Salvini verso il processo per Open Arms: «Ci porto anche il premier». Il voto in Senato in diretta

Salvini verso il processo per Open Arms: «Ci porto anche il premier». E spera nell'aiuto renziano
Salvini verso il processo per Open Arms: «Ci porto anche il premier». E spera nell'aiuto renziano
di Mario Ajello
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Giovedì 30 Luglio 2020, 06:59 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 16:22

«Ho agito insieme a Conte. E se qualcuno in aula riterrà che sia stato commesso un reato, ne risponderanno in tanti, a cominciare dal premier». Matteo Salvini si prepara alla grande battaglia di oggi in Senato sull'autorizzazione a procedere contro di lui per il caso Open Arms. «Sono state - incalza l'ex ministro, accusato di sequestro plurimo aggravato - scelte prese collegialmente con alcuni interventi presi per iscritto. Se vado a processo, eventualmente il presidente del Consiglio mi accompagnerà un po' a Catania e un po' a Palermo e prenderemo una granita». Ironizza ma si preoccupa Salvini. Oppure, come dicono nella Lega, questa è l'occasione giusta per accusare il governo, per oscurare il caso Fontana e per risalire a cavallo del tema prediletto: migranti e nuovi migranti che arrivano in quantità sempre maggiore.
 

La diretta dal Senato





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Ha presentato al Senato un memoria difensiva il capo del Carroccio. In cui dice che la decisione sul divieto di sbarco di 147 migranti della Open Arms nella scorsa estate «è stata dell'intero governo a difesa dell'interesse pubblico. E io non ho violato nessuna norma penale».
Ancora Salvini: «561 arrivi in un giorno, che portano a 13.094 gli arrivi nel 2020 contro i 3.654 registrati nello stesso periodo di un anno fa. Solo nei primi 29 giorni di luglio abbiamo toccato quota 6.144 immigrati arrivati in Italia, il dato peggiore degli ultimi tre anni. E mentre il governo approva lo stato di emergenza per il Covid ma i clandestini scappano dai centri di accoglienza, c'è chi mi vuole processare per aver chiuso i porti. Difendere l'Italia non è reato: ne sono orgoglioso, lo rifarei e lo rifarò».

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La battaglia a Palazzo Madama si gioca sul filo dei numeri. Fino a un minuto prima del voto continueranno le pressioni, informali e personali, che diversi esponenti del centrodestra stanno facendo presso i renziani perché, in nome del garantismo e in coerenza con l'atteggiamento avuto da Italia Viva in Giunta per le immunità, votino per salvare Salvini.
I NUMERI
«Sarebbe - dice il senatore Francesco Giro, azzurro in ottimi rapporti con il Carroccio e vicinissimo al leader lumbard - un segnale importante. La vicenda è surreale perché si condanna un ex ministro dell'Interno per essersi assunto le proprie responsabilità. Renzi è stato presidente del Consiglio. Con il suo voto il leader di Italia Viva difenderebbe l'istituzione di governo che lui ha rappresentato per diversi anni». Il pressing filo-Salvini è soprattutto verso quei renziani che provengono da Forza Italia: Conzatti e Carbone. L'obiettivo è almeno quello di spaccare Italia Viva. Pallottoliere alla mano, occorrono 160 voti: sulla carta voti di cui non dispone il leader della Lega, che potrà contare sui suoi 63 senatori, su quelli di Fdi (17) e su quelli di Fi (56): in totale 136 no al processo. Per il sì al processo, invece il Pd (35) e il movimento Cinque Stelle (95) e Leu (5). In totale, di partenza, 135 voti. A cui però si dovrebbero aggiungere i 18 dei renziani che in Giunta, lo scorso 26 giugno, non hanno partecipato al voto, riservandosi una ulteriore valutazione tra stamane e oggi pomeriggio. E' stato lo stesso Renzi a ribadire la posizione di Italia Viva: «Su Salvini noi leggiamo le carte e poi decidiamo».

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IL BARATTO
Difficilmente però si smarcheranno dalla maggioranza. Renzi farà un discorso intriso di garantismo, e però è cruciale il numero di presidenze di commissioni parlamentari che andrà a Italia Viva. «Cerchiamo di dargliene quattro e qualcuna pesante - dicono nel Pd - però poi non possono tradirci nel voto contro Salvini». E comunque, visti anche i 33 senatori del Gruppo Misto, non dovrebbero mancare i voti che porterebbero Salvini di fronte al tribunale dei ministri di Palermo.
Lo scorso febbraio, Palazzo Madama ha già detto sì al processo per l'analoga vicenda della nave della Guardia costiera, Gregoretti, con 131 migranti bloccati a bordo, lo scorso luglio, al largo di Augusta. In quel caso, i voti finali furono 152 a favore del processo, 76 contrari. Un via libera che porterà, a ottobre, Salvini in Tribunale a Catania di fronte al gup. Intanto, da Palazzo Chigi sottolineano che Conte su Open Arms non era d'accordo sul blocco e intimò al ministro Salvini di far scendere i migranti.
 

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