Salvini va da Berlusconi: insieme alle regionali e stop al proporzionale

Salvini va da Berlusconi: insieme alle regionali e stop al proporzionale
di Mario Ajello
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Sabato 14 Settembre 2019, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 12:25


ROMA Dudù scodinzola nel verde e Silvio e Matteo pranzano nella casa milanese del Cavaliere a via Rovani. E mentre i due celebrano questa pace in nome della lotta dura (ammesso che Berlusconi conosca la durezza) contro il governo rosso-giallo, a Roma da PastStation, il ristorante paterno, Francesca Verdini conversa con un'amica. Lontana dal fidanzato ma vicina al genitore, Denis, che passeggia da quelle parti intorno al Pantheon. Come si sa, il rapporto tra Verdini e Berlusconi non s'è mai interrotto e in queste settimane Denis ha fatto arrivare al Presidente osservazioni così: «Silvio, non fare con Salvini lo stesso errore che hai fatto con l'altro Matteo, Renzi, quando lo hai isolato nel 2016 schierandoti contro di lui nel referendum. Salvini non va isolato, va affiancato».

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E il pranzo della ricucitura di ieri - voluto dal leader leghista anche per risarcire il Cavaliere dallo sgarbo di poco tempo fa quando era atteso a Palazzo Grazioli e diede buca facendo restare male il padrone di casa - fa parte della strategia del reciproco affiancamento adottata da Berlusconi e da Salvini. Per quest'ultimo è una vera conversione. In piena euforia da «pieni poteri» maltrattava Silvio, ma ora ne ha bisogno e il Cavaliere s'è tolto la soddisfazione di vedere Matteo arrivare da lui. Senza più quell'aria di sufficienza personale e di autosufficienza politica mostrata da oltre un anno.
 



IL PATTO
Pace fatta? «Insieme alle regionali, a cominciare dall'Umbria e dall'Emilia Romagna, e vinciamo dappertutto», convengono i due. «Tu, o comunque Forza Italia, volete partecipare alla nostra manifestazione a piazza San Giovanni a Roma il 19 ottobre?», chiede Salvini. E il Cavaliere: «Ma certo». L'obiettivo è prendere a spallate il Bisconte. Tutto bene dunque, grazie alla mediatrice Licia Ronzulli? Sì, ma Salvini un po' si fida e un po' no, sa che Silvio è un tipo «concavo e convesso» (e questa è sempre stata la sua forza) e vuole essere rassicurato. «Ma sei sicuro, Presidente, che i tuoi in Parlamento sono affidabili e non cominciano a trescare con la maggioranza o addirittura ad andare da Renzi?». «Non preoccuparti Matteo, il gruppo di Forza Italia è compatto, non c'è affatto quel rompete le righe di cui si favoleggia». Il capo lumbard mostra di credere a queste parole. E il Cavaliere lo rassicura anche sulla propria «religione del maggioritario»: «E' come se lo avessi inventato io, ho sempre vinto con quel sistema. E' una garanzia per tutti noi e per il centrodestra unito, nessun cedimento al proporzionalismo che ci vuole imporre la sinistra». E' ciò che Salvini voleva sentirsi dire, e c'è tanta voglia da parte di entrambi di fidarsi l'uno dell'altro, e il reciproco stato di necessità non può che avvicinarli, ma la politica (oltre che la natura dei due leader) contiene tante di quelle sottigliezze che è ancora presto per dire che la coppia si è ricomposta davvero e che tutto filerà liscio tra i due. Ma le intenzioni parrebbero delle migliori. La strategia comune è quella del «colpo dopo colpo», in ogni elezione regionale, per sfibrare il governo e farlo esplodere nelle sue contraddizioni.

DUDU' NELLA BERLINA
Uniti si vince ovunque («Fronte comune») e «no inciuci» (giura il Cavaliere) è lo spartito del pranzo milanese. E il nuovo centrodestra allargato, di cui Giorgia Meloni è pedina fondamentale, dovrà essere per Silvio, ma Matteo è d'accordo, molto allargato alle esperienze civiche. E però poco dopo la fine del pranzo, e una volta che Berlusconi è tornato ad Arcore viaggiando nella sua auto con Dudù seduto al fianco, il testo della sua lettera all'incontro delle Acli a Bologna, letto da Sestino Giacomoni, dice così: «Forza Italia è il centrodestra pensante, noi siamo i garanti della tradizione liberale e senza di noi il centrodestra sarebbe soltanto una destra-destra estremista e incapace di governare». Parole che non dovrebbero far piacere a Salvini. Ma il commino comune - con Denis che benedice - sembra ricominciato.

 

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