Scuola, obbligo da 3 a 18 anni: la proposta di Letta divide partiti e imprese. Carfagna: «Fuori dalla realtà»

Dubbi anche tra i datori di lavoro. Calenda apre sui licei, Salvini contrario

Scuola, obbligo da 3 a 18 anni: la proposta di Letta divide partiti e imprese. Carfagna: «Fuori dalla realtà»
Scuola, obbligo da 3 a 18 anni: la proposta di Letta divide partiti e imprese. Carfagna: «Fuori dalla realtà»
di Lorena Loiacono
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Giovedì 25 Agosto 2022, 06:22

Dai 3 anni fino al diploma, tutti in classe. Una proposta, avanzata dal segretario del Pd Enrico Letta, che sta portando l'attenzione della campagna elettorale sul mondo della scuola, non senza polemiche. A cominciare dai fischi incassati proprio dalla platea del Meeting di Comunione e liberazione a Rimini, dove è stata esposta. Il tema dell'obbligo scolastico accende gli animi, da sempre, e in piena campagna elettorale non poteva passare inosservato. Si va infatti a toccare l'intera organizzazione scolastica dalla scelta delle famiglie ai servizi minimi necessari.

Oggi gli studenti hanno dieci anni di obbligo scolastico, dai 6 ai 16 anni di vita.

Quindi le famiglie possono scegliere di non mandare i bambini all'asilo nido o nelle scuole comunali dell'infanzia, per fargli iniziare il percorso direttamente con la prima elementare. E gli studenti poi, dopo dieci anni, possono decidere di interrompere il percorso prima di arrivare al diploma. In questo caso si tratta di abbandoni e si entra nel tema della dispersione scolastica.

GLI ELET
Un problema non da poco: gli Elet, Early Leavers from Education and Training, sono i giovani che hanno lasciato la scuola prima di raggiungere il diploma, fermandosi quindi alla licenza media che resta l'unico titolo di studio nelle loro mani. Secondo i dati Eurostat, nel 2021 in Italia gli Elet rappresentavano 12,7% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni. Un dato importante, soprattutto se confrontato con la media europea ferma al 9,7%: l'Italia si posiziona quindi tra gli ultimi posti della classifica, senza considerare che il fenomeno si accentua nelle regioni del Sud con percentuali anche maggiori.

Il problema quindi va sicuramente affrontato. Per recuperare i ragazzi che lasciano la scuola prematuramente, vanno attivate misure a sostegno per evitare che si perdano lungo il percorso. Ma non solo, pensato così l'obbligo scolastico va a coinvolgere non solo gli alunni che abbandonano prima ma anche quelli che scelgono i corsi di formazione triennali, al di fuori dalla scuola superiore, per far sì che uno studente possa andare subito a lavorare ed è una scelta specifica. Su cui quindi sarà difficile intervenire, perché si tratta di abolire un percorso breve pensato appositamente per chi vuole entrare subito nel mondo del lavoro. Motivo per cui anche una parte del mondo delle imprese ha sollevato dubbi sull'idea, temendo di vedersi sfilare una parte della manodopera più giovane.

Il dibattito quindi si è già acceso. Così come si è aperta la discussione sugli asili per i bambini dai 3 ai 6 anni: in Italia non tutti i territori possono garantire un posto nella scuola materna pubblica a tutti i bambini. Tanto che molte famiglie si rivolgono al privato, anche per poter contare sul tempo pieno che ancora, soprattutto al Sud, fa sentire la sua mancanza. Ma se dovesse essere inserito l'obbligo, la scuola dell'infanzia non potrebbe certo gravare sulle famiglie con rette di alcun tipo. Il segretario Letta nella sua proposta ha sottolineato la necessità che la scuola d'infanzia sia gratuita. Quindi il servizio deve essere implementato, da Nord a Sud. Ed è su questo punto che si accende la polemica.

LE PERPLESSITÀ
«L'idea di  Letta dell'asilo obbligatorio non solo è in perfetto stile sovietico ma anche fuori dalla realtà - ha commentato la ministra per il Sud, Mara Carfagna, candidata con Azione - lo sa Letta che l'offerta di nidi e asili in molti Comuni del Sud non arriva al 15% dei bambini residenti? Lo sa che al Sud oltre il 60% delle madri non è occupata né può esserlo per mancanza di asili?». Non solo, il problema non è solo economico e organizzativo. Ma anche di principio.

C'è infatti anche chi è contrario all'obbligo scolastico sotto i 6 anni perché vuole che la scelta resti nelle mani delle singole famiglie. «E' pura demagogia - replica Paolo Russo, deputato di Azione - tra i pochissimi Paesi del mondo che obbligano i bambini alla scuola dell'infanzia, a 5 anni, c'è l'Ungheria di Orbán: è davvero quello il modello che propone Enrico Letta? Nei Paesi nordici d'Europa non è previsto e la scuola obbligatoria comincia addirittura a 7 anni».

Sull'obbligo fino ai 18 anni, Carlo Calenda, il leader di Azione, è favorevole e lo ha inserito nel suo programma. Diversa invece la posizione di Salvini che, dal centrodestra, attacca Letta: «Vuole tenere i ragazzi in classe, sui banchi, dai 3 ai 18 anni. Questo fa il paio con quello che ha detto Calenda, cioè che chi non va nei licei è uno studente di serie B. E invece io dico viva i ragazzi che vanno nelle scuole tecniche, negli istituti professionali, all'alberghiero».
 

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