Nizza, la strage degli innocenti 10 bambini morti e 50 feriti

Nizza, la strage degli innocenti 10 bambini morti e 50 feriti
di Renato Pezzini
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Sabato 16 Luglio 2016, 00:42 - Ultimo aggiornamento: 09:17
 NIZZA Il 14 luglio i bambini possono andare a letto tardi. In Francia si festeggia ovunque la Rivoluzione e immancabilmente la festa finisce coi fuochi d’artificio. I piccoli, si sa, impazziscono per gli spettacoli pirotecnici. Per questo, fra i trentamila che giovedì sera ingolfavano la Promenade des Anglais – uno dei più famosi lungomare del mondo – di bambini ce n’erano tantissimi, tutti col naso all’insù, le mani a tappare le orecchie, lo sguardo estasiato. Inconsapevoli che la morte stesse piombando sulla loro gioia.

L’ATTACCO Quando Mohamed Lahouaiej Bouhlel ha imboccato il viale della Promenade al volante del camion-frigorifero trasformato in arma di sterminio sapeva che fra le sue vittime ci sarebbero stati molti piccoli. Lui di figli ne aveva tre e chissà, magari anche loro erano confusi nella folla che aveva appena regalato un applauso interminabile all’ultimo razzo esploso in cielo, il più bello, il più colorato. «Devo consegnare dei gelati» ha detto agli agenti che gli chiedevano dove stesse andando con quel bisonte. Una buona scusa. «Passi pure» gli hanno detto. La strage di Nizza è anche una strage di innocenti. Delle 84 vittime «dieci erano bimbi o adolescenti» dice il procuratore Molins. Almeno altri cinquanta sono rimasti feriti, quindici sono ancora ricoverati in condizioni gravi all’ospedale pediatrico Lenval. E gli altri, tutti gli altri, non potranno mai dimenticare una notte che si annunciava fantastica e che si è trasformata nella peggiore notte della loro vita. Fra urla, spari, terrore, panico, fughe, corpi calpestati, pianti, genitori che cercano disperatamente i figli.

Al Bataclan e nelle terrazze parigine – il 13 novembre - non c’erano bambini. All’aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles – il 22 marzo – neppure. E anche a Londra nel 2005, o a Madrid, o a New York l’11 settembre i terroristi avevano colpito «luoghi degli adulti». Treni di pendolari, uffici, metropolitane. I bambini, spesso branditi come simbolo della crudeltà dell’Occidente, non erano mai finiti nel mirino dei terroristi e della loro guerra agli infedeli. Questa volta sì, con un carico di ferocia che paralizza i pensieri. Lungo la Promenade des Anglais ci sono le macerie della carneficina: passeggini abbandonati, palloncini esplosi, due orsacchiotti di peluche, biciclette con le rotelle deformate. Al mattino, quando sul lungomare di Nizza l’odore della strage è ancora pungente e insopportabile, Mejri, un uomo di origini indiane, mostra disperato la foto del figlio: «Si chiama Kilian, ha 4 anni. Era vicino a me quando il camion ci ha sfiorati, poi non l’ho più visto». Lo troverà nel pomeriggio alla caserma Auvare dove la polizia ha portato i bimbi in cerca dei genitori.

LA VISITA Sulla Promenade c’erano anche due bambine algerine. Erano venute e trovare la nonna che abita qui, e la nonna prima di portarle a vedere i fuochi di artificio aveva appuntato un coccarda tricolore sul petto di entrambe. Sono state travolte dal Tir, sono morte sul colpo. Lo stesso è accaduto a un ragazzino svizzero, e adesso suo padre e sua madre aspettano nel cortile della caserma una buona notizia che non può arrivare poiché il loro «bambino» è nella camera mortuaria dell’ospedale Pasteur, allineato sul pavimento gelido con altri trenta cadaveri. Rue Raffali è una stradina stretta che dal lungomare sale verso la città vecchia.


C’è un piccolo ristorante, il proprietario è un armeno. «La gente correva come impazzita, ho visto dei bambini cadere, travolti dalle persone che fuggivano. Li ho portati uno a uno dentro il ristorante, erano feriti». E’ andato all’ospedale per avere loro notizie: se la caveranno con qualche settimana di gesso. «Ma quel che più conta è che i genitori sono riusciti a rintracciarli. Ma so, perché anche io sono padre, che la loro vita sarà segnata per sempre». Brodie Copeland aveva 10 anni, veniva da Austin, Texas. Il padre l’aveva portato in Europa per un viaggio. Prima Pamplona a vedere la corsa dei tori per le strade, poi Nizza per festeggiare il compleanno di una parente. Sono morti entrambi, padre e figlio.

Una bambina marocchina è stata schiacciata dalle ruote del camion sotto gli occhi della madre. Philip Babe, chirurgo dell’ospedale pediatrico, digrigna i denti per la rabbia raccontando dei due piccoli che sono entrati in camera operatoria poco dopo mezzanotte: «Non c’è stato niente da fare». Il dottor Babe non sa neppure di quale nazionalità fossero i due bambini morti fra le sue mani. E nemmeno gli interessa saperlo: «Erano bambini, e basta. A loro non importa nulla delle origine etniche, degli odi religiosi, delle appartenenze. E se anche noi adulti avessimo il loro stesso sguardo non accadrebbero cose come quelle che accadono». Nel suo reparto sono ricoverati ancora quindici giovanissimi pazienti, molti sono in condizioni disperate: «E adesso scusatemi» dice il chirurgo «ma devo occuparmi di loro».

L’ASSASSINO Si discuterà all’infinito sulle reali intenzioni di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, esperti e investigatori cercheranno di capire se il suo cervello fosse devastato più dalla follia o più dal fanatismo, o da entrambe le cose. Ma c’è una cosa già evidente: pazzia o non pazzia, Bouhlel ha mutuato le regole e le strategie dei teorici del terrorismo fondamentalista, e ha alzato il tiro, ha detto al mondo che nessuno sarà risparmiato, neanche gli innocenti che fino a oggi – almeno nelle intenzioni – era stato tenuti fuori da questo massacro continuo.

L’ELENCO Col passare delle ore si allunga l’elenco delle vittime, arrivano certezze sulla loro identità. E arriva anche qualche buona notizia. I genitori di un bimbo di otto mesi raccolto dagli agenti mentre piangeva in un passeggino abbandonato sulla Promenade lo hanno riabbracciato in una caserma della polizia dopo un giorno intero di pellegrinaggi da un ospedale all’altro. E il neonato partorito prematuramente nella notte da una madre traumatizzata dallo spavento è in buone condizioni. Ma ci sono anche notizie terribili che si accavallano ad altre notizie terribili. I sette figli di Fatima Charrini, una donna musulmana che aveva portato alcuni dei suoi bambini a vedere i fuochi di artificio, dopo una giornata trascorsa alla caserma Auvare in attesa della madre hanno saputo all’imbrunire che Fatima è morta. Era rimasta qualche passo indietro mentre loro si immergevano terrorizzati nel fiume dei fuggitivi. E’ stata la prima ad essere travolta dal camion. 
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