Governo Lega-M5S: una rosa per il premier, Salvini e Di Maio solo vice

Governo Lega-M5S: una rosa per il premier, Salvini e Di Maio solo vice
Governo Lega-M5S: una rosa per il premier, Salvini e Di Maio solo vice
di Alberto Gentili e Stefania Piras
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Venerdì 11 Maggio 2018, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 09:01
Matteo Salvini e Luigi Di Maio aprono la giornata con un vertice di oltre due ore e annunciano: «Sulla composizione del governo sono stati fatti significativi passi avanti». Poi frenano: «Ogni decisione sui nomi verrà presa dopo la firma del contratto di programma». Infine, tra vedere e non vedere, Salvini lancia una mezza minaccia: «Abbiamo chiesto a Mattarella due-tre giorni per chiudere tutto. Se non si chiude, andiamo alle elezioni».



La trattativa, insomma, è in alto mare. Soltanto domenica i due leader - dopo nuovi vertici oggi e domani - riferiranno al capo dello Stato. E, se va bene, lunedì potrebbe essere il giorno giusto per il preincarico (o l'incarico pieno) al premier designato. Il problema è chi. Fino a ieri mattina era dato per certo il leghista Giancarlo Giorgetti. Ma poi sarebbe stato Salvini a fermare tutto. Per ragioni di gerarchia interna alla Lega: se Giorgetti fosse andato a fare il premier, Salvini avrebbe dovuto fare il secondo. E quando il capo della Lega per evitare questo epilogo, ha fatto balenare la possibilità di non entrare nel governo, Di Maio l'ha stoppato. Il timore del capo pentastellato: ritrovarsi Salvini con le mani libere, pronto a cannoneggiare l'esecutivo dall'esterno. Anche perché il leghista potrebbe uscire insoddisfatto dalla trattativa: dopo aver chiesto a Forza Italia di farsi da parte, Salvini si siede al tavolo forte del 17% della Lega, non più del 37% del centrodestra.

NIENTE STAFFETTA
Caduta l'ipotesi-Giorgetti, in giornata è evaporata anche l'opzione della staffetta: a palazzo Chigi prima Di Maio e poi Salvini, o viceversa. La ragione: il secondo non avrebbe la garanzia di raccogliere il testimone, se l'esperimento del governo giallo-verde dovesse naufragare. E a sentire il grillino Emilio Carelli, alla fine entrambi potrebbero disertare il governo: «Non è ancora deciso se Salvini e Di Maio saranno dentro. Per quanto ne so, non sono previsti». Pista non scartata dall'entourage del segretario leghista: «L'assenza dei due leader è una possibilità, ma non la più probabile».

Un'altra versione pentastellata, confermata dalla Lega, racconta tutta un'altra storia. Ed è la più probabile. Quella dei due leader alla disperata ricerca di un premier terzo. Né leghista, né grillino. «Né parlamentare. Né iscritto a uno dei due partiti». «Ma con un chiaro orientamento politico capace di rappresentare il contratto di governo». Sicuramente «non un tecnico». Eppure si fanno i nomi di Elisabetta Belloni, sottosegretario generale della Farnesina apprezzata dal Colle e del presidente dell'Antitrust, Giovanni Pitruzzella.

In questo schema, Salvini e Di Maio farebbero i vicepremier in una sorta di triumvirato che garantirebbe una «gestione collegiale». Il leader leghista punterebbe anche agli Interni, Di Maio tiene aperte varie opzioni. Non più quella degli Esteri però: alla Farnesina appare destinato Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri e dell'Istituto di politica internazionale, sondato nei giorni scorsi e gradito anche al Quirinale, come figura che coniugherebbe l'europeismo e il sovranismo. Nome, per questo, considerato buono anche per il ruolo di premier. Vincenzo Spadafora, stretto consigliere di Di Maio, dovrebbe assumere la posizione chiave di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L'altro sottosegretario di sponda leghista dovrebbe essere Giorgetti.

LE ALTRE CASELLE
Una volta sciolto il nodo del premier (sono cadute le ipotesi di Raffaele Cantone perché troppo autonomo e di Enrico Giovannini in quanto ministro con Enrico Letta), a cascata verranno riempite le altre caselle. Anche se qualche punto fermo già c'è. Come il grillino Alfonso Bonafede alla Giustizia, poltrona per la verità su cui punta anche la leghista Giulia Bongiorno.

Altri nomi stellati: Giulia Grillo potrebbe andare alla Sanità. Laura Castelli vice all'Economia. La leghista Lucia Borgonzoni alle Pari opportunità, il senatore di colore della Lega Toni Iowobi all'Integrazione. C'è poi il braccio di ferro sullo Sviluppo economico, dicastero che tra le deleghe ha le Comunicazioni (settore delicato per Berlusconi) e sull'Economia: Salvini vorrebbe metterci il suo consigliere economico Armando Siri o Guglielmo Picchi, Di Maio l'economista keynesiano Lorenzo Fioramonti o Stefano Buffagni. E c'è quello sullo Sport: i 5Stelle puntano sull'olimpionico Domenico Fioravanti, la Lega sul capogruppo Gian Marco Centinaio. Per la Difesa, la Lega candida Lorenzo Fontana e per l'Agricoltura Claudio Borghi. Inoltre ci dovrebbe essere un ministero alle invalidità.

«Sarà un governo snello», garantisce Spadafora, «oltre ai 13 previsti, ce ne saranno pochi altri senza portafoglio. In tutto meno di venti».
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