Marte e l'uomo sulla Luna, la Cina punta allo spazio

Marte e l'uomo sulla Luna, la Cina punta allo spazio
di Erminia Voccia
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Giovedì 3 Giugno 2021, 08:00

Finora, solo due Paesi erano stati in grado di far atterrare un proprio veicolo spaziale su Marte: l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Da alcuni giorni, al ristretto club si è unita la Cina grazie alla sonda Tianwen-1. Lanciata nel luglio 2020, è arrivata in orbita attorno al pianeta rosso il 10 febbraio scorso, quasi contemporaneamente alla Hope degli Emirati Arabi Uniti e al rover Perseverance della Nasa, il quale, però, è subito atterrato. Tianwen-1 è composta da tre parti: un modulo orbitale, un modulo di atterraggio e un rover. Il primo ha fatto da nave madre durante il viaggio dalla Terra e continuerà a sorvolare Marte nei prossimi mesi. Il modulo di atterraggio, ora sulla superficie marziana, ha rilasciato il rover Zhurong il 22 maggio scorso. Quest'ultimo è progettato per esplorare i dintorni del sito di atterraggio e sarà in funzione per 90 giorni marziani. 

L'atterraggio su Marte è stata una tappa di un viaggio spaziale cinese molto più articolato. Essere una superpotenza significa, tra le altre cose, avere anche un programma spaziale di prim'ordine. E la Cina da molto tempo sta lavorando per averlo. Il sogno di Pechino, e del presidente Xi, è diventare la prima potenza spaziale al mondo entro il 2045, in tempo per il 2049, quando si celebreranno i 100 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare.

Essere presenti nell'ambiente spaziale permette lo sviluppo di tecnologie con ampie ricadute in altri settori, oltre a poter usufruire autonomamente di tutti quei servizi che hanno come base i satelliti in orbita terrestre. Si pensi alla meteorologia, ad esempio, oppure alla navigazione e il posizionamento o alla tv via satellite. In questi campi la Cina da anni ha avviato programmi per poter essere indipendente e seconda a nessuno e ogni anno lancia in orbita terrestre satelliti sempre più sofisticati, sia civili sia militari. Anni di ricerca e sviluppo finanziati adeguatamente hanno fatto sì che il paese sia ora in grado di costruire autonomamente sia satelliti sia i razzi utili a trasportarli. 

Un caso di studio è il sistema Beidou, per la navigazione e il posizionamento. Il programma è nato come risposta al Gps statunitense e al Galileo europeo. Inizialmente, si poteva usufruire del servizio solo nelle regioni asiatiche non distanti dalla Cina. Oggi, invece, il sistema Beidou è arrivato ad avere una copertura globale. 

Non si avvia un programma spaziale strutturato solo per avere ricadute tecnologiche, economiche e di sicurezza. Lo si fa anche per ottenere prestigio internazionale. Negli anni Sessanta del XX secolo la corsa alla Luna tra Unione Sovietica e Stati Uniti non aveva come unico obiettivo ottenere scoperte scientifiche o tecnologiche, ma vincere una sfida politica. Per essere una potenza, da questo punto di vista, la Cina ha avviato ambiziosi programmi spaziali con equipaggio e senza, la sonda Tianwen-1 è il successo più recente. Pechino da tempo ha messo gli occhi non solo su Marte, ma soprattutto sulla Luna con una serie di missioni sempre più complesse dedicate allo studio del nostro satellite e delle sue risorse, con l'obiettivo di dimostrare al mondo, principalmente agli Stati Uniti, il proprio avanzamento tecnologico. Il programma Chang'e è arrivato alla sesta missione, atterrata nel dicembre 2020 sulla Luna riportando poi campioni di suolo lunare sulla Terra. La quarta missione, la Chang'e 4, è ricordata perché ha consentito al primo oggetto costruito dall'umanità di atterrare sul lato nascosto della Luna. Atterrata nel dicembre 2019, la sonda e il piccolo rover Yutu sono ancora funzionanti. 

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Pechino non è stata a guardare neanche per quanto riguarda i voli spaziali con equipaggio. Il 15 ottobre 2003 il primo taikonauta, termine cinese per astronauta, Yang Liwei, ha effettuato cinque orbite attorno alla Terra nel veicolo spaziale Shenzhou 5. Due missioni dopo, sulla Shenzhou 7, è avvenuta la prima passeggiata spaziale di un taikonauta. Intanto, l'industria spaziale cinese si è dedicata alla costruzione di due laboratori orbitanti con capacità di ospitare equipaggi per brevi periodi: i Tiangong 1 e 2. Il primo è stato visitato da sei taikonauti, il secondo da due. Il passo successivo è la costruzione di una vera e propria stazione spaziale, in grado di essere abitata permanentemente a turno da diversi equipaggi. Il primo modulo è stato messo in orbita il 29 aprile scorso e lo stadio principale del razzo usato ha effettuato quel rientro non controllato, proprio il rientro che ha creato allarme in diverse parti del mondo non molti giorni fa. Ma Pechino non ha intenzione di fermare i propri taikonauti intorno alla Terra e sta approntando piani per permettere loro di piantare la bandiera della Repubblica Popolare sulla Luna entro la fine del prossimo decennio. 

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