Florida, strage a scuola: il killer 19enne annunciò assalto alla scuola, dopo l'eccidio è andato da ​McDonald's

Florida, strage a scuola: il killer 19enne annunciò assalto alla scuola, dopo l'eccidio è andato da McDonald's
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Giovedì 15 Febbraio 2018, 18:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 19:00

«Diventerò un professionista di stragi nelle scuole». Nikolas Cruz, 19 anni, il massacro del liceo di Parkland, in Florida, l'aveva di fatto annunciato con un post su YouTube, lo scorso settembre. E l'Fbi era stata informata, ricevendo almeno due segnalazioni su quelle frasi deliranti ma quanto mai minacciose. Dopo una breve indagine, però, si decise di accantonare la vicenda. E le minacce furono ignorate.

Gli agenti federali che seguono le indagini su quanto accaduto alla Marjory Stoneman Douglas High School, non lontano dal paradiso delle vacanze di Fort Lauderdale, hanno dovuto ammettere che non furono in grado di individuare da chi realmente arrivasse quel messaggio. E ancora peggio - riferiscono fonti investigative ai media - alcune informazioni che avrebbero potuto essere determinanti per prevenire il peggio non furono condivise con la polizia locale. Eppure sembra impossibile che nessuno si fosse accorto di quel ragazzo molto difficile, con evidenti disturbi mentali frutto probabilmente di un'infanzia infelice e travagliata. Lui, orfano, che era stato adottato e che per un periodo sarebbe stato anche ricoverato in una clinica psichiatrica. Ma i suoi disturbi non gli hanno impedito di acquistare armi micidiali di cui era un fanatico, e di partecipare a «esercitazioni paramilitari» con una milizia di nazionalisti bianchi della Florida. Molto della personalità di Nikolas emerge dai social media, dove postava materiale che adesso gli investigatori definiscono «parecchio inquietante», con frasi anti-Islam e diverse foto su Instagram che lo ritraggono col volto semicoperto mentre tiene in bella mostra armi da fuoco e da taglio. E' stato tuttavia smentito che il 19enne facesse parte di gruppi suprematisti bianchi.

La scuola, quella dove è tornato probabilmente per farsi giustizia, lo aveva semplicemente espulso. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una violenta lite con un altro studente che lo accusava di comportarsi da stalker con la sua ragazza, una studentessa da cui Nikolas sembra fosse ossessionato. La scintilla che ha innescato l'istinto omicida è probabilmente scoccata qui. È entrato nella sua ex scuola con un fucile d'assalto semiautomatico AR-15, comprato legalmente, ha indossato una maschera antigas e ha fatto scattare l'allarme antincendio. Quindi ha cominciato a sparare all'impazzata contro studenti e insegnanti che uscivano nel corridoio. E poi dentro le classi, anche attraverso le porte.

Alla fine si contano almeno 17 morti e decine di feriti, di cui alcuni gravi. Le vittime sono quasi tutti studenti, ma anche una professoressa e uno dei coach della squadra di football della scuola: due eroi morti per aver fatto da scudo in difesa dei ragazzi. Nikolas, che ha confessato alla polizia di essere l'autore della strage,  è stato catturato dopo circa un'ora, mentre tentava di scappare mescolato agli studenti in fuga. Incriminato con 17 capi d'accusa per omicidio premeditato, è già comparso davanti alla corte che lo dovrà giudicare. Rischia la pena di morte. Per ora resta in carcere senza possibilità di uscire su cauzione.

La polizia ha intanto rivisto la cronologia della ricostruzione dell'arresto riferendo che il giovane è stato catturato dopo aver lasciato un fast food. Il giovane si è diretto prima in una catena di piccoli ristoranti economici acquistando una bibita e poi a un McDonald's. Quindi è stato avvicinato da un poliziotto e arrestato 40 minuti dopo essere uscito dal ristorante.

E mentre tra i banchi delle aule vuote e spettrali continuano a squillare gli smartphone delle vittime, una parte dell'America si chiede quanto ancora bisognerà attendere perché si ponga fine a un fenomeno che non ha eguali nei Paesi occidentali. Con una sparatoria ogni 60 ore nelle scuole Usa dall'inizio dell'anno.

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