Vaccino obbligatorio, per il governo è il piano B: verso le chiusure ai No vax

Allo studio da dicembre il Green pass solo agli immunizzati in zone arancioni e rosse. Il tampone garantirebbe l’accesso al lavoro. Si valuta l’obbligo vaccinale per agenti e prof

Vaccino obbligatorio, per il governo è il piano B: verso le chiusure ai No vax
​Vaccino obbligatorio, per il governo è il piano B: verso le chiusure ai No vax
di Alberto Gentili
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Sabato 20 Novembre 2021, 01:31 - Ultimo aggiornamento: 11:51

Mario Draghi, in settembre, disse di essere d’accordo sull’obbligo vaccinale. Ma dopo, d’intesa con il ministro della Salute Roberto Speranza, preferì imboccare la strada del Green pass nel mondo del lavoro e in tutti i luoghi aperti al pubblico per spingere le vaccinazioni e alzare un muro anti-contagi. Adesso che torna d’attualità l’obbligatorietà dei vaccini, il presidente del Consiglio prima di pronunciarsi, «sta riflettendo, vuole studiare bene i dati e l’evolversi della quarta ondata della pandemia», dice chi ha parlato con Draghi nelle ultime ore, «e anche se non si può escludere l’obbligo, questa è un’ipotesi estrema. E’ preferibile trovare un modo ulteriore per spingere i No vax a vaccinarsi...». 

Obbligo vaccinale in Italia: politica è divisa

Nella maggioranza di governo si è immediatamente saldato un fronte favorevole all’obbligatorietà vaccinale. Sono per il sì Speranza, il Pd, Forza Italia, Iv. Lega e 5Stelle contrari.

Ma non tutti. Ad esempio il sottosegretario alla Salute, il grillino Andrea Costa, propone l’obbligo “selettivo”: «Siamo stati il primo Paese in Europa a introdurre l’obbligatorietà vaccinale per i sanitari. E non escludo che si possa valutare se è opportuno introdurla per altre categorie che hanno un contatto costante con il pubblico, come le forze dell’ordine, coloro che operano nella grande distribuzione, etc». E dunque anche per insegnanti e dipendenti pubblici. Un’ipotesi che ha subito ottenuto il plauso del dem Francesco Boccia, della forzista Annamaria Bernini, del renziano Ettore Rosato e del capo di Confindustria Carlo Bonomi. Ma anche il “no” di Matteo Salvini e del presidente della conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. «In questa situazione il premier», dice un ministro che segue il dossier, «sta valutando la praticabilità e l’opportunità politica e sociale dell’obbligo, perché poi il decreto dovrebbe passare in Parlamento...».

 

L’OBBLIGO INDOTTO

In realtà, pur “studiando” l’obbligatorietà vaccinale, di fronte all’impennata dei contagi e alle drammatiche notizie che arrivano da Oltreconfine con mezza Europa in lockdown, il governo sta esplorando piuttosto l’ipotesi - suggerita dai governatori e sostenuta dai ministri Mariastella Gelmini, Renato Brunetta, Dario Franceschini, Elena Bonetti e, a sorpresa, dal grillino Stefano Patuanelli (Luigi Di Maio è contrario) - di adottare il sistema tedesco del 2G (geimpft e genesen). Un meccanismo che prevede una differenziazione tra il Green pass per chi è vaccinato o guarito dal Covid, rispetto al lasciapassare verde ottenuto con i tamponi.
Il 2G dovrebbe scattare nelle Regioni e nelle aree del Paese che dovessero diventare arancioni e rosse. E si tradurrebbe così: il super Green pass 2G eviterebbe la chiusura dei luoghi aperti al pubblico - come bar e ristoranti, cinema e teatri, stadi e sale da concerto, parchi tematici e impianti da sci, centri commerciali e sale giochi, palestre e piscine, mercatini di Natale e fiere - permettendovi però l’accesso, appunto, solo e soltanto a chi è vaccinato o guarito. Per i No vax, invece, il Green pass ottenuto con i tamponi consentirebbe di andare esclusivamente al lavoro e di accedere ai servizi essenziali come negozi di alimentari e farmacie. «Dopo aver lavorato per tenere aperto il Paese», spiega la ministra Gelmini, «nel caso fossimo costretti a introdurre delle limitazioni, non possiamo penalizzare l’85 per cento degli italiani che si è vaccinato e chiudere le attività economiche a causa di un 15% di cittadini che non intende immunizzarsi». Insomma, «la proposta delle Regioni è di buonsenso». Il governo ne discuterà lunedì pomeriggio con i governatori regionali, dopo di che ci sarà una cabina di regia di maggioranza per prendere una decisione.

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LA DURATA DEI TAMPONI

Sul tavolo c’è anche un’altra ipotesi che potrebbe sommarsi o sostituire il super Green pass 2G. Ed è quella di concedere il lasciapassare verde con un giro di vite sui tamponi: quello rapido antigenico potrebbe essere escluso o la sua validità essere ridotta da 48 a 24 ore. E il tampone molecolare, attualmente valido per 72 ore, potrebbe valere per sole 48 ore. Il primo perché dà un 30% di falsi negativi. Il secondo in quanto, come dicono numerosi virologi, tre giorni di validità con un’ondata del virus così aggressiva, sono un rischio.

LE TERZE DOSI

Su questo fronte molte cose sono già decise. La settimana prossima il governo varerà un decreto che, oltre a ridurre a 9 mesi la durata del Green pass - renderà obbligatoria la terza dose per tutto il personale medico degli ospedali e per gli ospiti e gli addetti delle residenze per anziani (Rsa). Inoltre Speranza ha anticipato a lunedì la possibilità di fare la terza dose per chi ha tra 40 e 59 anni, in modo da creare una barriera anti-contagi in vista del Natale. Secondo numerosi studi, infatti, dopo sei mesi il vaccino perde gran parte della sua protezione.

I VACCINI PER I BIMBI

Per fronteggiare la quarta ondata e i contagi che continuano a svilupparsi nelle scuole elementari costringendo molti istituti scolastici alla quarantena, se non addirittura alla chiusura, Speranza è determinato a dare il via libera ai vaccini per la fascia d’età tra 5 e 11 anni. Ciò avverrà appena l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, il 28 o il 29 novembre darà il suo parere favorevole.

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