Salvini, ritorno triste al Papeete: «Ride bene chi ride ultimo. Renzi? Non gli parlerò mai più»

Salvini, ritorno triste al Papeete: «Ride bene chi ride ultimo. Renzi? Non gli parlerò mai più»
Salvini, ritorno triste al Papeete: «Ride bene chi ride ultimo. Renzi? Non gli parlerò mai più»
di Mario Ajello
5 Minuti di Lettura
Venerdì 31 Luglio 2020, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 07:24

Dal Papeete al Papeete. Ma il Papeete di quest’anno, per Salvini che lì si è andato rifugiare dopo il voto contro di lui in Senato, è tutto diverso da quello di 12 mesi fa. Allora era lanciatissimo con il 40 per cento dei voti nei sondaggi e i “pieni poteri” quasi in mano, se non fosse stato proprio per il suicidio del Papeete in cui Salvini aprì la crisi di governo e ne uscì senza più il governo.

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Mentre ora che sulla spiaggia di Milano Marittima è tornato, Matteo sembra triste, solitario y final anche se cerca di non darlo a vedere. Fa i tuffi e beve cocktail, fa selfie ma non più come prima e ieri è anche andato in bici twittando: «Pedalare e non arrendersi mai, per l’Italia e per gli italiani, senza paura». Ma è evidente a tutti, a Milano Marittima, che l’aura del vincente, il vento in poppa e il tocco magico Salvini non li ha più. Ha uno spleen, una malinconia mascherata da sorriso, un’inquietudine malcelata.
 


Due processi che si stanno per aprire (quello per la nave Gregoretti comincerà  il 3 ottobre), la Meloni che cresce, il caso Fontana più le altre inchieste sulla Lega in Lombardia e via dicendo. «Io qui mi rilasso», dice Salvini tra un bagno e l’altro. E ancora: «La gente mi vuole bene e solo il popolo mi può giudicare». Ma non c’è più al Papeete la musica tecno che lo inebriava e quella versione trance-dance dell’inno di Mameli che sembrava dover accompagnare da una consolle la sua definitiva presa del potere italiano e anche a causa del Covid non ci sono più neppure gli assembramenti intorno al Capitano a torso nudo. Tutto più intimo, tutto più crepuscolare.

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Come i pensieri che affollano la mente di Matteo. Arriverà o non arriverà a Milano Marittima anche Francesca, la sua fidanzata, la giovane Verdini, a fargli un po’ di compagnia? E come spiegare ai figli, tra una biciclettata e un tuffo, che papà va a processo? «Su questo non c’è problema - assicura Matteo - perché ho già detto loro che sono accusato per una cosa giusta e bella che rifarei: la difesa della patria. E possono essere orgogliosi di me».

Altre inquietudini sente il leader lumbard. In queste settimane nel Carroccio ci si è resi conto che la candidata in Toscana per le regionali del 20 settembre, Susanna Ceccardi, è debole, almeno quanto lo era Lucia Borgonzoni in Emilia. E questo spaventa in chiave tutta interna al centrodestra: se Raffaele Fitto in Puglia o Francesco Acquaroli nelle Marche dovessero farcela, e la Ceccardi no, sarebbe un’altra stoccata, forse decisiva, da parte della Meloni.

Quanto al Veneto, lì Luca Zaia sta cercando di dirottare alcuni dei suoi dalla sua lista civica a quella della Lega, per non far sfigurare troppo il partito. In quella regione, infatti, c’è la coda di dirigenti leghisti per entrare nella lista Zaia, data tra il 38 e il 40 per cento, con la Lega ferma al 15. E insomma nella vita di un politico ci sono momenti un po’ così. In cui tutto gira un po’ storto. Ma un po’ di mare fa bene allo spirito e al fisico. E al Papeete con lui c’è il figlio Federico. Ci sono gli amici. C’è il suo sodale, l’eurodeputato leghista Massimo Casanova, patrono del lido romagnolo, che dice: «A Matteo lo hanno mandato a processo gli stessi uomini e donne che condivisero l'azione di governo del ministro dell'Interno. È proprio vero che la politica è sangue e merda: noi ci mettiamo il sangue. Gli altri decidete voi».

Chissà se il riferimento, parlando degli “altri”, è soprattutto a Renzi. Perché Salvini è delusissimo da lui. Aveva sperato nell’aiuto renziano per il voto in Senato. E ora non fa che dire dell’altro Matteo: «È un Alfano minore, che crede di esistere nel Palazzo e non conta niente nel Paese», «ha la credibilità di una pianta grassa», «non si fidano di lui neppure i suoi genitori», «non gli parlerò mai più». 

E comunque: vedendolo sulla spiaggia in queste ore, Salvini sembra leggermente dimagrito. Asciugarsi un po’, anche nello stile, nelle ambizioni politiche, nelle dichiarazioni roboanti, può risultare una cura rigenerante. Ma Matteo è Matteo da sotto l’ombrellone non smentisce se stesso: «Mandarmi a processo è stato un boomerang. Pd, Renzi e M5S hanno fatto un regalo agli scafisti. E gli italiani, tra gli scafisti e me scelgono il sottoscritto. Ride bene chi ride ultimo».

Ps: è capitato questo a Salvini ieri sera, uscito dall’acqua.
Sul bagnasciuga di Milano Marittima viene avvicinato dal vicesindaco dem del comune di Proserpio, Veronica Proserpio, che è in vacanza lì. E che non ha resistito ad avvicinarsi all'ombrello di Salvini. Ma, questa volta, non ci sono stati né complimenti, né selfie sorridenti. A dirlo è la stessa vicesindaco Pd che ha anche condiviso un video su Facebook, e spiega: «Non ce l’ho proprio fatta. Mi avvicino sorridendo al cazzaro verde e gli dico di vergognarsi per le sue esternazioni... Il seguito è nel video!!!». E nelle immagini si vede la Proserpio che, al fianco di Salvini, dice: "Rovini il nome di questa bellissima città". Il leader del Carroccio, però, non si scompone e risponde per le rime: "Fatti un bagno che ti rilassi". "Sono rilassatissima, sono in vacanza da 15 giorni", controbatte ancora la Proserpio.

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