Verifica governo, rimpasto “light” per Conte: lo stallo preoccupa il Quirinale

Verifica governo, rimpasto “light” per Conte: lo stallo preoccupa il Quirinale
Verifica governo, rimpasto “light” per Conte: lo stallo preoccupa il Quirinale
di Emilio Pucci
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Sabato 19 Dicembre 2020, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 11:27

Il brindisi di Natale di Renzi con i suoi senatori è stato quasi una dichiarazione di guerra: «Tenetevi pronti, gennaio sarà un mese significativo. Vediamo se arrivano le risposte giuste...». L’ex premier tiene alta la tensione, «Italia viva non deve restare a tutti i costi - premette - noi siamo leali ma se le cose che proponiamo non vanno bene allora ce ne andiamo». Il timing per il chiarimento è fissato per l’Epifania, ma da qui a fine anno c’è da approvare una manovra, con i tempi sempre più stretti e i numeri sempre più risicati. Ecco il motivo per cui il Colle è preoccupato per lo stallo e le fibrillazioni, con il rischio di ricadute proprio sulla legge di bilancio.

Preoccupato anche il Pd che segue Renzi nel merito ma non nel metodo, perché – questa la tesi – i suoi strappi hanno allontanato ancora di più il patto di legislatura. Ed è preoccupato anche il Movimento 5 stelle che teme per le sue battaglie, dal superbonus al no al Mes, e i grillini hanno fatto recapitare al premier il messaggio di non piegarsi a ricatti e diktat. Il premier Conte faticherà non poco ad uscirne.

Con Renzi, nell’incontro di due giorni fa a palazzo Chigi, ha parlato cinque minuti vis a vis. «Avresti potuto risolvere questa situazione prima. Senza una svolta noi non ci stiamo», l’ultimatum del senatore di Rignano.

Ecco, la svolta. Il primo passaggio potrebbe avvenire nel Cdm del 28 dicembre o all’inizio dell’anno. Con la bozza del Recovery sul tavolo del governo. Zingaretti preme: «E’ l’occasione di un nuovo patto italiano. Non possiamo fallire, basta egoismi, miopie ed astuzie». Il presidente del Consiglio, premettendo che «una struttura serve» è disposto ad aprire a una cabina di regia politica allargata agli altri ministri, depotenziando tecnici e manager (niente deroghe) e passando per il Parlamento in ogni passaggio dei progetti. Utilizzando magari proprio il Recovery plan per ampliare la cabina di comando.

E rivisitando l’assetto dell’esecutivo. Un sottosegretario al Mef e un viceministro al Mise ad Iv e un esponente del Pd (Orlando) come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio al fianco di Fraccaro. Ma l’imperativo è non cedere la delega sui Servizi (anche se i renziani e i dem puntano perlomeno ad un tecnico che sia equidistante dall’inquilino di Palazzo Chigi). Insomma un mini-rimpasto, anche perché per cambiare completamente la squadra occorrerebbe passare per una nuova fiducia del Parlamento. «Con piccoli ritocchi e vecchie logiche noi blocchiamo il Recovery», spiega una fonte renziana.

E’ dunque ancora muro contro muro, anche se il presidente del Consiglio è disponibile al confronto e vedrà i leader della maggioranza in un nuovo vertice. Italia viva punta di fatto ad un nuovo governo. Potrebbe essere guidato ancora da Conte ma – questo l’input – dovrà essere più politico. Finora però il premier ha sempre frenato sull’ipotesi di nominare dei vicepremier, con i leader del fronte rosso-giallo dentro (Orlando e non Zingaretti per il Pd, Rosato o Boschi e non Renzi per Iv e Di Maio per M5s). Il Conte ter è una strada suggerita anche dal dem Orlando, ma «insidiosa perché una crisi, nel momento in cui si apre, non si sa come finisce». «Noi non abbiamo paura del voto. Non siamo attaccati alle poltrone», osserva il capo politico M5s Crimi.

In una situazione di caos ancora risuonano gli appelli del Colle ad evitare una crisi al buio. Il presidente della Repubblica Mattarella non interviene, ma è da tempo che invita a sedare gli animi. E mentre Zingaretti chiede l’apertura di una nuova fase il presidente di Iv, Rosato, dopo l’incontro di quaranta minuti a palazzo Chigi con Conte («E’ durato il tempo di una lezione di università», sintetizza la ministra della Famiglia, Bonetti) è netto: «Non manteniamo in vita questo governo se non fa nulla». Concetti ribaditi anche al premier che tenterà la strada della sintesi. O della sfida ad Iv in Parlamento per vedere chi gli toglie la fiducia.
 

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