Igor: la vita tra celle e pistole del killer venuto dall'Est

di Alessandra Camilletti
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Lunedì 10 Aprile 2017, 08:11
Un volto e molte identità. Per tutti Igor il russo, perché di sé il super ricercato per gli omicidi del barista Davide Fabbri e della guardia volontaria Valerio Verri raccontava origini russe e un passato da militare. Arriverebbe in verità da un paese della ex Jugoslavia, probabilmente dalla Serbia considerato che per l'Interpol le sue impronte sarebbero schedate a Belgrado. Avrebbe avuto una parentesi come operaio, ma militare non lo sarebbe stato mai, hanno ricostruito gli investigatori. Ma una grande dimestichezza con le armi quella sì, ce l'ha. Come aveva a carico un mandato di arresto europeo e due ordini di espulsione dall'Italia, Igor Vaclavic, spiccati a Rovigo, cui è riuscito a sfuggire, facendo perdere le proprie tracce dal 2015.

Un nome, diverse alias, molti volti. Un unico sguardo. Quello che spinge la moglie di Fabbri a parlare di un uomo senza pietà negli occhi. Uno sguardo che riporta alle cronache del passato. Non solo per il dentro e fuori dalle patrie galere - da cui nel 2015 esce per buona condotta - di Igor, ma per l'assonanza con un altro caso, quello di Luciano Liboni. Considerato un assassino tra i più spietati, venne ucciso a Roma nel 2004, il Lupo, una vita da braccato. Lupo solitario è il soprannome che Igor si guadagna in carcere.

LE ARMI
Quarantuno anni, un lungo curriculum di delitti e rapine. Un uomo dal sangue di ghiaccio che semina il terrore. A ricordare anche qui le pagine di cronaca, venne soprannominato pure il ninja. Agisce a volte con la faretra e la bandana nera in testa. Altre con il coltello legato alla gamba. Altre ancora con fucili da caccia. Ma nelle sue mani ora ci sono sicuramente due pistole. Una di queste, forse, la Smith & Wesson calibro 9 argentata rubata ad una guardia giurata ferrarese. L'arma utilizzata per uccidere a Riccardina di Budrio e puntata in faccia alla moglie di Davide, dopo che il barista aveva provato a strappargli il fucile a pallettoni. Armato fino ai denti. Spietato. Uomo addestrato ad uccidere e a scomparire. Anche in acqua, come quella volta, nel 2010, in cui si narra riuscì a nascondersi ai carabinieri restando sommerso in un canale e respirando con una canna. Ma ebbero la meglio i militari.

I COLPI
Nel 2007 viene arrestato per aver commesso rapine ad alcuni agricoltori armato di arco e frecce, tra Ferrara e Rovigo. In galera resta tre anni. Poi, è ancora in azione: porterebbero la sua firma sei rapine nel Ferrarese. Agisce con l'ascia e, invece del passamontagna utilizzato a Budrio, in testa tiene direttamente un casco da moto. Finisce nuovamente in carcere con una condanna di cinque anni e quattro mesi.
Quando esce, a maggio 2015, riprende a frequentare i compagni d'armi. A settembre dello stesso anno la banda rapina e uccide un pensionato. All'omicidio Igor non c'era - vengono condannati all'ergastolo due membri della stessa banda -, ma da allora si rende invisibile. Le forze dell'ordine tornano sulle sue tracce proprio alla fine di marzo, con l'assalto alla guardia giurata. E sono costrette a tornare a lui anche nella maledetta sera del primo aprile, quando viene ucciso a sangue freddo Davide Fabbri. Un pezzo di pane, come l'hanno ricordato tutti, di fronte alla bestia nata per uccidere, che non avrebbe mai lasciato il locale a mani vuote. A costo anche di prendersi una vita.