«A rischio 400 medici del 118»

«A rischio 400 medici del 118»
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Venerdì 26 Ottobre 2018, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 12:37
I medici del 118 vanno sulle barricate, ma la Regione replica a muso duro. Oggetto del contendere, questa volta, la riforma del servizio di emergenza-urgenza approvata dalla giunta Emiliano che prevede la creazione di una nuova agenzia unica, l'Areu, che avrà il compito di coordinare l'intera macchina organizzativa. I medici avevano già comunicato la loro contrarietà durante i lavori in commissione regionale, sostenendo che non fosse necessario cambiare un sistema che funziona. Ma adesso a preoccupare la Fimmg, il sindacato dei medici di base più rappresentativo, sono i livelli occupazionali e il rischio paventato che 400 camici bianchi possano perdere il posto di lavoro. Per questo motivo, la Fimmg ha proclamato lo stato di agitazione, che potrebbe tramutarsi in uno sciopero se la Regione Puglia non dovesse accettare di rivedere la riforma. A replicare e a chiudere la porta in faccia ai medici è stato, però, il direttore del dipartimento Salute, Giancarlo Ruscitti: «La dichiarazione dello stato di agitazione è una decisione assunta sulla base di motivazioni prive di ogni fondamento», risponde.
Ma cosa lamentano i medici? Secondo il sindacato, oltre 400 medici convenzionati impiegati attualmente nel 118 pugliese non potrebbero essere assunti come dipendenti nell'Areu e, di conseguenza, rischierebbero di perdere il posto di lavoro. L'ipotesi è stata fatta presente a Ruscitti durante l'ultimo incontro di due giorni fa, ma le risposte ricevute non hanno convinto i medici. «Dall'incontro spiegano dalla Fimmg - non sono emerse informazioni né circa il destino dei medici attualmente impiegati nel 118, né circa l'organizzazione o la programmazione della futura azienda regionale. In modo un po' paradossale, in quello che doveva essere un incontro di presentazione dell'Areu, la Regione non ha fornito dettagli e ha rinviato ogni chiarimento a dopo l'approvazione della legge istitutiva da parte del consiglio regionale. Non è stata pertanto presentata alcuna soluzione per gli oltre 400 medici pugliesi in convenzione impiegati nel servizio di emergenza urgenza e che secondo la Regione dovrebbero passare ad un rapporto di lavoro dipendente all'interno dell'Areu».
L'ostacolo sarebbe normativo: la nuova azienda dovrebbe assorbire tutto il personale attualmente in attività, ma non vi sarebbe alcuna norma che consente ai medici in convenzione il passaggio alla dipendenza. «Per giunta prosegue la Fimmg - oltre il 90% di loro non potrebbe accedere al concorso per l'assunzione all'interno dell'Areu, dato che sono sprovvisti dei titoli richiesti per la dirigenza medica dipendente». «Chiediamo alla Regione di fare un passo indietro», è la chiosa di Nicola Gaballo, responsabile Fimmg Emergenza Puglia. «Le preoccupazioni della Fimmg risultano del tutto infondate risponde Ruscitti - la Regione infatti non intende privarsi del contributo dei medici che oggi prestano con impegno e abnegazione la loro opera nel sistema 118, cui va reso un ringraziamento per il lavoro svolto spesso in condizioni difficili. Proprio per questa ragione, nel disegno di legge approvato, pur prevedendo, come in moltissime altre regioni italiane, un percorso di passaggio alla dipendenza che assicuri un inserimento organico degli stessi nel sistema sanitario regionale, è stata inserita una norma transitoria che assicura la tutela di questi medici. L'articolo 16 sulle disposizioni transitorie chiarisce, infatti, incontrovertibilmente, che nelle more della completa attuazione del nuovo assetto, i medici impiegati nel servizio di emergenza 118 potranno continuare ad essere impiegati in regime di convenzione».
In sostanza, il ricorso alla convenzione non verrebbe meno fino a che non verranno definite le modalità per dotare l'Areu di personale medico dipendente. Ma le rassicurazioni non convincono la Fimmg, secondo la quale la normativa nazionale non permette tutto ciò. Per Ruscitti «lamentare l'assenza di risposte da parte della Regione Puglia, significa fingere di ignorare che in realtà gli ostacoli per realizzare questa operazione sono in larga misura di carattere nazionale. Più utile per i medici rappresentati sarebbe allora garantire l'impegno, insieme alle altre organizzazioni sindacali ed alla Regione, per intervenire sul quadro normativo a cui la Fimmg fa riferimento, consentendo così ai medici che lo vorranno di modificare il proprio rapporto di lavoro».
V.Dam.
 
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