Migranti, ok al decreto. Salvini: «Niente asilo se c'è una condanna»

Migranti, ok al decreto. Salvini: «Niente asilo se c'è una condanna»
di Valentina Errante
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Martedì 25 Settembre 2018, 07:06 - Ultimo aggiornamento: 16:06

Il testo definitivo non c'è ancora. Dopo le modifiche, la trattativa all'interno del governo resta aperta su alcuni dettagli. Il decreto Salvini passa all'unanimità in Cdm, ma almeno un ritocco ci sarà. Ad essere modificato sarà l'articolo che riguarda la sospensione dell'esame delle domande di asilo quando il richiedente sia sottoposto a procedimento penale e l'obbligo di lasciare il territorio nazionale in caso di condanna di primo grado. Un passaggio da rivedere. E del resto, è il pentastellato presidente della Camera, Roberto Fico, a commentare: «La sicurezza si realizza tramite la costruzione di altri diritti, come quello all'istruzione, all'acqua pubblica, a vivere in una città sana. Prendere il tema solo dalla parte del bastone significa fare una politica securitaria e non di sicurezza». Il Viminale esulta: «È un passo in avanti per rendere l'Italia più sicura», dice Matteo Salvini, sostenuto dal premier Giuseppe Conte: «Non arretriamo su diritti».
Il provvedimento cancella di fatto il sistema Sprar, cioè l'accordo per l'accoglienza tra Viminale e sindaci, e punta ad aumentare il numero dei rimpatri, tanto da prevedere anche la procedura negoziata per gli appalti, senza la pubblicazione del bando di gara, per eseguire lavori di costruzione e ristrutturazione dei nuovi centri per il rimpatrio.

MIGRANTI
L'ultima bozza, quella più simile al testo finale, prevede, come annunciato, una stretta sui permessi e in particolare l'abolizione di quelli per motivi umanitari. Adesso saranno le questure, su indicazione delle commissioni che hanno rigettato una richiesta di asilo, a riconoscere ad alcuni soggetti una breve autorizzazione (uno due anni) per alcune categorie. Sei tipologie di soggetti, e non più tre come annunciato in un primo momento, potranno contare su queste concessioni speciali. Il permesso di soggiorno di carattere umanitario sarà rilasciato per atti di particolare valore civile, sfruttamento lavorativo, violenza domestica, eccezionali calamità, motivi di salute molto gravi.
L'altro passaggio che ha già subito una modifica, ma rimane dubbio, riguarda la revoca della cittadinanza italiana prevista, con decreto del presidente della Repubblica, in caso di condanna definitiva per reati di terrorismo internazionale. E non più in caso di una condanna in primo grado. Un provvedimento che potrà essere adottato entro tre anni dalla sentenza passata in giudicato.
In materia di sicurezza, tutto come annunciato: pene fino a quattro anni per le occupazioni abusive di immobili. Il provvedimento prevede che l'Agenzia che amministra i beni confiscati possa assumere altre 70 persone. Inoltre è prevista la possibilità di vendere i beni confiscati alla mafia. Il ricavato finirebbe nel fondo unico per la giustizia. Ma la norma rischia di suscitare non poche critiche, soprattutto da parte delle procure antimafia, per il rischio che le associazioni criminali alle quali sono stati sottratti i beni ne rientrino in possesso attraverso prestanome, riaffermandosi sul territorio.

LE REAZIONI
Salvini definisce «non blindato» il provvedimento, ma intanto la platea di chi obietta è ampia. Il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, promette che la Chiesa continuerà a fare la sua parte per i migranti e invita la politica a «non cedere alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali». Lia Quartapelle (Pd) definisce il decreto «la nuova arma di distrazione di massa. Crea più immigrati irregolari, più insicurezza e non aumenta i rimpatri». Il direttore del Cir Mario Morcone, ex numero uno del Dipartimento Immigrazione del Viminale, parla di «norme pericolosissime» che vanno «a colpire diritti solennemente riconosciuti dalla nostra Costituzione». E per l'Anci il dl «ridimensiona il sistema di accoglienza dei Comuni a favore del sistema emergenziale dei centri di prima accoglienza. Una scelta che avrà ricadute sui territori».
 

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