Zingaretti a Calenda: «Ripensaci, abbiamo bisogno di te»

Zingaretti a Calenda: «Ripensaci, abbiamo bisogno di te»
Zingaretti a Calenda: «Ripensaci, abbiamo bisogno di te»
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Mercoledì 28 Agosto 2019, 18:34

Questa la lettera di Zingaretti, segretario del Partito democratico, a Calenda che si è dimesso dalla direzione del Pd per protesta contro l'accordo di governo con il Movimento 5 Stelle. Caro Carlo, ho letto con attenzione, rispetto e personale dispiacere la lettera in cui annunci la decisione di lasciare il Pd. Le preoccupazioni alla base di questa scelta sofferta che ci hai comunicato sono, credimi, le stesse che mi hanno accompagnato in queste difficilissime ore. Voglio quindi condividere alcune considerazioni, nella speranza di aprire con te una seria riflessione su rischi e opportunità di questo decisivo snodo politico. 
Ho sempre apprezzato come un fatto nuovo e positivo il tuo protagonismo non convenzionale. La franchezza, l’immediatezza e il bagaglio di idee che hai portato nel Pd hanno rappresentato uno shock d’innovazione che ci ha aiutato molto a cambiare pagina, ridefinire priorità e recuperare una centralità nel Paese. 
Come sai, abbiamo sempre discusso molto, in alcune fasi anche animatamente. Ma nel confronto ha sempre prevalso la lealtà, che ti riconosco anche oggi, e sopratutto l’obiettivo prioritario comune di dare all’Italia una nuova speranza, con la bussola ferma verso l’Europa e con l’ambizione di far emergere il potenziale di innovazione e sviluppo che possiede il nostro straordinario Paese.
Non ci credeva nessuno ma - lo hai ricordato anche tu - siamo riusciti a mettere in campo per le elezioni europee di maggio una lista unitaria con le nostre proposte e con tante diverse sensibilità e personalità. L’ottimo risultato che abbiamo raccolto alle elezioni del 26 maggio, con il contributo fondamentale tuo personale e di Siamo Europei, ha prodotto una scossa decisiva non solo nel campo del centro-sinistra, ma a mio giudizio nell’intero scacchiere politico italiano. Abbiamo dimostrato che c’è una forza plurale, riformista ed europeista ben radicata nel Paese, alternativa alla deriva sovranista e populista.
Io sono convinto che l’accelerazione del declino del governo gialloverde sia iniziata proprio da lì, dall’onda d’urto del nostro successo comune, che ha contribuito in maniera determinante a far emergere le contraddizioni e l’insostenibilità del governo Lega-M5S. 
L’atto di protervia di Salvini, con la sua inaccettabile richiesta di “pieni poteri”, ha aperto una fase politica nuova, certificando quello che noi indicavamo al Paese da tempo: la fine di un esperimento fallimentare.
In questa fase, il Pd è tornato ad essere un attore politico fondamentale. Questo è un nostro successo. E se pensiamo da dove siamo partiti, quando tanti scommettevano sulla nostra scomparsa, è un fatto straordinario, che si deve in primo luogo alla capacita di coesione. 
In questi giorni difficili, ripeto, ho avuto mille dubbi sulla via da seguire. Il mio impegno è stato quello di ascoltare tutti e rimanere uniti. Con lo stesso spirito che mi ha guidato nella sfida delle europee: essere utili alla nostra comunità e all’Italia, ricostruendo un processo unitario, forti di un’identità, della nostra storia di valori, di programmi, contenuti. Un patrimonio da far valere anche nel processo di costruzione di un’alleanza, come ho ricordato oggi nella mia relazione.
Non ho dimenticato gli insulti, l’aggressività immotivata e soprattutto i guasti che il Governo uscente ha provocato al Paese. E non ho certo paura del voto degli italiani bensì di quello che una campagna elettorale barbara e senza freni provocherebbe al Paese. 
Non ho cambiato idea su quello di cui ora l’Italia ha più che mai bisogno, ma ho chiaro in testa anche quello di cui non ha bisogno: andare in Europa senza una Finanziaria, rimanere sotto scacco della destra peggiore di sempre, lasciare in vigore leggi che rappresentano un vero e proprio insulto alla civiltà. 
Io credo che non si possa scappare dalle responsabilità. Siamo tornati protagonisti. Ora dobbiamo avere il coraggio di metterci in gioco da subito. Scommettere su politiche espansive che partano dall’equità sociale e dalla creazione di un’occupazione di qualità. Investire su una crescita fondata sulla sostenibilità ambientale e su un nuovo modello di sviluppo. Andare in Europa per cambiarla e non per boicottarla.  E, consentimelo, tornare umani. 
Nelle condizioni date ma con le idee chiare e la schiena dritta siamo quindi andati a trattare per la costruzione non di un nuovo contratto bensì di una proposta che porti ad un Governo di sintesi; con un’idea e con un programma unici. Abbiamo chiesto discontinuità radicale, prima nei contenuti e poi, conseguentemente, nelle persone che questo cambio di passo dovranno attuare. 
Se questo Governo nascerà, non sarà dunque il frutto di un rimpasto o di una semplice staffetta ma sarà un cambio di paradigma basato sulle proposte di cui tante volte abbiamo parlato anche insieme. Ecco perché non sarebbe affatto una sconfitta e, tanto meno, un’umiliazione, ma una sfida che avevamo e abbiamo il dovere di accettare.
In questa sfida il Pd ha bisogno anche delle voci critiche, soprattutto se provenienti da personalità autorevoli e competenti come te. Ho e abbiamo bisogno di te, perché solo uniti potremo cambiare il destino di un Paese che, fino a pochi giorni fa, sembrava trascinato per inerzia verso un declino economico, civile e democratico senza precedenti.
Proviamoci. Io ci sono. Il Partito Democratico c’è. Spero davvero che vorrai ripensarci.

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