Cerchi Alfredo e trovi Alessandro, scruti la diretta tivù dal Quirinale per scorgere Mantovano e spunta Monteduro. Nulla di nuovo, in fondo: è sempre stato così, fin da quel lontano 1996 in cui il primo decise di darsi alla politica. Candidandosi e diventando deputato nel collegio Trepuzzi-Squinzano - yonks ago, direbbero gli inglesi, che sono sempre icastici a dismisura - e il secondo di seguirlo come portavoce e consigliere politico. Dando vita a una simbiosi così perfetta da ingenerare spesso l’idea di essere al cospetto di una mente sola. Così anche ieri mattina, giornata del giuramento del neonato governo Meloni, ecco una bella inquadratura di Alessandro Monteduro tra le file quirinalizie riservate ai familiari dei nuovi ministri, a sostenere l’amico-sodale di sempre: Alfredo Mantovano, designato dalla prima donna premier d’Italia sottosegretario presso la Presidenza del Consiglio. Assenti i figli di Mantovano, nel consesso festoso di ieri mattina, presenza muta ma granitica quella di Monteduro, a sostegno dell’amico in un giorno di grande festa pure mutilata dal lutto recentissimo per la scomparsa dell’adorata moglie Silvia: dopo 49 anni insieme, una vita. Un dolore difficile da metabolizzare, con cui venire a patti.
Sicché la nomina prestigiosa e tanto fiduciaria che Mantovano - assicurano i familiari - non si aspettava, risulta quasi miracolosa nel disegno di quella Provvidenza in cui il magistrato leccese crede da sempre, in ciò ancora una volta in duo con l’inseparabile Alessandro. Immanente tanto nel periodo leccese - cioè fino al 2013 - quanto in quello romano - attuale - del magistrato. Prova ne sia, ad esempio, l’organigramma di “Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia”: direttore della Fondazione cattolica che sostiene i fedeli cristiani “ovunque siano perseguitati, oppressi o nel bisogno” Alessandro Monteduro, presidente Alfredo Mantovano. Che ieri pomeriggio si è già dimesso dall’incarico: non per incompatibilità, invero, ma per senso dell’opportunità. E che adesso si metterà anche in aspettativa dalla magistratura, per poi prendere eventualmente altre decisioni. E c’è da credere che l’inossidabile duo, che in realtà non si è mai sciolto - neppure quando Mantovano, nel 2013, decise di lasciare la politica attiva - si ricostituirà attivamente anche adesso che il magistrato leccese, 65 anni da compiere il 14 gennaio 2023 (di cui 40 incastonato nel mondo delle toghe) - diventerà anello di congiunzione strategica tra la premier e il resto del mondo: ruolo in cui Mantovano verrà immesso formalmente stamattina a Palazzo Chigi con la famosa “cerimonia della campanella”, durante la quale il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi e la prima donna premier d’Italia saranno protagonisti del passaggio di consegne.
Oggi la delega
Sarà in questo momento, alle 12 di stamattina, che si terrà la prima seduta del Consiglio dei ministri targata Meloni.
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