Ciampi: «Ue, senza uno scatto fondamenta a rischio»

Ciampi: «Ue, senza uno scatto fondamenta a rischio»
di Paolo Cacace
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Lunedì 22 Agosto 2016, 07:31
Carlo Azeglio Ciampi sta trascorrendo il consueto periodo di riposo estivo nella quiete alpina di Siusi, in Trentino-Alto Adige, ma questo non gli impedisce di seguire sempre con la massima attenzione e la consueta passione civile le vicende politico-istituzionali: soprattutto quelle dell'amata Europa, cui ha dedicato gran parte delle sue energie nella lunga e operosa attività pubblica. Ora poi l'appuntamento del vertice tripartito di Ventotene, nell'isola di Altiero Spinelli, evoca lontani ricordi e suscita nuove speranze. Ecco perché il Presidente emerito ha accettato volentieri di scambiare qualche impressione, consapevole della gravità dei rischi che si stanno accumulando sul progetto di unificazione europea e della necessità di risposte più puntuali alle molteplici sfide.

I PERICOLI
«E' chiaro che serve un rilancio ideale sul versante dell'Unione politico-economica», spiega il Presidente, «altrimenti le stesse fondamenta dell'Ue sono a rischio». Certo, Ventotene e il Manifesto di Spinelli, Rossi e Colorni evocano in me ricordi di gioventù - aggiunge Ciampi - nel 1941 allora ero uno studente poco più che ventenne e trascorsi un periodo di studio all'Università di Lipsia. «Ricordo che un mio compagno di studi tedesco mi disse: Vinceremo altre battaglie ma perderemo la guerra. Parole profetiche, compresi l'assurdità di quel conflitto sanguinoso». «A Ventotene - prosegue Ciampi - nei momenti più drammatici della guerra fu immaginata una nuova Europa che ripudiasse divisioni ed intolleranze e costruisse, piuttosto, nella democrazia e nella libertà, un sistema di sovranità condivisa tra i popoli».
Ma - chiediamo al Presidente emerito - lei che nel 2007 è stato insignito del Premio Spinelli, ritiene che sia ancora attuale la lezione del Manifesto? La risposta di Ciampi è netta: il messaggio è più che mai valido ed attuale, bisogna proseguire lungo la via tracciata oltre settant'anni fa perché si tratta di «combinare idealismo e pragmatismo, accettando come temporanee le sconfitte e andando avanti».

Ma oggi - insistiamo - l'Unione è percorsa da una crisi epocale. Rispetto al 2007, quando era stato da poco bocciato il progetto di Costituzione europea con il doppio referendum franco-olandese, la situazione è peggiorata. Le crisi sono diventate più virulente, la ripresa economica appare lontana, si sono aggiunti i drammi dell'immigrazione e del terrorismo, sono aumentati i nemici del progetto europeo. La stessa ossatura dell'Unione con la Brexit è in bilico. Come reagire? E'ovvio che l'impresa è ardua - risponde Ciampi - ma forse è arrivato il momento di tradurre in pratica un concetto che ho già esposto nel recente passato: un'Europa a più velocità.

IL RICORDO
Quindi il presidente emerito trae dalla memoria un incontro con il presidente finlandese Ahtisaari, ad Helsinki, all'inizio del settennato. Ricorda: «Eravamo nel palazzo presidenziale affacciato sul porto di Helsinki e osservammo che l'Unione europea è come una baia che contiene un porto. Già nella baia si trova riparo dalle tempeste ma per godere di una sicurezza piena bisogna entrare nel porto, usufruire dei servizi offerti, a patto di accettare regole e controlli». Insomma: chi vuole procedere più rapidamente nell'integrazione europea deve poterlo fare. Magari attraverso lo strumento delle «cooperazioni rafforzate». Un messaggio che potrebbe bene riferirsi al vertice italo-franco-tedesco di Ventotene dove tra l'altro si discute anche di difesa europea.

Sull'economia il pensiero di Ciampi è sempre molto chiaro: «Serve un coordinamento delle politiche economiche specialmente nell'Eurozona». Si torna al problema mai risolto della «zoppìa» dopo la nascita dell'euro: una moneta di uno Stato federale ma nessun coordinamento tra le politiche economiche dei Paesi membri. Insomma: occorre un ministro europeo dell'Economia. Ma sullo sfondo, in generale, c'è la necessità di «più Europa». Ciampi ricorda l'attualità del documento che sottoscrisse lo scorso anno, insieme a Giorgio Napolitano, nel 65°anniversario della «dichiarazione Schuman» che diede il via al pool carbo-siderurgico: l'unica strada per gli europei è quella di un'integrazione più solida, di una più stretta unione politica. Bisogna trasmettere alle generazioni più giovani questa convinzione e coinvolgere le nuove energie per un «rinascente e vincente impegno collettivo».