Vaccini in Lombardia, ferme 400 mila dosi: ma saltano 9 appuntamenti su 10

Vaccini in Lombardia, ferme 400 mila dosi: ma saltano 9 appuntamenti su 10
Vaccini in Lombardia, ferme 400 mila dosi: ma saltano 9 appuntamenti su 10
di Diodato Pirone
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Domenica 21 Marzo 2021, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 12:41

«Le Regioni vanno in ordine sparso e questo non va bene». Sono pesanti come macigni le parole scandite l'altra sera in conferenza stampa dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Al premier non sfuggono di certo le enormi anomalie che stanno emergendo nella gestione regionale della campagna vaccinale. Infatti, l'inciampo della sospensione per quattro giorni della somministrazione del farmaco AstraZeneca non basta da sola a spiegare come mai a venerdì sera nei frigoriferi di Asl e Ospedali di tutt'Italia fossero conservate oltre 2 milioni di dosi.
Ma non è il numero complessivo delle fiale inutilizzate che spaventa quanto da difformità fra le Regioni, fra quelle efficienti e quelle inefficienti. Fra quelle che rispettano le direttive nazionali (prima i sanitari, gli anziani e i docenti, poi tutti gli altri) e quelle che fanno di testa loro.

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PRIME & ULTIME
L'esempio più clamoroso di caos è arrivato ieri dalla Lombardia. Mentre nel resto d'Italia i centri vaccinali stanno recuperando i prenotati che nei giorni scorsi hanno saltato il loro turno per ricevere una dose di AstraZeneca, in Lombardia - in particolare a Como, Cremona e in Brianza - ieri si è rischiato di dover buttare i vaccini perché è stato richiamato solo il 10% delle persone in lista. Tanto che la stessa Letizia Moratti, vice presidente della Regione e assessore al Welfare, accusa Aria Lombardia.

Cos'è successo? La piattaforma regionale Aria, che organizza le prenotazioni, non ha fatto partire alcune migliaia di messaggi.

Risultato? Il personale degli ospedali si è dovuto attaccare ai telefoni per convocare in fretta e furia poliziotti, anziani e personale sanitario da vaccinare al posto di chi non era stato convocato. Per fortuna la notizia dell'improvvisa disponibilità di vaccini si è diffusa sui social soprattutto fra i parenti degli over-80 in attesa da mesi che si sono presentati in massa presso gli ospedali ricevendo una insperata vaccinazione.

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La piattaforma Aria della Lombardia non è nuova a scivoloni del genere. Tanto che la Regione è ormai stabilmente fra le ultime in Italia come velocità di somministrazione. A venerdì sera nei frigo delle Asl lombarde giacevano la bellezza di 400.000 dosi e la Regione era la quart'ultima in Italia (dopo Sardegna, Calabria e Liguria), nella classifica delle somministrazioni avendo usato solo il 74% delle dosi consegnate. La Puglia, per parlare di una Regione grande svetta in alto a quota 84,2% mentre la Sardegna marcia al rallentatore col suo incredibile 66,3% di dosi utilizzate. Una su tre sta nel frigo e migliaia di sardi restano non protetti. Non finisce qui. La Lombardia è indietro a nella vaccinazione dei nonni ma soprattutto i quella dei docenti: la Campania (che ha il 60% degli abitanti della Lombardia) ne ha protetto finora 88.303, la Lombardia appena 55.573.

 


E' persino imbarazzante osservare alcune difformità fra le Regioni su una materia, come la Salute, che la Costituzione garantirebbe a tutti in egual misura. Il governo ha deciso che i nonni , dovevano essere vaccinati prioritariamente ma il Lazio ne ha protetti 263.443 pari al 55% di tutti i residenti nel Lazio che hanno più di 80 anni, mentre il Molise ne ha vaccinato solo 4.305, pari al 16%,5% dei suoi anziani.

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Anche sulle vaccinazioni delle forze dell'ordine - anch'esse considerate categoria prioritaria sulla base del piano nazionale delle vaccinazioni votato dal Parlamento - ogni Regione ha fatto come le pareva.. E se il Lazio ha già protetto 31.800 fra poliziotti e militari il Piemonte è ancora fermo a quota zero. C'è poi il capitolo più delicato: davvero i vaccini sono andati a chi ne aveva diritto? Sotto la generica voce di personale non sanitario il Lazio ha registrato il 9,3% delle sue somministrazioni mentre il Molise è al 37,4%. Un record nazionale.

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