Stato emergenza, stop dal 31 marzo. Smart working e Green pass: ecco le nuove misure

Il via dal primo aprile. Accordi individuali per il lavoro da casa. In Dad solo i positivi. Niente Carta verde per i tavoli all’aperto

Draghi: «Stop allo stato d'emergenza dal 31 marzo». Via i colori delle Regioni e scuole sempre aperte
Draghi: «Stop allo stato d'emergenza dal 31 marzo». Via i colori delle Regioni e scuole sempre aperte
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 17:42 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 09:10

È finalmente arrivato il tanto atteso addio allo stato d’emergenza. Il 31 marzo infatti, come annunciato ieri dal premier Mario Draghi non verrà prorogato e, quindi, decadranno in un colpo solo molti dei punti fissi che hanno permesso al Paese di non fermarsi in questi due anni: il Cts, il Commissario straordinario per l’emergenza, le regole semplificate per lo smart working o i poteri speciali per l’esecutivo. Si tornerà sostanzialmente alla normalità pre-pandemica, riconducendo quindi tutte le attività (campagna vaccinale compresa) alla catena di comando che le avrebbe gestite senza l’emergenza sanitaria. Vale a dire che saranno le Regioni, assieme a medici di base ed ospedali, ad organizzare le vaccinazioni. Non solo. Il premier, durante un incontro con gli imprenditori a Firenze, ha anche annunciato l’addio alle quarantene a seguito di un contatto positivo a scuola (e alle mascherine Ffp2 in classe) e, soprattutto, alle zone a colori. Giallo, arancione e rosso non saranno più un problema. Tra poco più di un mese l’intera Penisola tornerà - per restarci stavolta - in zona bianca. Dicendo quindi addio, in qualsiasi situazione, all’obbligo di indossare la mascherina se ci si trova all’aperto. Andrà peraltro ripensato anche un altro dei capisaldi della pandemia: lo smart working. Con la cessazione dello status viene infatti meno anche l’accesso semplificato al lavoro agile. Vale a dire che ogni azienda (o sindacato, nel caso dei contratti collettivi) dovrà trattare con i propri dipendenti le modalità in cui viene fornita la prestazione lavorativa. Unica eccezione i dipendenti pubblici: per loro hanno già definito un protocollo d’intesa. A partire dal 31 marzo, inoltre, come ha spiegato Draghi, inzierà anche il graduale abbandono del Green pass. O quantomeno della versione “rafforzata” ottenibile solo attraverso vaccino o guarigione:«Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato - ha detto il premier - a partire dalle attività all’aperto, tra cui fiere, sport, feste e spettacoli».

1. Scuola: basta isolamento dopo un contatto

A partire dal 31 marzo verranno spazzate via tutte le (tante) regole sull’isolamento degli studenti. In quarantena finiranno infatti solo coloro che risulteranno positivi ad un tampone anti-Covid. I contatti stretti invece, non saranno di fatto più considerati pericolosi. Una vera e propria rivoluzione che spazza via le articolate semplificazioni tentate fino ad oggi (il 7 febbraio scorso l’ultima). 
Non solo, come annunciato dal premier Mario Draghi, con la fine dello stato d’emergenza, cesserà anche l’obbligo di indossare in classe le mascherine Ffp2.

 

2. Zone a colori: fasce di rischio cancellate

In base a quanto annunciato ieri, cesseranno di esistere anche le misure relative ai “colori” delle Regioni in base all’indice di diffusione del Covid-19, ossia non ci saranno più territori in zona gialla, arancione o rosse. Per cui addio ai meccanismi automatici legati alle ospedalizzazioni (o, in precedenza agli indici Rt). Di fatto, quindi, l’intera Penisola passerà in zona bianca. Tant’è che anche le mascherine all’aperto non saranno più obbligatorie in nessun caso. Un addio importante che rappresenta una sorta di giro di boa e arriva a quasi un anno e mezzo dalla loro introduzione.

3. Lavoro agile: addio accesso semplificato

Lo fine dello stato di emergenza avrà un impatto rilevante sul mondo del lavoro. Da aprile i lavoratori dovranno negoziare per legge degli accordi individuali sullo smart working, strumento che interesserà tra i 5 e gli 8 milioni di persone. Lo stato d’emergenza consente infatti, sia ai dipendenti pubblici sia a quelli privati, di ricorrere al lavoro da remoto derogando ad accordi sindacali o individuali con l’azienda. Tornare alla situazione ordinaria significa quindi la fine dello smart working «semplificato». Anche per questo molte aziende stanno optando per la stipula di accordi con i sindacati.

4. Commissario: finisce l'attività di Figliuolo

Con la fine dello stato emergenziale, anche la campagna vaccinale dovrà cambiare il proprio volto. La gestione infatti passerà di mano, dal Governo alle singole Regioni. È quindi probabile che gran parte degli hub vengano smontati come già annunciato l’estate scorsa, per ricondurre la campagna nelle mani di medici di famiglia, pediatri e strutture ospedaliere. Un passaggio che segna quindi la fine delle attività del Commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, anche in termini di approvvigionamenti di materiale sanitario o coordinamento logistico.

5. Qr code: il certificato resta ma solo al chiuso

«Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli», così ieri il presidente del Consiglio ha annunciato anche una delle misure più attese dagli italiani: l’addio al Green pass. Solo in parte però. Come ampiamente spiegato già nelle scorse settimane infatti, il percorso di abbandono della certificazione verde sarà graduale e ragionato. Cioè, per ora, per accedere tutte le attività al chiuso (negozi, palestre, ristoranti ecc), sarà ancora necessario avere con sé il pass “base” o “rafforzato”. 

6. Gli esperti: sciolto il comitato tecnico-scientifico

Con la fine dello Stato di emergenza il 31 marzo, finirà anche il lavoro del Comitato tecnico scientifico (Cts) che è stato il vero motore che ha guidato tutte le scelte del governo in materia di contrasto al Covid-19 fin dall’inverno del 2020. E dunque è stato alla base, con le sue analisi scientifiche, di tutte le misure restrittive (e non) che hanno accompagnato i due anni di pandemia. 
Il presidente dell’Istituto superiore della Sanità, Silvio Brusaferro, che è il portavoce del Cts e il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, che ne è il coordinatore, potrebbero restare come consulenti del governo.

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