Durante la sua deposizione in aula Stasi ha raccontato di essersi accorto della pagina “incriminata” nel dicembre 2011. Ha spiegato che gli iscritti al gruppo avevano postato non solo «che io avevo il codice dell'allarme della casa dei Poggi» e altre frasi inerenti al processo per l'omicidio, «ma anche inerenti alla mia vita personale, che facevo festini a sfondo omosessuale e gay».
E poi insulti come «bastardo» e «accuse come corruzione di periti e giudici e di vendita di organi umani». Inoltre c'erano frasi di minacce come «Stasi sei finito, la pagherai, non basteranno i proiettili a fermare la parola divina». L'ex bocconiano ha raccontato di essere stato pedinato e fotografato dalla donna imputata mentre era nella sua auto in un parcheggio a Milano. «Se si leggono le centinaia di messaggi pubblicati si comprende l'ossessione di questa persona nei miei confronti». Stasi al processo, che riprenderà il prossimo 14 febbraio, ha affermato che la vicenda ha avuto un «impatto emotivo» su di lui e sulle persone che gli sono vicine.