Stato d'emergenza, ipotesi spacchettamento dei provvedimenti: Pd spinge per la proroga, Lega contro

Stato d'emergenza, Pd a favore e Lega contro: ipotesi "spacchettamento" dei provvedimenti
Stato d'emergenza, Pd a favore e Lega contro: ipotesi "spacchettamento" dei provvedimenti
di Marco Conti
4 Minuti di Lettura
Sabato 11 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 13:03

C’è chi preme, il Pd, e chi frena, la Lega. La questione della proroga dello stato d’emergenza, che scade a fine anno, rischia di diventare politica e dividere quella parte della maggioranza che inizia a dare segni di insofferenza nei confronti dell’inquilino di Palazzo Chigi. 

«Il Pd è per la proroga dello stato di emergenza sanitaria perché siamo in piena emergenza e speriamo che non ci siano leader politici e ministri contrari», si augura l’ex ministro Francesco Boccia consapevole della contrarietà di Matteo Salvini, alla quale si aggiunge quella di Giorgia Meloni. Sulla questione Mario Draghi si è pronunciato un paio di settimane fa con una battuta: «Sullo stato di emergenza non mi azzardo a dire niente a un mese dalla scadenza, sennò Cassese mi sgrida». Adesso che mancano poco più di due settimane, l’argomento è nell’agenda di Palazzo Chigi ed è proprio sulle indicazioni del professore, e giudice emerito costituzionale, che il governo pensa di muoversi. Ovvero nessuna proroga “sic et simpliciter” dello stato d’emergenza come lo conosciamo ormai da due anni, ma utilizzo della legge ordinaria facendo riferimento a ciò che già prevede un regio decreto del 1934, la legge 833 del 1978 e la legge 400 del 1988. 

Se si deciderà di perseguire questa strada avremo una sorta di “spacchettamento” delle emergenze che verrebbero ritagliate e in un certo senso circoscritte tenendo presente soprattutto le esigenze straordinarie del sistema sanitario e i poteri della struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo.

A tutti gli effetti archiviare lo stato d’emergenza sarebbe un segnale di graduale ritorno alla normalità dovuto anche al fatto che per legge può essere proclamato per un anno ed è prorogabile solo per un altro. Senza contare che il motivo principale che spinse l’allora premier Giuseppe Conte a proclamarlo, nel pieno dell’esplosione pandemica, è di fatto venuto meno. I “poteri straordinari” hanno permesso al precedente governo di attuare provvedimenti, i famosi Dpcm, in deroga ad ogni disposizione vigente. Draghi ha usato lo strumento solo una volta, all’inizio del suo mandato, ma ha poi sempre preferito gli strumenti consueti, soprattutto il decreto, che seguono il consueto iter parlamentare di approvazione.

A Palazzo Chigi si lavora per valutare quali conseguenze produrrebbe una tale decisione soprattutto sotto il profilo del pressing che anche in questi giorni sta facendo il ministero della Sanità sia su coloro che non sono del tutto vaccinati, sia per chi viene chiamato alla terza inoculazione. Chiudere con lo stato d’emergenza eviterebbe a Draghi l’ormai consueto tira e molla con la Lega. Senza contare che cadrebbe anche l’argomento di coloro che attendono la proroga per usare l’argomento dell’emergenza contro il possibile “trasloco” di Draghi al Quirinale.

Video

Il nodo più complicato da sciogliere è quello della sopravvivenza della struttura commissariale del generale Figliuolo impegnata nel completamento della campagna vaccinale e, di conseguenza, anche negli acquisti dei farmaci. Una soluzione potrebbe essere affidare alla Protezione civile i compiti che oggi sono del commissario con la nomina del generale alla guida del Comando operativo di vertice interforze. Un’altra ipotesi sarebbe creare una struttura di missione a Palazzo Chigi. Il tema potrebbe finire sul tavolo del consiglio dei ministri già la prossima settimana.

In Israele, Paese che è partito per primo nella terza dose, a cinque mesi dalla dose-booster l’immunità è alta e copre anche la variante Omicron. Al punto che il responsabile della campagna vaccinale, Arnon Shahar, si lancia in previsioni: «Oggi siamo più vicini alla fine della pandemia, direi che siamo oltre la metà del lavoro che bisogna fare contro il virus. Se la gente continuerà a vaccinarsi in tutto il mondo e ogni Paese farà la sua parte, potremmo dichiarare che la pandemia è finita per la seconda metà del 2022».

© RIPRODUZIONE RISERVATA