Contratto M5S-Lega: dal debito cancellato alla linea filo-Putin, è giallo sul programma

Contratto M5S-Lega: dal debito cancellato alla linea filo-Putin, è giallo sul programma
Contratto M5S-Lega: dal debito cancellato alla linea filo-Putin, è giallo sul programma
di Andrea Bassi e Diodato Pirone
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 10:01

E' proseguito anche ieri il confronto fra gli esponenti del Movimento 5 Stelle e della Lega sul programma dell'eventuale governo gialloverde. Restano sul tappeto parecchi nodi da sciogliere soprattutto di carattere politico ma uno spicca su tutti: cosa fare con l'Europa e dunque se rispettare o meno i limiti di defict pubblico imposti dai trattati stipulati con gli altri stati europei. Non a caso la giornata di ieri è iniziata con i segnali d'allarme lanciati da Bruxelles che ha ribadito di attendersi dall'Italia una riduzione del deficit e del debito «indipendentemente dal governo che si formerà».

FORTEZZA EUROPA
E sempre ieri, in serata, è stata diffusa dal sito dell'Huffingtonpost.it una bozza di programma - poi smentita in un comunicato congiunto da M5S e Lega - contenente proposte difficilmente realizzabili come quella della cancellazione di 250 miliardi di debito italiano da parte della Banca Centrale Europea che, com'è noto, è di proprietà di tutti gli stati aderenti all'euro. Il tutto condito con una proposta per la creazione di un canale di uscita ordinata dall'euro; il passaggio di tutte le aziende pubbliche (Eni, Enel etc.) alla Cassa Depositi e Prestiti che però le pagherebbe al tesoro riducendo con il risparmio postale il depbito pubblico; il conferimento di patrimonio pubblico ad un fondo le cui quote poi sarebbero cedute ai risparmiatori. Sul piano istituzionale, tra l'altro, la bozza contiene la nascita di un Comitato di Conciliazione, composto dal premier, alcuni inistri e dai capi di partito della maggioranza, non previsto dalla Costituzione. Nel documento c'è anche una netta «apertura alla Russia da percepirsi come partner economico e non come una minaccia».

La bozza è stata definita «vecchia e ampiamente modificata» in tarda serata con una nota congiunta tra Movimento e Lega che però hanno ribadito di lavorare ad un progetto di «Europa pre-Maastricht quando gli stati europei erano mossi da pace, fratellanza, cooperazione e solidarietà». La traduzione è chiara farà drizzare i capelli al di là delle Alpi: l'euro (frutto di Maastricht) è uno strumento che mina addirittura la pace fra i popoli.
Al di là degli obiettivi di chi ha messo in circolo la bozza di programma poi smentita quello dell'Europa (e del debito) resta comunque il segmento più puntuto del confronto fra pentastellati e leghisti. I primi appaiono cauti (in apparenza) mentre i leghisti ribadiscono di voler sforare i tetti di deficit altrimenti si rischia «di scrivere un libro dei sogni», come lo stesso Matteo Salvini ha ribadito l'altro ieri.

Ieri dal tavolo di trattativa è filtrato assai poco. Essenzialmente un accordo generico sul ridimensionamento delle cosiddette pensioni alte o d'oro (punto al quale tiene molto il Movimento) mentre resta la divergenza sulla tassa di soggiorno che i Cinquestelle vorrebbero «rimodulare» mentre i leghisti intendono «abolire». Nel programma è finita una definizione vaga del tema.

Se fra le due delegazioni sono stati trovati punti di convergenza abbastanza consistenti su alcuni temi come il superamento e non la cancellazione della legge Fornero sulle pensioni (con un aumento di spesa di 5 miliardi); l'adozione del reddito di cittadinanza per i disoccupati solo dopo la nascita di una nuova rete di Centri per l'Impiego oppure il varo di concorsi regionali per le assunzioni nella scuola, restano anche fortissimi i punti di divergenza.

Uno di questi è il conflitto d'interesse. Sul quale il testo della bozza diffusa è molto generico anche se spiega che il conflitto d'interessi non è solo quello economico perché «qualsiasi interferenza di un interesse pubblico o privato nel procedimento legislativo andrebbe evitata». Il punto di partenza dell'azione governativ, comunque, dovrebbe essere la riforma della giunta per le elezioni, definita un «organismo anacronistico». Le regole sul conflitto di interessi, infine, verrebbero estese anche ai manager pubblici e ai sindaci delle grandi città.

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