«La campagna vaccinale parte, si stanno risolvendo le criticità». E’ questo il messaggio fatto filtrare ieri sera da Mario Draghi dopo un vertice con il commissario straordinario Francesco Figliuolo, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e al termine di un incontro con la ministra agli Affari regionali Mariastella Gelmini. Per andare in soccorso delle Regioni in ritardo, Draghi ha deciso di utilizzare unità operative dell’Esercito e della Protezione civile. In più Figliuolo ha comunicato che entro oggi «verranno distribuite circa un milione di dosi del vaccino Pfizer, interessando 214 strutture sanitarie, a seguito dell’approvvigionamento avvenuto nella giornata» di ieri.
A metà mattina il premier, che punta tutto sui vaccini per far ripartire il Paese e persegue la «coesione nazionale tra Stato e Regioni» per l’attuazione della campagna anti-Covid, ha analizzato la situazione con Figliuolo e con Curcio. La mission: garantire coordinamento, ridurre i ritardi, immunizzare prima possibile anziani, disabili e chi li assiste. Durante il vertice è stato valutato il «danno» prodotto dalle mancate consegne di AstraZeneca e qui il commissario straordinario ha dato a Draghi la buona notizia della distribuzione del milione di dosi di Pfizer «entro le prossime 24 ore».
«Il vaccino Pfizer», fa sapere Figliuolo, «viene somministrato prioritariamente alla persone anziane e a quelle più vulnerabili.
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Draghi, durante il vertice, ha anche analizzato i dati regionali. Finora le Regioni hanno somministrato l’82,4% delle fiale ricevute, ma quelle a guida leghista (o simil-leghista) come Lombardia, Liguria, Sardegna, Calabria, Friuli sono ben sotto la media, soprattutto per quanto riguarda gli ultra ottantenni. Così è stato deciso di utilizzare unità operative dell’Esercito e della Protezione civile per aiutare le Regioni in ritardo e tutelare anziani e fragili. Come è stato deciso di mandare in soccorso Poste, dove le strutture informatiche regionali si sono rivelate insufficienti. Lombardia in primis.
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Un approccio condiviso dalla Gelmini nel pomeriggio. La ministra degli Affari regionali ha difeso i governatori, sostenendo che l’82,4% di fiale utilizzate su media nazionale non è da considerarsi un risultato disastroso. Anzi. E ha perorato la causa di Lombardia, Liguria etc. facendo notare che, come rivela Gimbe, le somministrazioni di prime dosi agli over ottanta viaggia in queste Regioni tra il 27 e il 29%, un dato non troppo distante dalle aree del Paese dove il numero delle vaccinazioni è stato maggiore. Soprattutto la Gelmini, che apprezza «il lavoro svolto dalle Regioni in una situazione difficilissima», ha posto l’accento sulla logica di collaborazione, concertazione e di aiuto ai governatori rispettandone la loro autonomia.
«SOLO SU RICHIESTA»
Dunque, nessun commissariamento. Le unità operative dell’Esercito e della Protezione civile interverranno solo su richiesta delle singole Regioni. Per dirla con palazzo Chigi: «E’ stato fatto un punto preliminare sulle soluzioni che concorreranno a rafforzare la collaborazione e il coordinamento con le Regioni, impegnate a dare tempestiva attuazione al nuovo piano vaccinale».
Draghi non ha infatti intenzione di alimentare lo scontro con i governatori. L’obiettivo del premier - che darà battaglia giovedì in Consiglio europeo per chiedere uno sprint a livello Ue sul fronte degli approvvigionamenti (ieri un colloquio con lo spagnolo Sanchez) - è accelerare la campagna vaccinale in modo raggiungere gli obiettivi di 500 mila dosi al giorno nella seconda metà di aprile e dell’80% di italiani vaccinati entro settembre. Senza però alimentare ansia e aspettative eccessive.