Spagna, finita la tregua: tornano i foreign fighters, raddoppiati i jihadisti

Spagna, finita la tregua: tornano i foreign fighters, raddoppiati i jihadisti
di Marco Ventura
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Venerdì 18 Agosto 2017, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 19:48
Un rompicapo l'attentato di Barcellona. Una spaventosa doccia gelata più di tredici anni dopo l'attentato islamista più sanguinoso dell'Occidente e il peggiore in Europa, secondo solo alle Torri Gemelle: i dieci zaini esplosivi piazzati sui treni locali di Madrid l'11 marzo 2004, una strage alle 7.40 che provocò 191 morti e oltre 2mila feriti nelle stazioni di Santa Eugenia, El Pozo e, soprattutto, Atocha, tre giorni prima delle elezioni che avrebbero dovuto incoronare ancora una volta Aznar. E invece Tre settimane dopo, sette sospettati della carneficina, circondati dalla polizia alla periferia di Parigi, commisero un suicidio collettivo. Altri 21 furono condannati, per un totale di 43mila anni di prigione.

L'EFFETTO
Effetto immediato dell'attentato, il ribaltamento del voto. Vinse Zapatero, che poté rimproverare a Aznar il madornale errore, ricorda Germano Dottori geo-stratega della Luiss, di aver attribuito l'attacco all'Eta e non agli islamisti. Una volta al potere, Zapatero ritirò le truppe spagnole dall'Iraq. L'obiettivo dei terroristi era raggiunto. «Quello che non è chiaro spiega Dottori è perché la Spagna, e perché oggi, visto che dopo l'11 marzo Madrid ha tenuto una politica di estrema prudenza in Medio Oriente, senza mai esporsi». Eppure, i servizi britannici avevano messo in guardia il Foreign Office e loro agenti erano volati in destinazioni turistiche della Spagna a partire da marzo, a tutela dei turisti del Regno Unito. Allarme preveggente o bene informato. Altre fonti, americane, hanno prospettato a Dottori un'altra pista, che coniuga gli attriti interni tra governo centrale di Madrid e indipendentisti catalani, e lo scontro in atto tra Arabia Saudita e Qatar, accusato di intelligenza con lo Stato Islamico. «Sottolineano queste fonti che anche la squadra di calcio del Barcellona è sponsorizzata dal Qatar ed esiste un legame tra Catalogna e Doha». Si sarebbe quindi saldato sulla Rambla l'interesse di rafforzare lo Stato centrale con quello di mantenere la connessione tra Barcellona e il Qatar. Ma c'è un'altra doppia e inevitabile considerazione da fare.

I MIGRANTI
Negli ultimi tempi si è triplicata la pressione migratoria sulle enclave spagnole in Marocco, a Ceuta e Melilla. E già alla fine del 2016 un rapporto del Centro di studi strategici del Marocco ha portato il numero presunto di foreign fighters spagnoli dai 190 ammessi da Madrid a 450, mentre 650 erano quelli tedeschi. La Spagna si ritrovava così nella fascia dei Paesi a rischio di ritorsioni del Califfato, tramite cittadini spagnoli di rientro dalle zone di guerra. E ancora, nei video di minaccia dell'Isis più volte è apparso come territorio storico da riconquistare l'Andalusia, El Andalus, un obiettivo paragonabile al Vaticano e a Roma. Marocco e Qatar, quindi, sembrano essere chiavi di lettura in uno strano intrico che deve tener conto delle pulsioni irrendentiste della Catalogna. E del miraggio del ritorno dei musulmani nelle terre della rimpianta El Andalus, e questo nonostante il disimpegno di Madrid dall'interventismo in Medio Oriente.

Un attacco, quello della Rambla di Barcellona, che per Dottori «impone una riflessione anche in Italia». Che in Medio Oriente è più defilata della Francia, ma meno della Spagna. E ospita il Papa, ossia la massima autorità mondiale dei cristiani. «Tanto più che a Barcellona si tratta di attacco organizzato e non di un lupo solitario».

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