Zona rossa, quali regioni cambiano colore il 7 gennaio? Tre in bilico (e l'Abruzzo torna giallo)

Zona rossa, quali regioni cambiano colore il 7 gennaio? Tre in bilico (e l'Abruzzo torna giallo)
Zona rossa, quali regioni cambiano colore il 7 gennaio? Tre in bilico (e l'Abruzzo torna giallo)
di Stefania Piras
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Sabato 2 Gennaio 2021, 19:20 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 00:30

Le regioni cambieranno colore dopo il 7 gennaio? Il comitato tecnico scientifico, e il governo, si preparano a rimettere mano alla tavolozza Italia. E quindi ci sono regioni che da zona gialla torneranno in zona arancione o in zona rossa (lockdown). Il governo sta anche decidendo come eventualmente cambiare i parametri del monitoraggio e quindi di assegnazione dei colori. Tra i temi in discussione ce n'è uno avanzato dalle regioni ormai che risale a metà novembre ed è il conteggio dei tamponi rapidi nel computo totale dei test. La mappa delle regioni colorate pre natalizia, in pratica, da novità che era sta diventando una realtà strutturale.

Dai dati che abbiamo a disposizione (l'ultimo rapporto Iss su tutti che fotografa la situazione dal 21 al 27 dicembre 2020), sappiamo che il tasso di positività è alto: 17,6%, e ci sono regioni che rischiano di andare incontro a restrizioni. 

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Sappiamo inoltre che superare l'indice Rt oltre quota 1 è considerato un fattore di allerta. L'incidenza dell'epidemia rimane molto alto: 300 casi per 100mila abitanti; gli esperti sanitari fissano il punto di normalità quando il servizio sanitario torna capace di individuare e tracciare in modo sistematico tutti i nuovi contagi.

Questo si traduce nel momento in cui si hanno 50 casi per 100.000 in sette giorni che permetterebbe, appunto, «il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti». Così, ad oggi, non è. Perciò si consiglia, nel rapporto Iss, la necessità di mantenere nel tempo la linea di rigore delle misure di mitigazione adottate nel periodo delle festività natalizie. 

I contagi nelle regioni italiane ----> Scarica il Pdf

Scorrendo l'ultimo rapporto Iss, e prendendo in considerazione due parametri come la valutazione dell'impatto e l'allerta relativa alla resilienza dei servizi (quanto gli ospedali riescono ad assorbire la domanda di assistenza), le regioni che hanno spie rosse sono sicuramente: Veneto, Liguria e Calabria perché hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel valore inferiore. La Lombardia e la Puglia lo superano nel valore medio, e altre tre lo sfiorano (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche). 

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Spostando il focus sui servizi sanitari territoriali (è cruciale per capire se una regione verrà colorata di rosso o di arancione il tasso di occupazione nelle terapie intensive e in area medica) e sulla capacità di fare test, inoltre, emergono altre regioni che mostrano un affanno tangibile. Un esempio? L'Abruzzo ha una percentuale di tamponi positivi in aumento del 20% (ma da notizie filtrate in serata da ambienti di governo emerge l'intenzione dell'esecutivo di promuovere la regione in zona gialla dall'attuale arancione), il Lazio pure ha una valutazione d'impatto classificata "alta" e la previsione a breve di un rapporto tamponi/positivi sopra soglia 20%, la Lombardia oltre il 25%.

Sulla soglia di occupazione dei posti letto (30% per le terapie intensive e 40% delle aree mediche) è stato introdotto un nuovo parametro: il dato stimato a un mese in base all’Rt di ospedalizzazione sulla probabilità di raggiungere le soglie previste negli indicatori sul tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva ed area medica qualora si mantengano le condizioni osservate nella settimana di monitoraggio corrente. 

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Giovedì Rezza ha confermato la necessità di comportamenti prudenti poiché l'indice Rt è in ulteriore aumento da tre settimane: «Questa settimana in Italia cresce l'Rt che si fissa intorno a 0,93, il che vuol dire che c'è un leggero aumento della trasmissione dell'infezione. Però per quanto riguarda l'andamento dei casi di Covid-19 abbiamo un lieve decremento anche se l'incidenza rimane al di sopra dei 300 casi per 100mila abitanti. La buona notizia è che scende di poco al di sotto della soglia critica l'occupazione delle terapie intensive e in area medica. Data la situazione conviene mantenere comportamenti prudenti».

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