Genova, il papà di Giovanni Battiloro: «No ai funerali di Stato, sono una farsa»

Genova, lo strazio del papà di Giovanni Battiloro: «No ai funerali di Stato, mio figlio è stato ucciso»
Genova, lo strazio del papà di Giovanni Battiloro: «No ai funerali di Stato, mio figlio è stato ucciso»
di Rosa Palomba
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Venerdì 17 Agosto 2018, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 16:45

Napoli-Genova. Anzi, Torre del Greco-Genova: il viaggio più antico. Il percorso del lavoro, del benessere. Per migliaia di marittimi lo scalo ligure è da sempre il porto dell'imbarco, degli attracchi magari prolungati di qualche giorno; quelli che consentono una corsa a casa, un saluto veloce alle famiglie prima di navigare verso un'altra parte del mondo. Torre del Greco-Genova, tragitto amico. Fino al 14 agosto.




E invece adesso, quella vecchia rotta è la strada del dolore; la percorrono i familiari delle quattro giovani vittime del Vesuviano. Roberto Battiloro è il padre di Giovanni, che con Matteo Bertonati, Gerardo Esposito e Antonio Stazione, è rimasto ucciso dalle macerie del ponte Morandi. Trova qualche momento per reagire. È la prova di quanto sia potente la forza della disperazione. «Non disperderò questa sofferenza - dice - Dedicherò il resto della mia vita lottando affinché simili tragedie non accadano più».
 



Con i parenti degli altri ragazzi avete rifiutato i funerali di Stato. Perché?
«Non vogliamo cerimonie-farsa. I nostri figli non sono uno strumento per le passerelle pubbliche. Ce li riportiamo dove abbiamo saputo proteggerli. È tra chi li ha amati che riceveranno l'addio».

Dolore infinito e quanta rabbia?
«È il momento della sofferenza ma non siamo ciechi. Non sono in condizione di fare polemiche politiche ma che si tratti del governo attuale o di quelli precedenti, l'incuria e il disinteresse verso i cittadini sono evidenti. Adesso ci lascino piangere in privato».

Ci saranno denunce?
«Il nostro avvocato le ha già presentate».
 
E alla fine, il via libera per i funerali privati di domani pomeriggio in basilica (oggi per chi legge).

«Con il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, abbiamo incontrato il primo cittadino di Genova Marco Bucci, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e altri rappresentanti del governo. Sono stati tutti molto gentili, pur di celebrare la cerimonia pubblica con tutte le vittime ci hanno anche offerto ospitalità in albergo per dieci giorni».

Lei quando è arrivato a Genova?
«Siamo partiti da Torre nella tarda serata di martedì. I ragazzi non rispondevano più al telefono e sapevamo che al momento del disastro erano nei pressi del ponte».

Alle 11 l'ultimo contatto?
«Mio figlio Giovanni mi ha inviato un video, lui girava sempre qualcosa. Nelle immagini si vedono loro quattro in macchina salutano, ridono».

Erano felici, la vacanza era appena cominciata.
«E avevano già comunicato il cambio di programma».

Cioè?
«Erano partiti per la Calabria. Erano già a Pontecagnano quando sono stati invitati a Nizza. Hanno invertito la direzione e hanno cominciato il viaggio verso Genova».

Quando sono stati inseriti nella lista dei dispersi la loro auto non era stata ancora trovata. Sembrava fosse una speranza.
«Era incastrata in un pilone».

È riuscito a dare l'ultimo saluto a suo figlio?
«Sì. All'ospedale San Martino di Genova sono stati molto gentili. Ad alcuni di noi hanno dato il permesso di vedere i ragazzi».

E agli altri?
«Lasciamo stare»

Chi le sta facendo compagnia?
«Gli altri miei figli. Mia moglie sta male, è rimasta a casa, come la madre di un altro ragazzo. Io stesso il 14 sera sono stato in ospedale, volevano ricoverarmi ma sono partito per la Liguria».

Suo figlio Giovanni era un videomaker già piuttosto affermato.
«Il mondo della comunicazione era la sua passione. Seguiva il Calcio Napoli, era stato in ritiro con la squadra, amava raccontare con le immagini. Erano bravi ragazzi, bravissimi».

Il futuro sarà pesante.
«Adesso parlo, discuto, mi stanno telefonando da tutti i giornali, tutto il vertice Rai, tantissimi amici».

E lei che da decenni lavora nel mondo dell'informazione, risponde.
«Nessuno più deve morire in questo modo».

Sembra ormai evidente che questa tragedia si potesse evitare.
«Non possiamo e non dobbiamo più pagare prezzi disumani.
Quando a Genova faranno i funerali di Stato, ci saranno quattro targhe su quattro bare vuote. Questo lutto immane non sarà disperso in un mare di belle parole».

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