Zingaretti avverte Conte: c'è bisogno di una scossa oppure non si va avanti

Zingaretti avverte Conte: c'è bisogno di una scossa oppure non si va avanti
Zingaretti avverte Conte: c'è bisogno di una scossa oppure non si va avanti
di Marco Conti
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Venerdì 11 Dicembre 2020, 10:07

«Se ci sono dei problemi vanno messi sul tavolo con spirito costruttivo e risolti». Dopo giorni di silenzio Nicola Zingaretti è costretto ad intervenire più volte per spiegare quale ruolo giocano i dem nella crisi che si è aperta tra Italia Viva e Giuseppe Conte. Il risultato della nota sui social e dell'intervista al Tg1 non fa dormire sonni tranquilli all'inquilino di Palazzo Chigi, ma al tempo stesso mostra come i dem non vogliano premere l'acceleratore della crisi su cui spinge Matteo Renzi.

Renzi: «Se cade il governo si cerchi una nuova maggioranza. Mi accusano di cercare la rottura ma lavoro per salvare il Paese»

La disputa

D'altra parte nel denunciare la palude che da mesi avvolge l'azione di governo, Zingaretti non è arrivato dopo Renzi.

Del mancato rispetto del patto di governo da parte di Conte e del M5S - secondo il quale al via libera al taglio dei parlamentari doveva seguire una nuova legge elettorale e un pacchetto di riforme costituzionali - il segretario del Pd si lamenta da mesi accusando anche il premier di non svolgere il ruolo dovuto ai tavoli del programma. Il Next Generation Ue, con i suoi 209 miliardi e il blitz notturno del premier, è anche per i dem la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha spinto il Nazareno a compiacersi persino delle bordate renziane contro palazzo Chigi accusato di voler gestire in proprio i miliardi del Recovery. «Fraintendimenti» li ha definiti il premier nella chiacchierata notturna anche con questo giornale seguita al voto in Parlamento sul Mes. Una correzione di tiro attraverso la quale per la prima volta Conte si dà disponibile a quella verifica di maggioranza sinora esclusa perché, come il rimpasto «sa di vecchia politica». Ma poiché Zingaretti ritiene che «la collegialità non è una perdita di tempo e davvero tutti ci devono investire» si avverte - al Nazareno, come al Quirinale - la necessità di aprire un tavolo di confronto. «Sarà Conte a decidere se per ripartire basta il Consiglio dei ministri o serve una riunione dei leader», spiegano i dem mentre il Cdm sul Recovery sembra slittare alla prossima settimana. Renzi ha già fatto capire di non credere che basti un Consiglio dei ministri per appianare i tantissimi nodi, ma intanto si gode la vittoria perché si riprende a discutere del Recovery fund partendo da un testo molto più light del precedente e più aperto al contributo dei ministri, del Parlamento, delle forze sociali e dell'opposizione confermato dalla telefonata del premier con Salvini alla quale seguirà un incontro. Solo al termine di tutto ciò si arriverà al decreto. Sbarrata la strada alla governance immaginata da Conte, ridimensionato il peso dei commissari e riconsegnata a Consiglio dei ministri e Parlamento l'ultima parola, ora la rissa è destinata ad accendersi sull'allocazione degli oltre duecento miliardi. E la disputa che si aprirà su quante risorse da destinare alla Sanità si porta con sé quella sul Mes e i suoi 37 miliardi già pronti. Ma dove l'accordo trovato ieri a Bruxelles, i tempi stringono e l'Italia è uno dei pochi paesi che non ha ancora presentato il piano di spesa del Next Generation Ue.

Resta ora da vedere se il presidente del Consiglio continuerà nella tattica dilatoria dello smussare e sopire o deciderà di affrontare le questioni. Per il segretario del Pd non c'è tempo da perdere. Nessuno tra i dem pensa al golpe ma «Conte deve cambiare passo» perché serve una scossa per ripartire. Convincere il premier che l'avvio di una verifica di maggioranza non significa aprire la strada per la crisi di governo non è però facile. Anche per la lenta ma costante dissoluzione del Movimento. Una decomposizione lenta ma costante, con continue fughe di parlamentari - solo ieri altri quattro - e senza leadership da un anno dopo le dimissioni di Luigi Di Maio che ora prova a frenare l'emorragia. Ma se Pd e Iv, stanchi dei contorcimenti grillini, non intendono attendere oltre, per Conte il Movimento resta l'unica ancora sulla quale ha fatto affidamento anche per sbloccare la vicenda Mes. Il problema per Zingaretti e Renzi è che anche per il M5S il premier resta la carta migliore da giocare in caso di elezioni.
 

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