Berlino, caccia a giovane tunisino: offerta una taglia di 100mila euro

Berlino, caccia a giovane tunisino: offerta una taglia di 100mila euro
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Mercoledì 21 Dicembre 2016, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 07:59

L'autista polacco del tir che si è schiantato su un mercatino di Natale a Berlino, travolgendo molte persone e causando 12 morti e una cinquantina di feriti, «avrebbe lottato fino all'ultimo» con l'attentatore e sarebbe stato «ancora in vita, nella cabina, al momento in cui il mezzo ha investito la folla». Sul suo corpo sono state ritrovate «ferite da taglio». Lo rivela la Bild, citando fonti investigative. 

 

 


«Ci deve essere stata una lotta», dice uno degli inquirenti al tabloid. Il terrorista «ha colpito più volte con un coltello» il 37enne polacco cui aveva rubato il tir, il quale «si sarebbe aggrappato al volante» cercando di deviare il veicolo. Quando il tir si è fermato, l'attentatore avrebbe ucciso l'autista con un colpo di pistola e sarebbe scappato, conclude la Bild.

La caccia all'attentatore. La polizia tedesca e quelle dei principali paesi europei hanno lanciato una gigantesca caccia all'uomo per catturare il killer. Il ministro dell'interno tedesco, Thomas de Maizière, ha annunciato che è stato emesso un mandato di cattura per tutta l'area Schengen, nei confronti «di un nuovo sospettato, non necessariamente il colpevole», ma i dubbi sono pochi.  Sempre la polizia ha offerto una taglia di 100mila euro per chiunque fornisca informazioni che portino alla cattura del 24enne tunisino Anis Amri, ricercato per l'attentato di lunedì a Berlino. Sono state diffuse foto del giovane, di media altezza e peso, con i capelli neri e gli occhi castani. Per la polizia, Anis Amri, il 24enne tunisino ricercato per l'attentato di Berlino, è « armato e pericoloso». 

Il Blitz. Una speciale unità della polizia (Sek) di Berlino in serata ha fatto irruzione contemporaneamente in due appartamenti nella capitale, di cui uno nel quartiere di Kreuzberg: lo scrive il sito del quotidiano Die Welt citando «ambienti degli investigatori». Nelle operazioni è stato preso «un uomo», ma non si tratta del ricercato tunisino per la strage del mercato di Natale Anis Amri. L'uomo, ha detto alla Welt un «funzionario di alto livello» «sembra essersi dileguato».


Anis Amri è stato 4 anni in carcere in Italia e dopo aver scontato la pena ha ricevuto un provvedimento di espulsione dal nostro paese. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Lo si apprende da fonti investigative secondo le quali l'uomo ha successivamente lasciato l'Italia per la Germania, dove è stato fermato dalla polizia ad agosto con un falso documento d'identità italiano a Friedrichshafen, località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell'area di Kleve, al confine con l'Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità. Il giovane, recentemente radicalizzato, avrebbe utilizzato «almeno 12 nomi falsi» tra cui anche «un nome egiziano», secondo la tv N24.

Sono arrivati solo oggi dalla Tunisia i documenti attesi e necessari per l'espulsione di Anis A. Lo ha detto il ministro dell'Interno del Nordreno-Vestfalia Ralf Jaeger in una conferenza stampa, ricostruendo la sua vicenda ma sottolineando che «la partecipazione dell'uomo» all'attentato «è ancora incerta». Le autorità responsabili della sicurezza nella città tunisina di Oueslatia, nel governatorato di Qayrawan, hanno «convocato la famiglia» del tunisino ricercato per un interrogatorio. Lo riferiscono fonti della sicurezza citate dal sito online del quotidiano tunisino Assabah, precisando che sono sotto interrogatorio «la madre e i fratelli» del ricercato. Il giovane, stando alle fonti, «è rimasto sempre in contatto con la mamma».

Il tunisino «era stato rinchiuso per due giorni nel carcere di Ravensburg» dopo che «il 30 luglio era stato fermato a Friedrichshafen per un controllo». Lo riporta lo Spiegel online sottolineando che «due giorni dopo era stato però rilasciato». L'uomo era stato indagato dalle autorità del Nordreno-vestfalia per il sospetto di preparare un grave reato contro lo Stato. Lo ha detto il ministro dell'Interno del Land Ralf Jaeger, in una conferenza a Duesseldorf.

Anis A. sarebbe legato a un predicatore iracheno arrestato a novembre perché considerato uno dei principali referenti dello Stato Islamico in Germania. Lo scrive il quotidiano popolare Bild. Ahmad Abdulaziz Abdullah A, questo il nome dell'iracheno, è ritenuto a capo di un gruppo che reclutava in nome di e forniva supporto logistico e finanziario allo Stato Islamico. Noto come «il predicatore senza volto», o anche Abu Waala, l'imam è stato arrestato il mese scorso assieme ad altre quattro persone nell'ambito di una operazione nei land della Bassa Sassonia e il Nord Reno Westfalia, ma gli inquirenti indagavano su di lui già dal 2015. Da tempo le forze di sicurezza avevano osservato che dalla moschea di cui il predicatore era il punto di riferimento, situata nella città di Hildesheim, si erano verificate partenze per la Siria.

Gli arresti di novembre erano stati resi possibili dalla testimonianza di un 22enne rientrato in Germania dopo aver combattuto a fianco dei miliziani dello Stato Islamico in Siria. In un'intervista rilasciata in Turchia ai reporter di WDR e Ndr e alla Sueddeutsche Zeitung, il 22enne ha indicato Abu Walaa come il "numero 1" dell'Is in Germania. Già a luglio, le autorità tedesche avevano disposto una serie di raid in relazione alla sua rete.


Intanto per la giovane italiana dispersa, Fabrizia Di Lorenzo, le speranze sono sempre più fievoli. «Sento che mi ha abbandonata», ha detto la madre al vescovo di Sulmona, Angelo Spina. Oltre a Fabrizia, c'è un solo italiano ferito: un palermitano di 34 anni, Giuseppe La Grassa, tornato oggi a casa con 25 punti di sutura in faccia. Dovrà essere operato. Insieme al suo collega tedesco Frank-Walter Steinmeier, il ministro degli esteri Angelino Alfano si è recato sul luogo dell'attentato. «Ho voluto manifestare a nome del governo italiano la nostra fraterna amicizia e solidarietà a Steinmeier e a tutta la Germania: soffriamo e siamo addolorati insieme. La vostra sofferenza è quella degli uomini liberi». Secondo Alfano «in gioco c'è la libertà e il nostro modo di vivere. Vogliono creare la paura che ci ruba la libertà, bisogna battersi per difenderla: combattere contro il terrore è combattere per la libertà».

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