Due super bonus per far ripartire la Pa, la Pubblica amministrazione. Uno per gli statali più “performanti”, l’altro per gli innovatori che proporranno soluzioni in grado di efficientare i servizi resi a cittadini e imprese. Così il neo ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta vuole rendere più produttiva la Pubblica amministrazione e segnare un cambio di passo. In realtà i due premi esistevano già e come ribadito dal ministro nelle sue linee programmatiche e rientrano tra i sistemi premianti previsti dal decreto legge 150 del 2009 e mai attuati: la riforma Brunetta aveva introdotto il bonus annuale delle eccellenze e il premio per l’innovazione, poi rimasti al palo per la mancata definizione negoziale dei compensi.
I due bonus dovranno essere di pari importo, ma sarà il nuovo contratto del pubblico impiego a stabilire a quanto ammonteranno precisamente.
IL MECCANISMO
Chi otterrà il bonus annuale per le eccellenze non potrà accedere tuttavia ad altre tipologie di premi legati ai risultati raggiunti. Invece il premio per l’innovazione, dedicato agli statali che contribuiscono ai processi di revisione organizzativa e miglioramento della qualità dei servizi, sia in termini economici che attraverso l’accesso a percorsi formativi altamente qualificati, verrà istituito in ogni amministrazione. L’impatto delle innovazioni sulle performance delle organizzazioni sarà determinante ai fini del voto. Secondo quanto previsto dal decreto legge 150 del 2009 dovrebbe vedere la luce inoltre un premio nazionale dell’innovazione al quale potranno partecipare i dipendenti premiati dalle singole amministrazioni pubbliche. Come detto, però, i due super bonus annunciati dal ministro della Funzione pubblica non potranno essere riconosciuti e attribuiti al personale finché non vi sarà un intervento regolativo della contrattazione collettiva nazionale di ciascun comparto del lavoro pubblico. Rispetto alla passata gestione, quando a Palazzo Vidoni c’era la Cinquestelle Fabiana Dadone, nella cui strategia non trovavano spazio i premi per la produttività, l’approccio è radicalmente cambiato. Dopo mesi di smart working selvaggio e di scarsi controlli sulle performance, si ragiona sulla messa in pista di nuovi strumenti per migliorare l’organizzazione del lavoro.