Rousseau, oggi il voto che divide M5S. Di Maio apre ma non si espone

Rousseau, domani il voto che divide M5S. Di Maio apre ma non si espone
Rousseau, domani il voto che divide M5S. Di Maio apre ma non si espone
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Lunedì 2 Settembre 2019, 21:04 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 07:45

Celebrato da Luigi Di Maio, temuto da Palazzo Chigi: il voto sulla piattaforma Rousseau che chiamerà 115.372 iscritti al Movimento a decidere le sorti del governo giallo-rosso aleggia, come un'ombra cupa, sulla trattativa tra Movimento e Pd. Anche perché, mai come in quest'occasione, la consultazione divide eletti e vertici 5 Stelle. Con due linee a fronteggiarsi: quella composta da Giuseppe Conte, Roberto Fico e Beppe Grillo, tessitori della trattativa con i Dem. E quella, più scettico, composto da Di Maio e Alessandro Di Battista.




Un fronte dal quale Di Maio si stacca leggermente: aprendo di fatto, con il suo video serale, all'accordo con il Pd pur senza esporsi con una indicazione di voto netta. Nel corso della giornata, a schierarsi, sono i parlamentari ortodossi (da Giuseppe Brescia a Marta Grande, da Carla Ruocco a Roberta Lombardi), con endorsement pubblici o semi-pubblici. I portatori di voti «virtuali» sono in fermento e c'è chi, a livello locale, richiama alla votazione per il Sì anche gli iscritti che, da tempo, hanno ufficialmente abbandonato le proprie cariche nel Movimento. Ma il vero «influencer» pro-accordo si palesa solo in serata: è Conte stesso che, in un video, si fa portavoce di un vero e proprio appello a favore del Sì.

Già all'ora di pranzo, a Palazzo Chigi, emerge l'idea di un video del premier incaricato. Troppo rischioso affidarsi in maniera neutrale al voto degli iscritti, troppo aperto ad ogni esito il dibattito che, sul blog delle Stelle, si scatena tra filo-Pd e i contrari. Da qui l'idea del video-appello del premier incaricato. Seguito, non casualmente, pochi minuti dopo dal discorso di Di Maio. Il leader del M5S, arriva in diretta facebook dopo una frenetica giornata di contatti e riunioni. E non si escludono, sebbene non ci siano conferme ufficiali, contatti anche con il punto di riferimento del fronte del Si, Fico. Alla fine Di Maio si dice pronto a rinunciare al vicepremierato e tenta così di ricompattare il M5S direzionandolo verso il nuovo accordo. Al dibattito si accompagna il «giallo» della scheda virtuale del voto. In un primo momento, sulle opzioni da cliccare, compare prima il «no» e poi il «Si», al contrario di quanto accaduto nel voto per il governo giallo-verde.

Poi, dopo qualche ora, l'ordine viene invertito. Ma il quesito, quello sì, resta molto più netto rispetto alla domanda sul contratto per il governo del cambiamento: qui il partito alleato è citato. Ed è il Pd: fumo negli occhi per tanti attivisti. Casaleggio osserva da Milano l'avvicinarsi della votazione, prevista dalle 9 alle 18. L'uomo della piattaforma Rousseau non può certo essere considerato un filo-Dem e difatti non si è mai esposto a favore di un accordo. Ma, da un altro punto di vista, incarna l'anima governista del Movimento.

Gli altri «influencer» restano in silenzio. A partire da Alessandro Di Battista, considerato l'uomo del «no» all'accordo. In un faccia a faccia poco dopo pranzo, in una casa del centro, c'è forse il vertice decisivo tra Di Maio e il «Dibba». I due, di fatto, «firmano» un patto di non belligeranza in uno dei momenti cruciali della storia del Movimento. Di Maio vorrebbe andare oltre, coinvolgendolo nella squadra di governo, direzione Affari Europei ed evitando così di trovare il suo «gemello diverso» pronto a bombardare, dall'esterno, l'esecutivo giallo-rosso. Ma Di Battista non apre ufficialmente: né sul voto su Rousseau né sul suo futuro.

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