Mattarella vuole una soluzione o incarico a un terzo nome

Mattarella vuole una soluzione o incarico a un terzo nome
di Alberto Gentili
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Giovedì 12 Aprile 2018, 09:57
Sul Colle anche i segnali di fumo non passano inosservati, figurarsi i documenti vergati nero su bianco. Così l'attenzione del Quirinale si è appuntata ieri sulla nota congiunta di Matteo Salvini e Luigi Di Maio per annunciare l'impegno a «rendere il Parlamento operativo» e sancire l'intesa sul leghista Nicola Molteni alla guida della Commissione speciale di Montecitorio. Una mossa che sembrava riavvicinare 5Stelle e Lega, se non fosse che prima e dopo Di Maio e Salvini sono tornati a bisticciare sul no pentastellato ad allargare il patto di governo a Silvio Berlusconi. E sulla pretesa di Di Maio a fare il premier a ogni costo. Da qui la convinzione di Sergio Mattarella che, nonostante gli appelli, oggi grillini e centrodestra torneranno sul Colle come studenti impreparati.
Il capo dello Stato affronterà però il nuovo giro di consultazioni con animo aperto. Con la speranza (minima) che, nonostante lo stallo palese, qualche novità possa saltare fuori. E questa novità eventuale (un'intesa politica per dare vita a una coalizione) Mattarella la pretende da Di Maio e da Salvini, i vincitori delle elezioni.
Il Presidente ha tracciato una road map per dare entro la fine di maggio un governo al Paese. Perché si fa sempre più allarmante la situazione in Medio Oriente. E perché al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, chiamato a decidere su migranti, nuove regole comuni per l'eurozona e bilancio comunitario, l'Italia dovrà presentarsi con un esecutivo forte. Per queste ragioni, che si sommano all'allarme sui conti pubblici, il Presidente non ha intenzione di attendere i «tempi lunghi» chiesti da Salvini e Di Maio.

IL PRESSING
Stabilito che non c'è giorno da perdere, se com'è prevedibile anche il secondo giro di consultazioni dovesse andare a vuoto, Mattarella non dirà ai partiti: ci vediamo la prossima settimana per un terzo carosello di colloqui. Dirà piuttosto: se maturassero delle novità fatemelo sapere nei prossimi giorni.
L'attesa non sarà lunga, l'aria che tira sul Colle è quella del pressing asfissiante se non dell'ultimatum: tra martedì e mercoledì, in assenza di qualche buona novella nella direzione di un patto di governo politico, il capo dello Stato prenderà l'iniziativa. Con due opzioni.

LE DUE STRADE
La prima: un incarico esplorativo che per prassi viene affidato al presidente del Senato o a quello della Camera, oppure a una figura terza di un certo peso istituzionale. C'è il precedente di Antonio Maccanico: nel febbraio del 1996, dopo l'addio di Lamberto Dini a palazzo Chigi, l'allora ministro delle Riforme ricevette da Scalfaro un incarico esplorativo per formare un esecutivo di larghe intese. Il tentativo andò a vuoto e scattarono le elezioni anticipate.
La seconda opzione - potrebbe diventare la prima in caso di novità o scattare dopo l'eventuale flop del premier-esploratore - è quella del pre-incarico. A Salvini, a Di Maio, o a un candidato indicato dai due leader, visto che è decisamente alto il timore di entrambi di bruciarsi. Il capo dello Stato, insomma, non imporrà nomi. Li chiederà.
L'obiettivo di Mattarella: scavalcare i veti e far nascere un governo politico grazie a un accordo di coalizione. Il pre-incarico non è un mandato pieno, non prevede il passaggio in Parlamento o voti di fiducia. Una volta che il pre-incaricato (è accaduto a Bersani nel 2013) avrà verificato di avere (o non avere) i voti in Parlamento, dovrà tornare al Quirinale a riferire. Soltanto in caso di numeri certi riceverà un mandato pieno.
Da registrare che i presidenti di Senato e Camera hanno avviato «la prima presa di contatto». Maria Elisabetta Alberti Casellati ha invitato a pranzo Roberto Fico. «Incontro conoscitivo e costruttivo» hanno fatto sapere.
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