Barcellona, i misteri della cellula sfuggita all’intelligence

Barcellona, i misteri della cellula sfuggita all’intelligence
di Mauro Evangelisti
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Domenica 20 Agosto 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 09:45
dal nostro inviato 
BARCELLONA Said Aallaa, diciotto anni, è uno dei terroristi uccisi a Cambrils. Anche lui, come molti del gruppo, ha frequentato l’istituto superiore a Ripoll, e sulla sua pagina Facebook ha una grande foto con delle armi da fuoco. Solo un particolare, quasi simbolico, che racconta come molti segnali di ciò che stava succedendo a nord di Barcellona siano stati sottovalutati e non registrati; il gruppo che si è formato attorno all’imam Abdelbaki Es Satty, che pure aveva già avuto problemi con la legge, che ora risulta collegato ai terroristi dell’attentato dell’11 marzo 2004 a Madrid, è rimasto fuori dai radar dell’antiterrorismo. Ma i punti di domanda, in questa storia in realtà sono ancora numerosi.

L’ORGANIZZAZIONE
Quanto era forte e quali collegamenti aveva questa cellula di terrorismo islamico? Apparentemente appaiono di un livello non alto, non hanno armi da fuoco, quando c’è da preparare la micidiale scorta di bombole di materiale esplosivo, sbagliano qualcosa e fanno scoppiare tutto. Eppure, proprio un progetto così ambizioso, la preparazione di una combinazione di propano e Tatp, la “madre di Satana”, bomba favorita dall’Isis, sembra fare pensare a una cellula comunque non autonoma. L’altra domanda senza risposta è come sia stato possibile, una volta scattata l’operazione Julia (dopo l’attentato della Rambla) che i terroristi siano potuti fuggire. E l’uomo trovato morto nella sua auto, accoltellato, è stato ucciso da Younes Abauyaaqoub, per prendere possesso della vettura?
Inizialmente, nell’esplosione di Alcanar, sembrava fosse morta una sola persona, ieri è arrivata la conferma: le vittime sono due e uno potrebbe essere l’Imam. Resta una domanda: quasi subito vengono trovati i resti delle bombole, decine, ma la polizia catalana inizialmente parla di esplosione causata da una fuga di gas. È stato solo un depistaggio, per potere proseguire le indagini con meno pressione, o davvero quanto avvenuto è stato sottovalutato, tanto che non è stato fatto nulla per prevenire l’attentato sulla Rambla, che ha usato una tecnica ormai consolidata in Europa, da Berlino a Londra a Nizza? Ancora: come mai nessuno ha notato che vi erano dei ragazzi marocchini che a Ripoll, diecimila abitanti, stavano acquistando, giorno dopo giorno, grandi quantitativi di bombole potenzialmente letali?

ATTENTATI
Ancora non c’è la certezza di chi fosse alla guida del furgone sulla Rambla, ma soprattutto non è stato chiarito a cosa servisse il secondo noleggiato, ritrovato a Vic. Ieri un sito spagnolo ipotizzava che, se non vi fosse stato l’incidente dell’esplosione accidentale, la banda avrebbe voluto colpire, causando centinaia di morti, anche alcuni luoghi simbolo, a partire dalla Sagrada Familia. Anche questo sembra un cambiamento di strategia, sia pure non completato: ultimamente i terroristi hanno puntato semplicemente, in modo crudele, a uccidere più persone possibile. Ma c’è anche un’altra domanda: il secondo attentato nella notte a Cambrils era stato programmato davvero in quel modo, una volta fatto scattare il piano B a causa dell’esplosione di Alcanar? E si va a commettere un attentato in cinque su un’unica auto? Inizialmente il gruppo era diviso, ma l’altro furgone ha avuto un incidente, secondo alcune fonti, così tutti sono saliti sull’Audi. E l’obiettivo era una località balneare più importante di Cambrils o la scelta di quella località è stata casuale, legata anche ai controlli della polizia?
 
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