lavoro e non sono né occupati né disoccupati, nel senso che non hanno un lavoro e non lo cercano neanche - è del 45,69% (pari a un milione e 197mila persone).

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Cifre elevate anche per quanto riguarda la cassa integrazione: di fronte all'annuncio del governo di far ricorso agli ammortizzatori sociali, sono stati in tantissimi a farne richiesta. E al di là delle polemiche sui ritardi relativi ai pagamenti, si tratta comunque di risorse significative per fronteggiare la crisi: 24mila imprese pugliesi hanno fatto richiesta di cassa integrazione ordinaria, 33mila aziende di cassa in deroga, e altre 7mila hanno riguardato il Fondo d'integrazione salariale. In tutto, 64mila istanze. Considerando una media di quattro dipendenti per impresa, la stima delle domande pervenute - dal punto di vista dei lavoratori - è di 96mila persone per la Cig ordinaria, 132mila per la Cig in deroga, 28mila per il Fis. In totale, 256mila lavoratori.

Stando ai numeri rilevati dalla Cgil al 27 maggio, sono stati erogati 115mila euro di Cig ordinaria, 83mila euro di cassa in deroga, e 44mila euro di Fis. Complessivamente, pagamenti per 242mila euro.
Per il bonus da 600 euro, destinato a lavoratori autonomi e liberi professionisti, hanno fatto richiesta in 330mila, e la Puglia è stata la quarta regione italiana (maggiori domande solo da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna). Di queste indennità, 110mila hanno riguardato i lavoratori agricoli (un quinto del totale nazionale).

Ma quali sono o saranno le ricadute del Covid-19 sulle imprese? In questo caso la Cgil fa riferimento a diverse fonti, a seconda delle voci indicate: secondo la Cgia, 745 imprese artigiane erano scomparse già prima della crisi, nel primo trimestre 2020; per la Confcommercio il 30% delle imprese commerciali è a rischio fallimento. E Unioncamere prefigura uno scenario da incubo per la fine del 2021: 20mila imprese e 69mila posti di lavoro in meno a fine 2021. Per il Cerved, ci saranno tra i 3,5 e gli otto miliardi in meno di fatturato nel 2020 (pari a un calo del Pil che va dal 7 al 16%).

Stimati quasi 15mila extracomunitari irregolari nell'agricoltura, e 11mila nel lavoro domestico.
Dall'Istat, invece, una conferma sulle difficoltà registrate in Puglia nel mettersi al passo con la digitalizzazione: il 43% delle famiglie pugliesi non possiede un computer o un tablet. In Italia solo due regioni sono messe peggio. Al Sud, isole escluse, il 40% dei ragazzi tra 14 e 17 anni ha poche o nessuna competenza digitale (mentre la media nazionale è del 34%).
E tra i settori particolarmente in crisi, si segnala la debolezza del manifatturiero (25mila imprese attive in Puglia): la diffusa dimensione medio piccola delle imprese manifatturiere e la prevalenza della ditte individuali comportano maggiori difficoltà in termini di disponibilità finanziaria e management per far fronte alla crisi, così come si registra una minore propensione agli investimenti, ai processi di innovazione, automazione e digitalizzazione.
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