L’Europa e gli Stati Uniti varano nuove sanzioni contro la Russia. Nel mirino questa volta i beni di lusso, quelli comprati dall’élite ricca del Paese. Con un obiettivo preciso: accrescere le restrizioni sui miliardari e sul loro sfavillante stile di vita affinché costringano Vladimir Putin a fermare le bombe sull’Ucraina e a sedersi al tavolo della trattativa. L’Unione europea oggi si appresta ad adottare una serie di misure contro Mosca che prevedono lo stop alle esportazioni di beni di lusso, la sospensione da Fondo monetario internazionale e Banca mondiale e la revoca delle condizioni speciali riconosciute all’Organizzazione mondiale del commercio.
Ad annunciare le nuove mosse è stata ieri la presidente della Commissione di Bruxelles, Ursula von der Leyen. «Ci sarà il divieto di esportare qualsiasi bene di lusso dall’Unione europea verso la Russia, un colpo diretto all’élite. Coloro che sostengono la macchina da guerra di Putin non devono più godersi uno stile di vita opulento, mentre le bombe cadono sulle persone innocenti in Ucraina», ha sottolineato.
Le sanzioni andranno a colpire due settori molto rilevanti, soprattutto per Italia e Francia.
Sarà poi vietata l’importazione di beni in ferro e acciaio dalla Federazione russa e verrà proposta l’adozione di un divieto generalizzato sui nuovi investimenti in Russia nel settore energetico, un divieto che si applicherà anche ai trasferimenti di tecnologia e ai servizi finanziari.
Intanto in Francia i vari Louis Vuitton, Chanel, Hermès o L’Oreal, liquidano la questione con il fatto che la Russia non pesa che per l’uno, massimo due per cento sul mercato del lusso. Se gli uffici stampa delle grandi maison sono rimasti molto discreti sulla guerra in Ucraina, gli esperti del settore sono unanimi: «Tutti restano molto dipendenti dalla Russia, sia perché il paese offre un pubblico appetitoso di quasi 270mila milionari in dollari, sia perché le famiglie degli oligarchi sono tra i più entusiasti acquirenti di borse, profumi e vestiti di alta gamma in tutto il mondo, da Parigi a Courchevel. Abbandonare la Russia potrebbe significare allontanare queste élite anche dalle boutique su suolo occidentale, con un peso sugli affari a medio termine».
I grandi non hanno comunque aspettato l’ordine delle sanzioni arrivato ieri. Hermes ha chiuso le sue tre boutique già il 5 marzo, seguito subito dopo da Kering, il gruppo della famiglia Pinault, che ha abbassato il sipario dei suoi due negozi e quattro corner. Via dalla Russia anche Chanel, che ha chiuso le sue 17 boutique e ha sospeso la sua attività di e-commerce. Anche Lvmh aveva già fermato i suoi 124 negozi. Poco male, ha fatto sapere il gruppo, precisando che realizza in Russia «meno del 2 per cento» dei suoi 64 miliardi di euro di vendite. Kering stima invece che la parte russa dei suoi affari valga appena l’uno per cento del totale. La stessa percentuale del gigante italofrancese Essilorluxottica, che nell’ex Urss vende circa l’1% dei suoi occhiali.