Pisapia, rottura a sinistra: addio a Mdp. E dialoga con Renzi

Bersani e Pisapia (ansa)
Bersani e Pisapia (ansa)
di Diodato Pirone
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Lunedì 9 Ottobre 2017, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 16:11

Rissa a sinistra del Pd. I bersaniani di Mdp e l'ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, con il suo Campo Progressista, dividono le loro strade: i primi il 19 novembre terranno l'assemblea costituente di una formazione che dovrebbe unire tutti gli spezzoni dell'area (Mdp, Sinistra Italiana, civatiani, etc.) con l'obiettivo di battere Renzi alle politiche, mentre Pisapia continuerà ad operare per costruire «un campo largo e plurale per dare un contributo al centro sinistra di governo».

Traduzione: i primi si presenteranno per conto loro alle elezioni politiche (impedendo, forse, se sarà approvata la nuova legge elettorale, l'elezione di qualche parlamentare Pd in alcuni collegi maggioritari) mentre probabilmente - sempre se ci sarà la nuova legge - Pisapia si presenterà in coalizione con i Democrat. Ieri comunque parlando a Mesagne, nel Salento, l'ex sindaco è stato esplicito: «Renzi è stato votato da milioni di italiani», ha detto. E dunque con il Pd non si può non dialogare «per non regalare il Paese a destre o populismi». Pisapia ha indicato anche come positivo il modello Lecce, dove un'ampia alleanza di centrosinistra alle comunali di giugno ha battuto un favoritissimo candidato di centrodestra.

LE DIFFERENZE
Ieri dunque sono riemerse prepotentemente le differenze più macroscopiche fa le due linee politiche che nei mesi scorsi hanno convissuto fianco a fianco nell'area politica a sinistra del Pd. Il coordinatore di Mdp, Roberto Speranza, in una intervista al Corriere della Sera, ha spiegato nero su bianco che non c'era più tempo da perdere per costituire una forza di sinistra. Pisapia ha replicato glacialmente: «Buon viaggio a chi vuol fare un partito del 3%, io ho un'altra idea anche se sono convinto - ha aggiunto un po' beffardamente - che in futuro faremo battaglie in comune».

Lo scambio di cortesie fra i vertici delle due formazioni ha scatenato uno scontro violentissimo ai vari livelli del personale politico dell'area. Miguel Gotor, vicinissimo a Bersani ha twittato: «Ricambio gli auguri a Pisapia e resto in attesa del suo partitone». Il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, fra i più importanti esponenti di Mdp è andato giù con l'accetta: «Pochi si erano accorti che Pisapia fosse ancora nelle nostre file».

Indiretta ma molto secca la replica di Pisapia: «Sono posizioni di chi è convinto che in Italia serva un quarto polo. In questa fase a loro non interessa cambiare il Paese ma ricostruire una sinistra che però per me farebbe solo testimonianza».

Più tardi l'ex sindaco di Milano è tornato a spiegare alcune delle ragioni della rottura, che resta politica, ma è condita con una buona dose di personalismi. «Nei giorni scorsi ho incontrato Gentiloni con il quale ho parlato di alcune proposte per la Finanziaria- ha detto - Ma dopo un paio di giorni Mdp ha deciso di uscire dalla maggioranza e neanche mi hanno avvisato con una telefonata».

Fatto sta che la rottura fra bersaniani e Pisapia è stata accolta come una liberazione («Ambiguità finite». «Era ora!») da altri esponenti delle formazioni a sinistra del Pd. Sia Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, che Pippo Civati hanno diffuso dichiarazioni nelle quali invitano a non perdere altro tempo nella costruzione di un nuovo soggetto di sinistra.

Ma lo scontro è destinato a lasciare solchi profondi e anche morti e feriti nelle (ridotte) sacche di personale politico che ruotavano intorno alla galassia a sinistra del Pd. Bruno Tabacci, ad esempio, che con il suo Centro Democratico fino a metà della scorsa settimana era vicino a Bersani, ieri ha ufficializzato la rottura con parole pesanti: «L'iniziativa di Speranza somiglia a una cosa rossa che riprende tentativi passati». Ed è assai probabile che nei prossimi giorni si registrino fuoriuscite dal gruppo parlamentare di Mdp da parte di una mezza dozzina di parlamentari vicini alle posizioni dell'ex sindaco di Milano. Voti forse decisivi per il varo della nuova legge elettorale.

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