Allarme infiltrazioni, le imprese: «Colpa del massimo ribasso»

Allarme infiltrazioni, le imprese: «Colpa del massimo ribasso»
di Massimiliano IAIA
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Lunedì 3 Febbraio 2020, 09:03
Hanno fatto discutere, e non poteva essere altrimenti, le parole del procuratore generale Antonio Maruccia che, nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario nella Corte d'Appello di Lecce, Brindisi e Taranto, ha rivolto una dura accusa al mondo della politica e dell'imprenditoria, «il cui silenzio - ha affermato Maruccia -, nel caso delle infiltrazioni nella pubblica amministrazione è allarmante». Nonostante il fenomeno sia particolarmente presente sul territorio, è l'analisi del pg, imprese e politici non denunciano minacce o avvicinamenti della criminalità, rendendo in questo modo ancora più complicato il lavoro delle forze dell'ordine e dei magistrati.

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Le imprese, dal canto loro, spiegano di essere le prime a denunciare uno dei meccanismi che facilmente permettono alla malavita di infiltrarsi nella pubblica amministrazione. «Il vero problema è rappresentato dalle offerte al massimo ribasso negli appalti pubblici - spiega Antonio Marinaro, presidente di Confindustria Taranto -, e noi lo abbiamo sempre denunciato. Parliamo di condizioni economiche non congrue, in cui le aziende che offrono servizi al massimo ribasso e spesso anche sottocosto, a danno della qualità del servizio stesso, evidentemente celano qualcosa che non va. È questo inserimento di aziende non eticamente corrette non fa che creare disfunzioni sociali».

Confindustria conferma il suo impegno in favore della legalità: «E non solo a parole», ribadisce Marinaro. «Ma anche con i fatti: non denunciamo solo in ambito pubblico, ma anche in quello privato. La congruità economica è un presupposto essenziale per la correttezza etica».
Sul fronte della politica, qualche segnale in chiave positiva arriva proprio in queste ore. Il sindaco di Bari Antonio Decaro aveva infatti denunciato presso la Questura di Bari - dopo aver annunciato le sue intenzioni sui social - l'organizzazione di una festa, prevista per la giornata di ieri, da parte di una famiglia vicina ad uno dei clan mafiosi della città, con tanto di luminarie e fuochi d'artificio. Un rito illegale, che richiama le pratiche e la cultura mafiosa, aveva spiegato Decaro. Le luminarie sono state subito rimosse e un uomo è stato identificato. Nel pomeriggio di ieri, inoltre, i carabinieri hanno scoperto e sequestrato diverse batterie di fuochi di artificio pronte per essere attivate. «Una città non è di un clan ma dei suoi abitanti. Bravo Antonio Decaro. Ancora una volta il sindaco di Bari a difesa della legalità», ha commentato il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia.

Nella notte tra sabato e domenica, a Galatina, una bomba è stata fatta esplodere provocando danni all'auto di una coppia di imprenditori. Un episodio, questo, prontamente stigmatizzato dal sindaco Marcello Amante: «Atti come questi sono da condannare sempre, qualsiasi sia la motivazione che li abbia provocati - ha detto il primo cittadino galatinese -. Fortunatamente non sono così usuali, anche se nei mesi scorsi abbiamo avuto un altro episodio simile. Invito le mie concittadine e i miei concittadini ad avere fiducia nelle forze dell'ordine che lavorano quotidianamente per garantire la sicurezza sul territorio».

Nei giorni scorsi, era stato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, durante un convegno a Foggia, a sottolineare il pericolo del condizionamento e il legame nel territorio dei gruppi criminali che nella loro operatività riescono a infiltrarsi nelle amministrazioni pubbliche e quindi negli Enti locali in modo da stringere accordi. La strategia è sempre quella di appropriarsi di appalti e ottenere concessioni». de Raho aveva invitato gli imprenditori, anche quelli che non hanno ancora trovato il coraggio di denunciare il racket del pizzo, a praticare «l'etica, l'unica base per sviluppare economia. Una economia veramente forte deve essere una economia fondata sulle regole e gli imprenditori sani devono credere nel loro percorso di legalità. Con lo Stato vicino - era stata la conclusione di de Raho - gli obiettivi di miglioramento si conseguiranno».
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