C'è poi la storia di Antonio, il bimbo di tre anni figlio della compagna dell'uomo arrestato, che nel 2013 aveva subìto la stessa fine di Fortuna, e di altri tre minori, sempre della stessa famiglia, tra cui la migliore amica della bimba, che qualche mese fa sono stati allontanati dal Tribunale dei Minorenni di Napoli, in quanto si è scoperto che anche loro avevano subito abusi. Proprio il contesto ambientale ha complicato le indagini, tra depistaggi veri e propri e dichiarazioni inventate ad arte. Il primo episodio inquietante è la sparizione della scarpina di Fortuna, di cui si sarebbe resa responsabile, è emerso dalle indagini, l'inquilina dell'ottavo piano, la stessa che subito dopo il fatto negò di aver visto Caputo andare sul pianerottolo con la piccola. «Lo avrebbe fatto per tutelare il figlio che era ai domiciliari» ha spiegato il procuratore Aggiunto Domenico Airoma; la donna è stata incastrata da un'intercettazione. Nel palazzo gli inquirenti hanno sentito più volte gli inquilini, che si sono contraddetti dando versioni poco credibili, così come i bambini sentiti, che sarebbero stati «ammaestrati».
«Dicevano il falso non tanto perchè minacciati, ma proprio per quell'innata diffidenza verso le forze dell'ordine» ha aggiunto Airoma.
La svolta c'è stata solo dopo che i tre figli della compagna dell'arrestato sono stati allontanati da Parco Verde e presi in custodia dai servizi sociali; hanno infatti iniziato a parlare confermando gli abusi. «In questa storia così tragica, l'unica soddisfazione è la relazione degli assistenti sociali secondo cui ora i tre minori sembrano 'più allegri e disponibili al giocò» conclude Airoma. Chi ha dichiarato il falso è probabile venga denunciato. Dalle indagini non sono emersi collegamenti con la morte del piccolo Antonio, per la quale indaga la Procura di Napoli.