Crimea alla Russia, la debolezza dell’Occidente ha reso più forte il Cremlino

Putin
Putin
di Marco Ventura
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Lunedì 17 Marzo 2014, 07:39
Chi ci perde e chi invece ci guadagna con il distacco della Crimea dall’Ucraina e l’annessione alla Russia? Putin che può aggiungere il tassello della penisola di Crimea al mosaico euroasiatico (ma perde Kiev) o l’Europa e gli Stati Uniti, divisi al loro interno, che non hanno saputo prevenire l’implosione dell’Ucraina e sottostanno alle prove di forza dello “zar” di tutte le Russie?



Il referendum di Sinferopoli innescherà azioni e reazioni, misure e contromisure. Ma la realtà è che ancor prima di celebrarsi ha prodotto una nuova mappa delle relazioni euro-russo-americane. Intanto, un pezzo di ex-Urss è tornato (o rimasto) a Mosca e un altro è in volo verso la UE. In sintesi, tutti hanno qualcosa da perdere e qualcosa da guadagnare.



LA RUSSIA

Il referendum è oggettivamente una vittoria per Putin, che potrà alimentare il sogno di rafforzare l’Unione economia euroasiatica simulacro dell’Impero russo. Solo che a cadere come una palla di biliardo nella buca imperiale di Mosca non è l’Ucraina ma la Crimea, e forse il gioco non vale la candela. Putin accrescerà il proprio consenso interno, se è vero che per dirla col ministro degli Esteri Lavrov, la Crimea è «incommensurabilmente più importante per la Russia di quanto non fossero le Isole Falkland per la Gran Bretagna» di Mrs. Thatcher. Ma non tutti a Mosca sono convinti che basti il revival nazionalista a compensare i costi del referendum.



Il giornale russo Moskovsky Komsomolets, citato dal Washington Post, rivela che l’annessione della Crimea potrebbe costare alla Russia 20 miliardi di dollari per i prossimi tre anni. Due milioni di nuovi cittadini russi si aggiungeranno alle bocche da sfamare, compreso un 15 per cento di Tatari che odiano l’idea di tornare in Russia memori delle deportazioni staliniane del ’44. Mosca metterà in sicurezza la flotta nel Mar Nero e non avrà più necessità d’investire in corridoi alternativi a quello ucraino per rifornire di gas l’Europa. Tuttavia, l’ex ministro russo dell’economia, Kudrin, stima in 50 miliardi di dollari i capitali pronti a involarsi dalla Russia per le inevitabili sanzioni economiche dell’Europa. Ma la perdita maggiore per Putin sarebbe politica: l’isolamento internazionale. Organismi come l’Ocse hanno già sospeso l’ingresso di Mosca (e il G8 potrebbe diventare G7).



L’EUROPA

L’Europa aveva consentito che Putin lanciasse all’ex presidente filo-russo Yanukovic una ciambella di salvataggio di 15 miliardi di dollari di aiuti e lo sconto sul gas pur di non associarsi alla UE. Il progetto è fallito, ma la Crimea esce dalla sfera d’influenza europea. L’Europa conserva Kiev a un costo più alto di quello che avrebbe dovuto sostenere qualche mese fa. L’Ue ha dimostrato di non esistere in quanto tale. Non regge il confronto di potenza. Gli unici protagonisti delle trattative sono gli Stati nazionali. In particolare, la Germania. «Si fotta l’UE», come disse la vicesegretario di Stato Usa, Victoria Nuland.



LA GERMANIA

La Germania ha confermato la sua fragilità ma anche la sua forza. Fragilità perché un terzo del suo gas e petrolio è di provenienza russa e in obbedienza alla tradizionale Ostpolitik è da sempre un ponte di dialogo e apertura verso Mosca. Ma l’annessione della Crimea ha promosso una politica più assertiva della Merkel verso Putin (e quindi verso l’Est Europa che finora la vedeva un po’ filo-russa), fino a sostenere che l’intervento russo in Crimea costituisce una «minaccia». Forse ci guadagnerà



GLI STATI UNITI

Gli Usa sono il primo produttore di petrolio al mondo, avviati verso l’autosufficienza energetica. La Crimea, e l’Ucraina, non sono importanti per loro. È importante, invece, mantenere un dialogo con Mosca funzionale all’assetto di altri scenari: Siria, Iran e l’Asia che conta oggi, per Washington, più del versante atlantico. Obama in Crimea non ha molto da perdere, né da guadagnare.



UCRAINA E CRIMEA

L’Ucraina perde la Crimea. Ma in fondo la Crimea perde di più: la sua elettricità e acqua potabile arrivano dall’Ucraina. Bisognerà creare nuove infrastrutture (a spese dei russi?) e la rottura dei legami con Kiev rischia di essere devastante anche per la popolazione. L’Ucraina, di contro, deve temere l’implosione dell’Est filo-russo del Paese. La sua chance di vittoria sul lungo termine dipende dalla fattibilità di un piccolo Piano Marshall per Kiev come ai tempi della Guerra Fredda.
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