Addio a Ernesto Abaterusso, una vita di passione politica

Addio a Ernesto Abaterusso, una vita di passione politica
di Alessandra Lupo
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Venerdì 18 Novembre 2022, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 09:51

Per chi lo conosceva bene il giorno della sua morte non sembrerà casuale. In un suo recente libro, un memoir dai contenuti sorprendenti, Ernesto Abaterusso aveva parlato del 17 come del giorno legato a quasi tutti gli eventi più significativi della sua vita. Era nato un venerdì 17 del 1956 (anche se venne registrato il 18), era un 17 il giorno in cui diventò sindaco di Patù per la prima volta e in cui si laureò. E da ultimo un venerdì 17 del 2017 partì da Lecce il giro che portò alla nascita di Articolo I, partito di cui sino a poco tempo fa è stato il segretario regionale.
Volto storico della sinistra pugliese e italiana, Ernesto Abaterusso si è spento ieri a 66 anni in seguito a una lunga malattia che negli ultimi anni non era comunque riuscita a frenare il suo puntuale e lucido impegno politico.

La passione per la politica


Una passione che è stata il filo conduttore di una vita intera, iniziata nella Patù degli anni 60, quando il Capo di Leuca si divideva tra emigrazione e lavoro agricolo.

Il padre infatti era andato a lavorare in Svizzera e la madre si divideva tra i figli e il lavoro nei campi. Una condizione di povertà sfidata e vinta da una carriera di primissimo piano, cominciata a 16 anni, quando aprì la prima sezione del Pci a Patù, dove la Democrazia cristiana imperava al 97% dei consensi.

Il libro


«Diventai un appestato», racconta nel suo libro Una sola passione, storie di politica al Sud (Salento Books). In quegli anni, mentre i coetanei raggiungevano la costa per ballare, lui attacchinava manifesti del partito. Poi l'esperienza da metalmeccanico e spalatore di neve alla Stazione di Bologna, dove era costretto a lavorare per pagare alloggio e università, nella facoltà di Scienze Politiche. Tornato nel Salento aveva avviato una serie di cooperative nel settore agricolo. Nel maggio dell'85 l'elezione a consigliere comunale nel collegio di Presicce. Poi, nell'86, la folgorazione dalemiana che durerà tutta la vita. Tra Massimo D'Alema ed Ernesto Abaterusso scoccherà un sodalizio inscindibile. Per decenni non c'è stata trasferta dell'ex premier che non toccasse il suo collegio d'oro del Sud Salento. Collegio che lo ha tradito solo alle Politiche del 2018, quando D'Alema si candiderà ancora una volta venendo travolto dalla valanga del Movimento 5 Stelle. Fino ad allora, però, il risultato bulgaro di Patù e dell'hinterland in tutti gli appuntamenti elettorali era una certezza matematica.


Per quarant'anni l'attività politica di Ernesto Abaterusso, poi seguita anche dal figlio Gabriele, ha segnato indelebilmente di rosso il piccolo comune salentino e i dintorni. Negli anni, ha ricoperto il ruolo di consigliere della Provincia di Lecce dal 1985 al 1990 e dal 1990 al 1992, è stato sindaco di Patù dal 1988 al 1997. Nel 92 fu eletto alla Camera dei Deputati nel Pds insieme ad Antonio Rotundo e fu rieletto nel 1996 con l'Ulivo. Nel 2015 fu eletto consigliere regionale per lista del Partito Democratico, risultando il secondo più suffragato di Puglia.

Tra Regione e Parlamento


Nel vecchio partito, dove la carriera si scindeva obbligatoriamente tra Regione e Parlamento, l'esperienza di Abaterusso ha rappresentato un'eccezione: è stato l'unico a battere entrambe le vie, trovando spazio anche per quella dell'impresa. Alla fine degli anni 80, infatti, aveva allacciato un rapporto stretto con il patron della Filanto, don Uccio Filograna, diventato poi uno dei grandi elettori del partito. Nel 2005, finita l'esperienza parlamentare, avviò la nuova avventura di imprenditore calzaturiero conto terzi. Una parentesi con luci e ombre, che dal 2008 al 2014 lasciò il posto all'impegno alla guida della società Italia Navigando. Poi l'ultimo capitolo, l'uscita dal Pd di Matteo Renzi e dopo un po' la fondazione di Articolo 1, forza politica dalla solida ossatura ideologica, voce autorevole e critica nel centro sinistra pugliese.
 

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