Covid, tamponi solo ai sintomatici: il piano divide Regioni e tecnici

Covid, tamponi solo ai sintomatici: il piano divide Regioni e tecnici
Covid, tamponi solo ai sintomatici: il piano divide Regioni e tecnici
di Mauro Evangelisti
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Domenica 25 Ottobre 2020, 22:45 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 11:16

Il sistema è allo stremo. Quando si dice «sono stati eseguiti 170mila tamponi», si racconta dello sforzo per moltiplicare i test, ma restano fuori dalla fotografia tutti gli effetti collaterali: le code ai drive in, con attese anche di 10 ore in macchina dei cittadini prima di sottoporsi al test; il personale distrutto dalla stanchezza; i laboratori sotto stress; decine di casi di persone che hanno la febbre a 38, la tosse, hanno avuto contatto con un positivo, ma che devono aspettare anche 4-5 giorni prima di riuscire a fare il tampone. 

Come se ne esce? L’altro giorno, nel corso della trattativa con il governo, dai presidenti della Regione è arrivata una proposta che è sostenuta anche da una parte degli scienziati (ad esempio il professor Giorgio Palù): l’epidemia ha raggiunto numeri tali che non ha senso inseguire tutti gli asintomatici, eseguiamo i tamponi solo ai sintomatici e ai contatti più stretti.

Al ministero della Salute sono perplessi: il tracciamento deve continuare, pur con mille difficoltà, semmai bisogna limitare una quota di test inappropriati. Oggi i medici di base firmano la richiesta degli esami con molta facilità, mentre l’apertura delle scuole ha mandato in tilt il sistema, perché ogni volta che si trova un ragazzo positivo poi tutti i compagni, per riprendere le lezioni, devono dimostrare di essere negativi. Il sistema non regge e una soluzione alternativa è quella del tampone rapido, sempre più diffuso. Solo nel Lazio sono già stati eseguiti 250mila test di questo tipo, che però non compaiono nei dati ufficiali sui tamponi fatti. Il Ministero della Salute, tra l’altro, una volta che ci sarà il via libera degli esperti, darà un nuovo valore a questo tipo di indagine (l’antigenico). 

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Oggi, se risulti positivo con questo strumento che restituisce l’esito in 30 minuti, devi comunque poi fare il tampone molecolare e passano almeno 48 ore per il responso. La diagnosi presto si farà semplicemente con il rapido: se la quantità di antigene trovata sarà elevata, non servirà il successivo passaggio al molecolare. Tra gli scienziati, in molti non credono nella scelta di limitare i tamponi solo a chi ha i sintomi. Il professor Luca Richeldi, membro del Comitato tecnico scientifico, l’altro giorno ha spiegato: «Sarebbe un passo in indietro, torneremmo alle lacune della prima fase quando si faceva il test solo ai sintomatici». L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, oggi assessore alle Politiche sanitarie della Regione Puglia, va addirittura oltre: «Se proprio dobbiamo scegliere, dovremmo fare i molecolari agli asintomatici. Voglio dire: in questa emergenza, chiunque abbia i sintomi del Covid andrebbe seguito e curato, dando per appurato che ha quella malattia. Allo stesso modo non dobbiamo rinunciare a tracciare tutti i contatti, anche se asintomatici, con il tampone. In altri termini: dobbiamo sempre allargare il cerchio, seguire i contatti, altrimenti l’epidemia sfugge». 

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Su questo tema, ieri, il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che guida la conferenza delle Regioni, ha scritto una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza, precisando meglio la proposta dei governatori «laddove risulti impossibile il completo contact tracing»: «Bisognerà isolare i componenti del nucleo famigliare, presso il quale si è registrato il caso positivo. Se dovessero risultare sintomatici, si dovrà eseguire il tampone rapido antigenico o quello molecolare, mentre nel caso permanessero asintomatici, il tampone rapido o quello molecolare si eseguirà allo scadere del decimo giorno di isolamento». Per concludere: «Ai contatti stretti asintomatici, una volta provveduto alla loro identificazione ed al loro isolamento, non sarà necessariamente effettuato il tampone, tranne in casi particolari che saranno valutati dai servizi di sanità pubblica. È chiaro che in caso di comparsa dei sintomi, andrà loro invece tempestivamente eseguito il tampone molecolare». Resta un dato preoccupante: con 21 mila casi positivi, il sistema di tracciamento è saltato. E sempre di più bisognerà ricorrere a nuove tipologie di test veloci, come quello salivare che presto sarà utilizzabile.

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